Il piano
del governo sul lavoro: flessibilità in entrata ma tutele piene dopo i 3 anni
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Michele Di Branco
L'operazione Jobs act 2.0, rimandata in primavera,
torna in pista in Parlamento a settembre per il via libera alla delega. E il governo
punta ad approvare tutti decreti delegati entro la fine del 2014 sperando
così di completare entro i primi tre mesi del 2015 la riforma del lavoro
all'interno della quale il contratto a termine e l'apprendistato sono stati
solo un assaggio.
La road map è impegnativa. Ma Palazzo Chigi ha fretta. Il ciclo economico è complicato e con la dicoccupazione al 12,6% e 3,2 milioni di persone a spasso (il 43% sono giovani )servono segnali forti di cambiamento per cercare di arrestare la recessione e offrire a Bruxelles l'immagine di un Paese che innova. Il piatto forte sul quale Matteo Renzi gioca gran parte della partita è il contratto a tutele crescenti. Un dossier sul quale ieri Angelino Alfano ha invitato il premier ad avere coraggio. «Subito via l'articolo 18 per i nuovi assunti: abbiamo eliminato il Senato, non dobbiamo temere altri gesti coraggiosi» ha intimato il ministro degli Interni. Il contratto a tutele crescenti, in effetti, prevede per i neo assunti il congelamento dell'articolo 18 per tre anni. Ed anche se ampi settori del Pd non sono d'accordo e daranno battaglia (di «apartheid nei confronti dei giovani» ha parlato l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ), Renzi vuole tirare dritto. Sabato 09 Agosto 2014 - 23:57 Ultimo aggiornamento: 23:59
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