Dalle piazze dove si protesta sia le femministe russe del Feminist
Anti-War Resistance sia i movimenti No TAV, No Coltano, NO Muos e
ogni realta sociale contro il sistema militare dai no War ai
movimenti per il disarmo ai sindacati di base ce lo ripetono: nella
militarizzazione e nella guerra non c’è liberazione ma
costrizione, violenza e distruzione, incremento di povertà e
diseguaglianza sociale. Sono bastati pochi mesi di guerra per far
salire alle stelle i prezzi delle materie prime, delle fonti
energetiche; ciò porta al rallentamento, se non addirittura alla
chiusura, di tante attività. Sono a rischio circa 120mila imprese
del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro. La guerra è
entrata a gamba tesa dentro i corpi, dentro i pantaloni e le nostre
tasche. La “folle” rincorsa a chi si arma meglio è più potente
fa gola per spendere più in spese militari; e mentre mancavano posti
letto negli ospedali, mentre c’era chi moriva in casa in attesa e
in assenza di assistenza sanitaria, si è continuato imperterriti a
investire nell’industria militare e nelle attività militari.
Secondo una relazione del SISPRI del 2021, l’Italia fa parte della
top ten di esportatori mondiali di sistemi d’arma. Il PNRR dovrebbe
essere un’occasione di investimenti e finanziamenti importanti. Tre
sono gli assi di intervento principali del piano per accedere ai
fondi Next Generation Europe: digitalizzazione e innovazione,
transizione ecologica e inclusione sociale. Sulla base di questi tre
macro temi, si sono sviluppate sei missioni: digitalizzazione,
innovazione, competitività e cultura (cui è destinato il 21% dei
fondi); transizione ecologica (cui è destinato il 31% dei fondi);
infrastrutture per una mobilità sostenibile (cui è destinato il 14%
dei fondi); istruzione e ricerca (cui è destinato il 13% dei fondi);
inclusione e coesione sociale a sostegno dell’empowerment femminile
e dei giovani (cui è destinato il 12% dei fondi); salute ( cui è
destinato il 9% dei fondi).
Sebbene il piano sia ovviamente più
complesso, questo è più o meno una sintesi, utile ad identificare i
settori (e la quantità di denaro prevista per ognuno) su cui
investire. Tante sono le pressioni affinché parte di questi fondi
vengano investiti nel settore bellico e militare. A proposito della
prima missione, che riguarda la 19 digitalizzazione e l’innovazione,
“ viene suggerito” che è necessario “valorizzare il contributo
della Difesa allo sviluppo del cosiddetto "internet delle cose"
(internet of things) e al rafforzamento della difesa cibernetica,
nonché di dare piena attuazione ai programmi di specifico interesse
volti a sostenere l'ammodernamento e il rinnovamento dello strumento
militare, promuovendo l'attività di ricerca e sviluppo delle nuove
tecnologie e dei materiali e contribuendo al necessario sostegno
dello strategico settore industriale e al mantenimento di adeguati
livelli occupazionali nel comparto”. Insomma, in soldoni si chiede
che una fetta del budget previsto per questa missione venga dato a
disposizione del ministero della Difesa, da investire anche (ma non
esclusivamente) in cyber security.
A proposito della transizione ecologica, la commissione palesa il suo interesse anche su questo tema. Si parla della realizzazione di smart military district, cioè distretti militari intelligenti, cioè distretti militari di nuova generazione che puntino all’efficienza energetica. Nuove infrastrutture militari quindi, da fare soprattutto al sud Italia, che vengono presentate come un’occasione per creare lavoro ma anche di sviluppare infrastrutture e investimenti al sud. Per l’anno 2022 ancora una volta netto e rilevante viene trainato dal bilancio proprio del Ministero della Difesa prevede una spesa per la difesa pari a più di 25 miliardi, con un aumento di circa 850 milioni rispetto all’anno precedente, (25.935 milioni per la precisione) (+5,4% rispetto al 2021).
Ancora più del solito si tratta, come già accennato, di un aumento derivante da decisioni prese in passato: già il bilancio a legislazione vigente prevedeva per il Ministero della Difesa un totale complessivo di 25.904 milioni (Sezione I della Legge di Bilancio). Le voci interne del Bilancio della Difesa vedono aumenti tra i 150 e i 200 milioni di euro per Marina Militare e Carabinieri, una flessione di 90 milioni per l’Aeronautica Militare e una sostanziale conferma del budget per l’Esercito. Ben più robusto l’aumento di stanziamento per i capitoli complessivamente afferenti a Stato Maggiore e Segretariato Generale della Difesa (insieme agli uffici politici e di bilancio): circa un miliardo e duecento milioni di euro in crescita determinati soprattutto, come vedremo, da stanziamenti per il procurement di nuovi sistemi d’armamento. togliendo lo 0,5% del PIL in istruzione e lo 0,8% per la sanità in favore del complesso-militare-industriale europeo. Come movimento no Muos da anni lo gridiamo nelle strade nelle piazze. Non è più rinviabile l’attenzione e l’assunzione di responsabilità individuali e collettive, e far sì che le comunità diventino soggetti politici” più comunità nei territori più informazione consapevole. Aprire altre alternative al modello capitalistico alle speculazioni finanziaria sulle fonti energetiche, ambientale sociale Far tornare a volare le aspirazioni fuori da ogni paura, alle repressioni continue in linea fascista per una vita degna e dignitosa fuori da ogni imperialismo patriarcale fuori da ogni violenza da ogni distruzione e incentivi militari . E ’una questione di sopravvivenza non più rinviabile, rompere con la propaganda militarista soprattutto dentro l’educazione scolastica Sappiamo che le Forze Armate italiane stanno investendo molto per entrare nelle scuole. L'occupazione militare continua a produrre sulle popolazioni civili: sottrazione di luoghi pubblici, riduzione degli spazi di agibilità democratica e protagonismo civile, penalizzazione economica, danni ambientali e notevoli rischi per la salute. Le forze armate stanno pianificando il loro futuro con i nostri figli stanno stravolgendo i valori pedagogici a cui dovrebbe ispirarsi la scuola dell'Italia! Si aprono protocolli d’intesa nella didattica delle scuole cosicché vengono rappresentati in un connubio che “impositivo ", il cui mandato non è portare i bambini in gita al parco ma dentro le caserme. Così si fa cultura?… di guerra! Se porti i bambini nel bosco fanno esperienza della natura e imparano a rispettarla, se li fai accompagnare dall’Esercito imparano ad apprezzare l’Esercito e a vedere da vicino quei gioiellini di aerei da guerra…tutto condito in picnic familiare.
Fuori i militari e le basi Nato - Ora e sempre NOMUOS
Movimento comitati regionali No Muos
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