giovedì 13 novembre 2025

13 novembre - Stellantis Melfi - operai licenziati dell'indotto non tornano a casa e fanno un presidio permanente - infosolidale

  Indotto Stellantis, Fdm: “Noi, licenziati senza pietà nel silenzio generale” Tra poco più di due mesi tutti a casa i 53 lavoratori dell’area industriale di Melfi. Lettere di licenziamento recapitate le scorse settimane. Istituzioni non pervenute. E infine ieri il titolare ha anche disertato l’incontro in fabbrica.

da operaicontro

La crisi dell’auto coinvolge gli stabilimenti centrali e l’indotto e, primi a saltare sono proprio gli stabilimenti dell’indotto. A Melfi, gli operai con le solite perdite di tempo dietro ai sindacalisti, tra “tavoli di lavoro” e incontri con “le controparti e istituzioni”, come risultato hanno avuto solo il licenziamento degli operai interinali, le dimissioni incentivate di molti altri e, come contentino, la cassa integrazione per il tempo massimo di un anno.
Finalmente, partendo dalla Pmc, gli operai rimasti hanno capito che solo prendendo in mano direttamente la gestione delle iniziative potevano aprire la possibilità di conservare lavoro e salario. Superando le divisioni interne, create ad arte dal sistema di fabbrica, tra iscritti a sindacati diversi, quelli che non hanno l’età per il pensionamento ravvicinato e quindi sono fuori dal discorso delle dimissioni incentivate, hanno capito che tra Naspi e incentivi miserabili, presto sarebbero diventati disoccupati senza reddito.

È su questi presupposti che è nata l’esigenza di reagire. Con la parola d’ordine “noi non ci faremo liquidare in silenzio”, gli operai Pmc hanno organizzato un presidio permanente fuori allo stabilimento e hanno cominciato a organizzare iniziative per non perdere lavoro e salario.
Hanno individuato subito Stellantis come controparte e hanno cominciato a fare pressione.


“Il problema lo ha creato Stallantis e Stellantis lo deve risolvere”. D’altra parte le poche lavorazioni rimaste nell’indotto sono state trasferite nello stabilimento centrale, ma non gli operai che le facevano. Gli operai Pmc, per primi, hanno allora richiesto che gli operai Pmc rimasti devono essere assorbiti dallo stabilimento centrale. E per diversi di loro rappresenterebbe un ritorno alle origini, visto che erano precedentemente operai Fiat che sono stati esternalizzati in passato per esigenze “tecnico produttive” ufficialmente. Sull’esempio degli operai Pmc, sono partiti con il presidio dello stabilimento anche gli operai della Tiberina che hanno intravisto nelle manovre aziendali la stessa pratica e conseguentemente gli stessi esiti negativi che si sono avuti alla Pmc, e, prima della chiusura dello stabilimento, hanno agito d’anticipo. Le iniziative operaie hanno smosso le acque. I giornalisti hanno cominciato a interessarsi maggiormente della crisi dell’indotto di Melfi. I politici hanno cominciato a muoversi organizzando incontri, andando dagli operai ai presidi e affermando che le Istituzioni devono avere un ruolo centrale per risolvere il problema. Tutte cose già viste in decine di occasioni di crisi aziendali. Per ora gli operai seguono la loro strada. Hanno cominciato a superare le divisioni tra loro e cominciano a muoversi come una collettività. Reputano che l’attenzione che si è creata intorno a loro può essere utile, ma sono consapevoli che non basta. Nei presidi si discute per trovare il modo di fare sempre più pressione su Stellantis, consapevoli che la loro vera “controparte” è lei. Dopo aver fatto guadagnare miliardi al padrone non vogliono andarsene con “una mano davanti è una di dietro”.

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