venerdì 28 febbraio 2014

28 febbraio: PROCESSO AMIANTO AL PETROLCHIMICO DI RAVENNA SCATTA LA VERGOGNA DELLA PRESCRIZIONE PER I REATI DI OMICIDIO COLPOSO E LESIONI COLPOSE PER ALCUNI DIRIGENTI, RESTA IN PIEDI PER TUTTI L'ACCUSA DI DISASTRO COLPOSO.

resoconto di un compagno della Rete

Oggi si è tenuta a Ravenna la terza udienza preliminare per il processo a
carico di 21 dirigenti ENI accusati a vario titolo di omicidio, lesioni e
disastro colposi. Erano presenti in aula una sessantina tra operai e parenti
dei deceduti, assenti tutti gli imputati. La scorsa udienza (6 febbraio)
erano state esposte dal PM Ceroni e dagli avvocati di parte civile, le tesi
per cui si sarebbe dovuto procedere con le imputazioni ascritte ai vari
dirigenti ENI. Oggi è stata la volta delle arringhe difensive da parte del
collegio di difesa composto da vari principi del foro(da segnalare Grosso di
Torino; Maspero ,Lucibello e Simoni di Milano e Bolognesi di Ferrara). Le
tesi difensive si sono snocciolate su due punti fondamentali: la
prescrizione dei reati poiché avvenuti venti e più anni addietro e poi sulla
estraneità ai fatti da parte degli imputati, poiché nei vari interventi
succedutesi, volevano rimarcare l'assenza  di responsabilità dei dirigenti,
che a loro dire non avevano compiti di gestione delle operazioni (che invece
sarebbero toccati ai preposti alla salute e alla sicurezza) ma avevano solo
compiti di dirigenza ed organizzazione della produzione. Addirittura secondo
l'avvocato Bolognesi, del fatto che nell'organigramma aziendale non ci
fossero i preposti per la sicurezza, non è possibile accusare i vertici
aziendali, ma eventualmente l'azienda stessa. Però, aggiungiamo noi,
probabilmente anzi sicuramente, i dirigenti gestivano loro l'organizzazione
del lavoro e delle produzioni, ed in quanto gestori dovevano pur prevedere
ed organizzare la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, visto che le
norme di tutela esistono già dalla nascita della Repubblica italiana e sono
sancite anche nella Costituzione. Quindi se uno è responsabile dello
stabilimento, è anche direttamente responsabile di quel che accade al suo
interno sia in materia produttiva, organizzativa ed anche del rispetto e
della tutela della sicurezza e della salute. Ma a tutto ciò non ci sarà mai
risposta dallo stato italiano poiché per alcuni imputati sono già
intervenuti i termini di prescrizione per i reati di omicidio colposo e
lesioni colpose e per gli altri maturerà durante l'iter processuale. Per la
legge italiana il conteggio per la prescrizione scatta quando viene
diagnosticata la malattia e non quando ci sia l'aggravamento o il decesso,
quindi si può legittimamente affermare che questo è un bel colpo di spugna
sulle responsabilità di chi dovrebbe tutelare la salute e la sicurezza negli
ambienti lavorativi. Il GUP Farinella ha dichiarato il rinvio a giudizio
degli imputati. Tale tesi segue l'onda del processo Eternit di Torino che
acclara il disastro ancora in atto poiché l'insorgenza delle malattie ed i
decessi sono ci sono tutt'oggi . Da notare che una della parti civili (i
parenti di un operaio deceduto) si è fatta escludere dalla costituzione di
parte civile. Avranno  raggiunto un accordo con l'azienda per un
risarcimento? questo è quello che vociferavano gli operai presenti.
L'eventuale
condanna per disastro colposo darebbe luogo ai risarcimenti per tutte le
parti civili, che probabilmente avranno dei soldi ma sicuramente non avranno
giustizia piena a causa della prescrizione che quasi sempre assicura
impunità ai potenti. La prossima udienza con l'inizio del dibattimento si
svolgerà sempre a Ravenna  il 25 giugno prossimo. Riporteremo l'evolversi
del processo sul blog.



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