Data: 25 maggio 2013 14:32:14 GMT+02:00A: <redditolavoro@lists.ecn.org>- Ilva - si dimettono gli amministratori delegati - la crisi si
approfondisce - serve analisi e linea di classe per fronteggiarla !
piena conferma dell'analisi e proposte di proletari comunisti e slai cobas
per il sindacato di classe !
info slaicobasta@gmail.com tele. 347-5301704
Il cda dell'Ilva si è dimesso. La decisione dopo circa tre ore di riunione
convocata nella sede di Milano di viale Certosa dopo il maxi sequestro da
8,1 miliardi disposto ieri dalla procura di Taranto. Intorno alle 13.15 è
uscita dalla sede una vettura con a bordo gli avvocati De Luca e Lombardi
che hanno confermato la fine della riunione.
"È gente intelligente e capace che cerca di mantenere la serenità anche in
questi momenti difficili", ha dichiarato De Luca che ha rimandato a un
comunicato le decisioni assunte dal board.
Poco prima delle 13 si è allontanata anche la vettura con a bordo il medico
che era stato chiamato in mattinata e che non ha voluto rilasciare alcuna
dichiarazione.
Ecco il testo del comunicato stampa diffuso dopo la riunione: "Il Consiglio
di amministrazione di ILVA ha esaminato oggi il provvedimento del GIP di
Taranto del 22 maggio corrente e ha dato mandato ai propri legali di
impugnarlo nelle sedi competenti
L'ordinanza dell'Autorità giudiziaria colpisce i beni di pertinenza di RIVA
FIRE e in via residuale gli immobili di ILVA che non siano strettamente
indispensabili all'esercizio dell'attività produttiva nello stabilimento di
negativi per ILVA, i cui beni sono tutti strettamente indispensabili
all'attività industriale e per questo tutelati dalla legge n.231 del 2012,
dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale". "
Vista la gravità della situazione - prosegue la nota - e incidendo il
provvedimento di sequestro anche sulla partecipazione di controllo di Ilva
detenuta da Riva Fire, i Consiglieri, Bruno Ferrante, Enrico Bondi e
Giuseppe De Iure hanno presentato le dimissioni dalle rispettive cariche con
effetto dalla data dell'Assemblea dei Soci, che il Consiglio ha convocato
per il giorno 5 giugno ore 9, ponendo all'ordine del giorno la nomina del
nuovo Consiglio di Amministrazione".
Pubblicato da tarantocontro a 14:12 Nessun commento:
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ILVA: la posizione e le proposte dello slai cobas ilva
A fronte degli ultimi provvedimenti della Magistratura che mettono
obiettivamente fuori gioco la famiglia Riva da potere legittimamente
continuare a gestire lo Stabilimento Ilva;
a fronte dell'esistenza del punto 6 dell'art. 3 del decreto n. 207/12 - da
noi considerato comunque un decreto volto alla salvezza di Riva e tuttora
inadeguato a mettere a norma lo stabilimento - e che recita: "Il Garante...
(segnala) al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro
dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare e al Ministro della salute eventuali
criticita' riscontrate nell'attuazione della predetta autorizzazione e
proponendo le idonee misure, ivi compresa
l'eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria anche
in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione",
lo Slai cobas Ilva ritiene che questo punto possa essere immediatamente
attuato.
Ma chiediamo al governo e allo Stato:
- Come e con chi assumete la gestione diretta del piano Aia e del
conseguente piano industriale?
- Quali fondi, in entità e durata, siete disposti a mettere per il
raggiungimento dell'obiettivo di messa a norma e salvaguardia dello
stabilimento?
- Siete disposti a garantire da subito la tutela del salario e di tutti i
posti di lavoro dell'Ilva e dell'indotto?
Lo Slai cobas Ilva non ne fa un problema di "forma della proprietà" quanto
di effettiva tutela del lavoro e del reddito dei lavoratori, di reale messa
a norma dello stabilimento, di piano di bonifica e di risarcimento dei
cittadini a partire dai quartieri più colpiti.
Tenendo conto che a nostro giudizio va assolutamente scongiurata la
soluzione "Bagnoli" e che senza effettivi investimenti di riconversione
industriale non sarà possibile evitare desertificazione, disoccupazione di
massa, continuità del degrado territoriale, sanitario e ambientale della
città.
Data la situazione dei padroni dell'azienda, anche il suo management attuale
non può essere considerato un interlocutore riconosciuto.
Data la messa sotto inchiesta di parte consistente del sistema politico
degli Enti locali, che perseguito fino in fondo; dato che i sindacati
confederali sono corresponsabili del passato e del punto a cui si è
arrivati,
lo Slai cobas pretende:
- un azzeramento dell'attuale Tavolo istituzionale;
- l'immediato decadimento delle attuali rappresentanze aziendali, sia Rsu
che Rls;
- l'affermazione netta e chiara che solo le assemblee dei lavoratori hanno
potere decisionale e che la rappresentanza sindacale deve essere espressa
dalle assemblee e deve avere un rigido vincolo di mandato nel rispettare
interessi e volontà dei lavoratori.
