Taranto/Puglia
mobilitarsi ora!
aiutateci nel far conoscere queste cose –
realizziamo iniziative di ogni tipo di solidarietà e informazione.
Costruiamo un ponte con gli operai e le
popolazioni che in India – ma anche in Brasile – vivono situazioni come Ilva a Taranto
ma i cui governi gli sparano addosso quando protestano
Ecco il volto dei Padroni indiani, lo
stato, il governo fascista indù di Modi e i governi locali antipopolari -
mentre altri padroni come Mittal Ilva e Jindal Piombino prendono in mano le fabbriche in Italia nelle martoriate città dell'inquinamento.
mentre altri padroni come Mittal Ilva e Jindal Piombino prendono in mano le fabbriche in Italia nelle martoriate città dell'inquinamento.
info campagna Slai Cobas per il sindacato di classe via Rintone 22
Taranto slaicobasta@gmail.com 347-1102638
info materiali video - contatti diretti con le realtà in lotta
-compagni che conoscono bene la situazione dall’india per aver incontrato
in diverse occasioni organizzazioni in india che sono impegnate in queste
battaglie
csgpindia@gmail.com – Francesco Lomagistro Taranto
Sfocia nel sangue la lotta degli abitanti,
che dura da vent’anni. E ora chi critica le forze dell’ordine finisce in
carcere. Martedì 22 maggio decine di migliaia di persone che protestavano
contro la riapertura di una fonderia di rame nei pressi della città di
Thoothkudi (Tamil Nadu, India meridionale) sono finite sotto il fuoco delle
forze dell’ordine, chiamate a sedare una protesta durata più di tre mesi.
I
manifestanti da almeno vent’anni denunciavano livelli di inquinamento
straordinari dovuti all’attività della fonderia operata dalla Sterlite Copper,
società controllata dal conglomerato minerario britannico Vedanta Resources.
Gli scarichi della fonderia, hanno documentato numerose associazioni per la
tutela ambientale locale, hanno contribuito a un aumento vertiginoso di
malattie legate all’apparato respiratorio e cardiaco, dermatiti e tumori. Nonostante
la fonderia fosse stata multata dalla Corte suprema nel 2013 per una perdita di
gas velenosi, ha continuato a lavorare a pieno regime tanto da annunciare, lo
scorso febbraio, piani per un’espansione infrastrutturale. In tutta risposta,
gli attivisti e la popolazione locale hanno organizzato una serie di
manifestazioni pacifiche chiedendo la chiusura definitiva dell’impianto. Quando
martedì i manifestanti hanno cercato di raggiungere la residenza del district
collector di zona – la carica amministrativa che avrebbe dovuto rinnovare la
licenza della fonderia, scaduta lo scorso mese di aprile – e hanno trovato a
ostruire la strada le barricate della polizia, è partita una sassaiola contro
le forze dell’ordine, mentre capannelli di manifestanti incendiavano automobili
e autobus. La polizia ha risposto lanciando lacrimogeni e, come mai successo in
Tamil Nadu nella storia recente, sparando direttamente sulla folla. Il bilancio
mentre scriviamo è fermo a 13 morti e alcune decine di feriti. Le proteste sono
continuate sia nella giornata di mercoledì che ieri, con le forze dell’ordine
schierate dal governo locale, guidato dal partito tamil All India Anna Dravida
Munnetra Kazhagam (Aiadmk), a protezione delle sedi dell’amministrazione
cittadina e della fonderia. Il chief minister – il primo ministro del governo
locale – del Tamil Nadu, Edappadi K. Palaniswami, difendendo l’operato della
polizia nella giornata di ieri ha dichiarato: «Se qualcuno è attaccato, il
corso naturale delle cose prevede che si difenda per proteggersi. Questo è ciò
che ha fatto la polizia». Mercoledì scorso l’amministrazione locale ha staccato
la corrente alla fonderia, in risposta a voci che indicavano una ripresa delle
attività nonostante la nuova licenza non fosse stata ancora rilasciata.
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