"Se l'Ilva decidesse di ambientalizzare la fabbrica, non solo dovrebbe
tenere al lavoro tutto il personale che ha, ma assumere anche altro
personale, con una ricaduta di indotto che i custodi hanno valutato
nell'ordine di alcune migliaia di persone" - Dichiarazione del Procuratore
della Repubblica di Taranto, Sebastio, dopo il vertice in Tribunale di ieri.
E' quanto lo slai cobas per il sindacato di classe va dicendo dall'inizio di
questa vicenda, contro l'allarmismo ricattatorio fatto dai capi dell'Ilva,
che per spostare gli operai a sostegno di Riva andavano e vanno dicendo che
se si ferma l'area a caldo per mettere in sicurezza, tutti i 12.500 posti di
lavoro, più l'indotto, sarebbero a rischio.
Invece non solo la tutela della salute per gli operai e per la popolazione
non è contro il lavoro, ma, anzi, può aumentare i posti di lavoro.
Nei giorni scorsi quando si è palesata una minaccia di cassintegrazione, al
momento rientrata, lo slai cobas Ilva ha detto che nessun posto di lavoro
andava toccato, gli operai dell'area a caldo o possono essere spostati in
altri reparti, o impegnati, loro che conoscono bene gli impianti, nei lavori
di messa a norma......
Ma lo stesso discorso deve essere fatto per i lavori di risanamento dei
quartieri, a partire dai Tamburi; questi lavori se vengono fatti e
urgentemente possono essere anche una forte boccata di ossigeno per l'altra
emergenza di Taranto, quella della disoccupazione.
Anche su questo in questi tre anni i Disoccupati Organizzati slai cobas
hanno lottato, costruito una Tenda per il lavoro, e chiesto che "si apra
subito un "Tavolo per la bonifica ambientale" e il risanamento dei
quartieri, a partire da quelli più disastrati di Paolo VI, Tamburi,
Salinella.... all'emergenza ambiente e salute bisogna rispondere facendo del
lavoro la vera risorsa, mettendo al lavoro con un piano straordinario per
tappe almeno 1000 disoccupati, a partire da quelli che in questi quartieri
vi abitano, imponendo alle Ditte una clausola sociale negli appalti perchè
assumano dal bacino dei disoccupati e dei senza lavoro dei quartieri
disastrati. I DO hanno anche scritto e detto negli incontri che "Vi sono
fondi pubblici per questo, ma si devono pretendere finanziamenti dalla
grande industria che rapina e distrugge il nostro territorio, Ilva, Eni,
ecc., perchè risarciscano chi è stato danneggiato dalla logica del profitto
a scapito della salute...".
Ma perchè queste belle (ma normali) parole che ora dice il Procuratore si
trasformino in fatti, bisogna uscire da questa assurda e ridicola ambiguità:
un presidente dell'Ilva, Ferrante che fa nello stesso tempo il controllato e
il controllore; che nei Tavoli e vertici in Tribunale, come quello di ieri,
parla come un "custode" arrivando a dire "Nessuno ha mai pensato alla
facoltà d'uso (degli impianti). Non è un termine che compare ma si parla di
utilizzo a quei fini., cosa che sta avvenendo"; e in fabbrica parla e agisce
come quello che è, un padrone, continuando a fare la produzione come prima,
a immettere nell'area i gas e polveri nocive.
Ma soprattutto, centrale è la lotta degli operai Ilva e della popolazione.
La messa a norma e il risanamento ambientale non si faranno realmente, e non
basteranno certo Procuratore, giudici o custodi a imporle, se in fabbrica
gli operai - affermando nei fatti con l'organizzazione sindacale di classe
un'autonomia da sindacati aziendalisti e dall'ambientalismo ambiguo che
contrasta proprio il ruolo degli operai - non la impongono con la lotta,
sono gli operai che, tra l'altro hanno da dire e dare indicazioni effettive,
e possono esercitare un controllo continuo sugli interventi da fare.
Così nei quartieri gli abitanti, costruendo comitati popolare, devono con la
loro mobilitazione indicare interventi concreti e pretendere risultati
visibili.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Cobas Ilva e Disoccupati Organizzati
2.9.12
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