Lo Slai cobas, di conseguenza, è perchè si arrivi per il sostegno della
salute e del lavoro allo sciopero generale della fabbrica, estendibile a
tutta la città, fino al raggiungimento degli obiettivi.
TA. 25.5.2013
SLAI COBAS per il sindacato di classe ILVA
slaicobasta@gmail.com - 3475301704
Rappresentanti Ilva:
Andrea Bianco 3397144555 - Piero Fricelli 3921497896 - Lorenzo Semeraro
3282182791
Pubblicato da tarantocontro a 12:06 Nessun commento:
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Nè delega alla magistratura, nè andare dietro agli ipocriti/complici
dirigenti di Fim, Fiom, Uilm, nè farsi usare dall'aziendalismo. Gli operai
devono lottare autonomamente e autorganizzati contro Riva, il governo, lo
Stato dei padroni, perchè solo con questa lotta si deve difendere lavoro e
salute. Ma occorre anche di più.
Da tempo lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva aveva posto la
necessità del sequestro-requisizione dei fondi di Riva per avviare una vera
messa a norma dello stabilimento che salvaguardi salute, sicurezza e lavoro;
questo era diventato ancora più urgente a fronte delle ultime operazioni per
scorporare l'Ilva dal resto del gruppo Riva e quindi per mettere al riparo
le "casse" della famiglia Riva.
Questo provvedimento della Procura è quindi un atto dovuto, a cui deve però
seguire un altro provvedimento che destini immediatamente questi miliardi al
risanamento dell'Ilva e alla tutela dei posti di lavoro e del salario di
tutti gli operai dell'Ilva e dell'indotto, facendo degli stessi operai i
protagonisti del risanamento, con la cessazione dei contratti di solidarietà
e il rientro di tutti in fabbrica ad orario pieno.
Su questo gli operai non devono e non possono delegare. Solo la loro lotta
dura, prolungata, in unità con quella che deve riprendere della popolazione
di Taranto, può farli tornare nel senso giusto sulla scena locale e
nazionale e pesare realmente sui passi successivi.
Non possiamo fidarci di ciò che dice il Proc. Sebastio sul fatto che questo
sequestro non toccherà il siderurgico di Taranto e non ha effetti sulla
continuità della produzione. Non perchè Sebastio sia falso, ma perchè nel
sistema capitalista - e anche le stesse operazioni truffe dei Riva lo stanno
ampiamente dimostrando - non sono così separabili le varie società di un
gruppo, nè l'attività industriale dall'attività finanziaria dei padroni;
anzi nella fase attuale di colpi di coda del sistema capitalista, che ha
fatto già il suo tempo storico ma resiste con ferocia, e di crisi del
capitalismo, sono più che mai le operazioni finanziarie che dirigono e
condizionano l'attività produttiva.
Ma su questo è inutile farsi prendere dall'allarmismo, dalla paura - questo
fa solo il gioco dei capi e sindacati aziendalisti - o fare furia francese e
ritirata spagnola. Occorre capire e non andare dietro ai sindacati
confederali o a chi spara di più.
Sicuramente non possiamo fidarci delle fesserie che stanno dicendo i vari
Stefanelli, Talò, Panarelli. Questi prima di tutto sono sporchi ipocriti che
dovrebbero, insieme ai segretari che li hanno preceduti, stare anche loro
sul banco degli imputati: per complicità nella politica di Riva in tutti
questi anni, per "associazione a delinquere con Riva", come complici ora
attivi, ora silenti, dei disastri ambientali, dell'attacco alla salute degli
operai, degli infortuni e morti in fabbrica, dei profitti nascosti mentre
accettavano cassintegrazione, fino all'ultimo contratto di solidarietà.
Ora fanno gli ipocriti, i "sorpresi", quando non potevano non sapere (e se
qualcuno veramente non sapeva vuol dire che non può chiamarsi neanche
sindacato).
E lo stupido Donato Stefanelli arriva - proprio ora che vengono scoperti i
miliardi nascosti di Riva! - addirittura a chiedere che il governo, lo Stato
devono fare un prestito ai Riva..." (!); e a dire che il contratto di
solidarietà è "la garanzia per i lavoratori, una stampella per uno, due anni
(come dire: poi si chiude...), l'unica luce in questo buio tunnel
occupazionale..." - Ma Stefanelli ci fa o è veramente...?
Mentre Talò non sa dire altro che "rimane solo di affidarci al governo"
(come affidarci a Gesù Cristo), quel governo che ha fatto il decreto
"salva-Riva" e che ora sta permettendo all'azienda anche di disattendere
bellamente la stessa legge Aia.
L'unica garanzia sta nella lotta di classe degli operai, nel fatto che essa
diventi, per tutte le controparti, un'emergenza sociale reale e un problema
di "ordine pubblico", a cui non si può non rispondere. Occorre una lotta
prolungata ma determinata, che vada a fondo per strappare dei reali
risultati sul fronte della salute e del lavoro.
