Confederali ed AUSL non devono avere alcun titolo ad
essere riconosciuti come parte civile per la loro complicità con i dirigenti
dell'Enichem sotto processo.
Rete sicurezza sul lavoro e sui territori-nodo di
Ravenna
PROCESSO
AMIANTO RAVENNA
Mercoledì 11
dicembre e sabato 21 dicembre al tribunale di Ravenna si sono svolte le prime
due udienze preliminari per l’inchiesta Amianto al petrolchimico di Ravenna per
gli anni 1957-1985.
Gli anni
presi in considerazione dalla procura sono quelli in cui, secondo le indagini
coordinate dal PM Roberto Ceroni, c’è stata una netta mancanza di
considerazione della tutela dei lavoratori da parte delle aziende, mentre dal
1985 al 1992 (anno in cui è stato messo fuori legge l’amianto) si è avuto,
sempre secondo la procura, un diverso approccio da parte aziendale nella
considerazione e nell’utilizzo dell’amianto.
L’indagine
del PM Ceroni ha seguito il modello investigativo del pool di Raffaele
Guariniello, utilizzate nei procedimenti Eternit in piemonte.
Come
imputati ci sono dirigenti ed amministratori delle varie società dell’ENI che
si sono succedute al petrolchimico ravennate ed ora raccolte presso l’unica
società SYNDIAL (società del gruppo ENI che riunifica aziende ed impianti
dismessi del gruppo).
C’è da
notare che i 22 imputati “fisici” hanno tra i 71 ed i 92 anni, quindi in caso
di condanna sono tutti ben coperti dall’età per scongiurare l’apertura dei
cancelli del carcere. Aggiungiamo il fatto che per le accuse a loro ascritte
(omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo) incombe il rischio
prescrizione, visto che il processo è partito a quasi trent’anni dai fatti contestati.
Il GIP
Piervittorio Farinelli ha ammesso come parti civili tutti i malati ed i parenti
dei lavoratori deceduti, CGIL, CISL, UIL, INAIL, AUSL, LEGAMBIENTE NAZIONALE e
l’associazione ESPOSTI AMIANTO.
Il processo
di Ravenna, come sottolineato da Vito Totire (presidente dell’associazione
ESPOSTI AMIANTO), si apre con un ritardo storico notevole, ma come sottolineato
sempre da Totire, ci sono realtà nazionali dove le indagini non sono nemmeno
partite, processi dove si è arrivati all’assoluzione perché secondo i giudici
il fatto non sussiste (Brindisi) ed altri con esiti ben differenti (Porto
Marghera e Casal Monferrato).
Il problema
amianto è tuttora attuale, perché nonostante sia bandito dal 1992 è ancora ben
presente in tantissimi luoghi di lavoro e non sempre le bonifiche vengono
effettuate, quindi servirebbe un coordinamento nazionale per accertare
l’eliminazione della presenza di amianto e le regolari procedure di bonifica e
smaltimento.
La prossima
udienza, sempre in preliminare, sarà per il 6 febbraio 2014 a cui saremo
presenti e forniremo notizie circa l’evolversi del processo.
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