Di
Maio prende tempo e non porta alcuna nuova proposta.
I
sindacati confederali si dividono ma spingono perchè ci sia un
accordo rapido tutti sanno bene che questo vuol dire esuberi,
taglio dei diritti, e piano ambientale insufficiente.
Senza
la lotta degli operai che fanno sentire la loro voce forte e chiara
non sarà Di Maio che cambierà qualcosa e alla fine passerà quello
che padroni e governi vogliono sulla pelle di operai e cittadini.
Slai
Cobas per il sindacato di classe Taranto
347-5301704
da
corriere di taranto Sull’Ilva,
«dopo i quaranta giorni dal giuramento da ministro Di Maio ha
chiesto la necessità di procedere ancora da approfondimenti di tutte
le carte sottoposte dall’azienda e dal precedente governo, sono
troppi anni che aspettiamo risposte e auspichiamo una ripresa
immediata del negoziato.
Per cui abbiamo rinnovato la necessità che
il ministro faccia di più e di meglio». Così il segretario
generale della Fim
Cisl,
Marco
Bentivogli,
all’uscita dal Mise aggiungendo «siamo sicuramente favorevoli che
sul piano ambientale si faccia di più e che sul piano occupazionale
ci siano più garanzie rispetto a quelle date finora, ma il tempo è
scaduto e per questo è fondamentale che il ministro comprenda che
non guardiamo al colore di qualsiasi governo, all’impronta
politica, però è decisivo che si arrivi al più presto a delle
soluzioni». Per Bentivogli «non si realizza un impianto sicuro
prorogando una gestione commissariale in cui sono aumentati gli
infortuni e i morti sul lavoro e di sicuro non si dà prospettiva a
questa azienda se continuano a passare mesi e anni. Questa vertenza è
aperta da 6 anni e un’ulteriore proroga è assolutamente
irresponsabile, abbiamo chiesto una risposta definitiva se si vuole o
no tenere aperto lo stabilimento o chiuderlo il ministro non ha
risposto direttamente ha però detto che il fatto che stia trattando
con ArcelorMittal vuol dire che vorrà continuare a lavorare perché
l’Ilva produca acciaio. Spero che nelle prossime settimane queste
cose non siano smentite», ha concluso. Al tavolo sull’Ilva
tenutosi al Mise «il ministro ha detto che ha chiesto all’azienda
approfondimenti sul piano ambientale e occupazionale perché dalle
carte che ha, questi due aspetti non lo convincono e vanno
modificati. Il tavolo di trattativa si era interrotto proprio perché
l’azienda non era disposta a cambiare posizione, noi quindi siamo
d’accordo che l’azienda debba cambiarla». Così il segretario
generale della Fiom
Cgil,
Francesca Re David,
uscendo dal Mise e aggiungendo «naturalmente siamo tutti consapevoli
che c’è un problema di tempi e che sia inutile iniziare una
trattativa finché non si ha il perimetro in cui ci muoviamo, noi
abbiamo interrotto la trattativa precedente perché le condizioni che
l’azienda poneva per fare l’accordo erano irricevibili, se il
ministro dice che questo governo apre il tema che l’azienda debba
cambiare posizione perché il piano non è convincente, noi siamo
d’accordo» Per Re David, infine, «è chiaro e mi aspetto che
nell’arco di pochissimi giorni ci possa essere un ritorno di questi
approfondimenti». “Purtroppo non c’è stato un passo avanti, noi
ci aspettavamo sicuramente qualcosa di più». Lo ha detto il
segretario generale della Uilm, Rocco
Palombella,
al termine dell’incontro al Mise con il ministro Luigi Di Maio
sulla vertenza Ilva. «La situazione è complicata – ha evidenziato
Palombella – quindi noi ci aspettavamo qualche percorso, qualche
idea. Noi – ha però messo in rilievo il leader della Uilm –
pensiamo che qualcosa il ministro l’ha detta. La prima è che lui
non sta lavorando per chiudere gli stabilimenti, sta lavorando per
trovare delle soluzioni e noi gli abbiamo spiegato che qualora
prevalesse la prima ipotesi, succederebbe un disastro sia da un punto
di vista ambientale che da un punto di vista occupazionale. Se non
c’è questo, dobbiamo lavorare per raggiungere un’intesa. Se il
Governo realmente vuole modificare il piano ambientale migliorandolo,
noi non possiamo che essere d’accordo». Tuttavia, ha chiarito,
«non faremo nessun accordo qualora ci indicassero esuberi,
licenziamenti o perdite di posti di lavoro». Quanto ai tempi
stringenti, «anche Di Maio – ha spiegato Palombella – considera
il mese di luglio quello
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