Ma occorre anche che questa lotta si trasformi in lotta politica contro
l'intero sistema dei padroni, per cambiare realmente questo sistema sociale
in cui ti negano sia il lavoro che la salute, in cui al massimo puoi
strappare dei piccoli risultati che possono poi sempre toglierti, perchè
solo il potere in mano agli operai che producono tutta la ricchezza sociale
e non hanno niente, può realmente porre fine allo sfruttamento e al profitto
dei padroni sulla pelle degli operai e delle masse popolari.
Pubblicato da tarantocontro a 10:44 Nessun commento:
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Martedì sera 28 sarà a disposizione il testo completo del provvedimento
Todisco - ore 18 c/o Slai cobas via Rintone, 22 - in occasione della
presentazione analisi "Impero Riva".
da Sole 24 Ore - di Domenico Palmiotti
Enrico Riva
Un sequestro preventivo per 8 miliardi e 100 milioni di euro sui beni della
Riva Fire spa, che controlla l'Ilva spa e quindi il siderurgico di Taranto,
e 16 indagati per reati ambientali, tra cui Emilio Riva, i figli Nicola e
Fabio, gli ex direttori dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso e
Adolfo Buffo, l'attuale presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante... e quindi il
gip ha disposto i sigilli su beni per questa cifra affidandone la custodia
ad un amministratore: Mario Tagarelli, ex presidente dell'Ordine
commercialisti di Taranto...
La produzione non si tocca
Il sequestro scattato oggi va a incidere sui beni della Riva Fire, società
capogruppo dei Riva, e non sul siderurgico di Taranto che prosegue quindi la
sua attività e mantiene i suoi 11mila posti di lavoro diretti. Sul punto il
procuratore Sebastio è stato netto ed esplicito: "La produzione non si
tocca"... "Se ci saranno sequestri nei confronti dell'Ilva spa - ha
precisato il procuratore - saranno fatti solo in una misura marginale e
residuale e solo qualora attraverso i beni di Riva Fire non si arrivasse
alla capienza degli 8 miliardi e 100 milioni. Ma in ogni caso questi
eventuali sequestri nei confronti di Ilva riguarderanno soltanto beni che
non attengono la produzione, quindi nè impianti, nè macchine, nè prodotti,
nè materie prime".
Perchè 8 miliardi
La cifra indicata nel provvedimento del gip deriva dalla stima fatta dai
periti incaricati dalla stessa autorità giudiziaria. "Il costo totale degli
interventi necessari al ripristino funzionale degli impianti delle aree a
caldo, quale "conditio sine qua non" per un possibile successivo risanamento
ambientale, risulta stimato complessivamente dai custodi pari a 8 miliardi e
100 milioni di euro, ai quali dovrà essere aggiunto il costo per gli
interventi di caratterizzazione e bonifica dei sistemi acqua-suolo
soggiacenti l'area parchi minerali"...
"Così i Riva hanno tratto profitto"
Ai Riva il gip ha contestato "un ingentissimo vantaggio economico derivante
dalla mancata effettuazione del complesso di opere strutturali necessarie
alla completa ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto".
"E' altrettanto evidente - ha scritto il gip - che il vantaggio economico si
è riverberato essenzialmente sulla controllante Riva Fire spa che altrimenti
avrebbe dovuto ricapitalizzare la controllata Ilva spa, utilizzando la
liquidità disponibile del gruppo, ovvero esponendosi con gli istituti di
credito, facendo ricorso a fidi e finanziamenti necessari, con evidenti
oneri connessi". Gli indagati, per il gip, hanno commesso "gli illeciti
penali non nel solo interesse della persona giuridica Ilva spa ma anche del
superiore interesse della controllante Riva Fire spa". Secondo il
magistrato, inoltre, "il profitto non deve assumere necessariamente natura
di ricavo patrimoniale potendo essere integrato anche da un semplice
risparmio nei costi di produzione".
Riflesso anche sugli ultimi incidenti mortali
"La mancata attuazione di un modello organizzativo e gestionale adeguato
alla complessità aziendale... ha rappresentato concausa non trascurabile
agli infortuni occorsi negli ultimi mesi che hanno comportato lesioni
gravissime di un lavoratore e il decesso di altri tre operatori". E' la dura
accusa che il gip ha lanciato ai Riva riferendosi agli infortuni mortali
degli operai Claudio Marsella il 30 ottobre 2012, Francesco Zaccaria il 28
novembre 2012 e Ciro Moccia il 28 febbraio 2013. Secondo il magistrato
nell'Ilva esiste una "situazione critica per la tutela della salute dei
lavoratori aggravata dall'assente definizione di ruoli, compiti e
responsabilità delle figure aziendali nell'ambito dell'organizzazione
aziendale risultata del tutto carente".
Pubblicato da tarantocontro a 09:28 Nessun commento: far circolare
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lunedì 27 maggio 2013
ILVA la crisi si approfondisce
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