da Contropiano
Sabato 25 febbraio è stata convocata una manifestazione nazionale contro la guerra dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP).
Le parole d’ordine riprese dal manifesto di convocazione “Abbassate le armi, alzate i salari” sono le stesse con cui da circa un anno ad oggi, la parte più combattiva del sindacalismo conflittuale è scesa in piazza a più riprese, l’ultima delle quali con lo sciopero generale del 2 dicembre, e la manifestazione nazionale il giorno successivo a Roma.
I camalli danno appuntamento alle 14.30 di sabato 25 dicembre a Ponte Etiopia di fronte ad uno dei maggiori varchi portuali su Lungomare Canepa nel ponente cittadino. Le modalità di svolgimento saranno discusse venerdì 17 febbraio alle 18 al CAP di via Albertazzi in una “assemblea generale organizzativa” in cui il Calp ha invitato: “i compagni/e, le Organizzazioni, i Sindacati, i Collettivi alla costruzione pratica della giornata del 25 febbraio a Genova. Si richiedono 2 per struttura”.
Una prima affollata assemblea – tenutasi sempre alla sala del CAP – che aveva lanciato la manifestazione si era svolta il 28 gennaio.
Da allora si sta sviluppando una ampia mobilitazione fatta di incontri in diverse città (Varese, Torino, Val Susa, Roma, Bologna, Padova, Pisa, ecc.) ed altre tipologia di iniziative per promuovere la giornata. Alla convocazione della manifestazione si è affiancata, la proclamazione dello sciopero di 24 ore in tutti i porti italiani da parte del Coordinamento Nazionale USB Mare e Porti, in seguito ai due ennesimi omicidi sul posto di lavoro in ambito portuale a Trieste e Civitavecchia e al licenziamento di un attivista sindacale a Gioia Tauro e al passaggio delle armi negli scali del nostro paese.
L’operaio deceduto il 9 febbraio nel porto di Trieste o si chiamava Pietro Borselli, di 58 anni, in seguito ad un incidente accaduto a Trieste al Molo VII. L’uomo è caduto in mare con il muletto, ma nessuno se ne è accorto. A dare l’allarme sono stati i suoi colleghi, non vedendolo rientrare. L’operaio è stato trovato intorno alle 1730 dai sommozzatori, ed è stata tentata – senza esito positivo – una lunga rianimazione. É il secondo infortunio mortale nel porto triestino in poco più di un anno dopo il decesso di Daniele Zacchetti, operaio veneto specializzato della ditta di costruzioni Pasqual Zemiro di Mira (Venezia) travolto il 17 dicembre del 2021, dalla gru su cui stava armeggiando sul molo III. A distanza di qualche ora dalla morte del portuale triestino, nelle prime ore di venerdì mattina è deceduto Alberto Motta, di 29 anni, dipendente del Roma Terminal Container a Civitavecchia, ucciso da un container che stava movimentando con un muletto. L’USB, insieme alle altre sigle sindacali, ha proclamato 24 ore di sciopero dalle 12 alle 12 di sabato 11 febbraio. E proprio l’iniziativa del 25 febbraio da parte sindacale vuole essere un momento forte per rimettere al centro la proposta di legge di omicidio sul lavoro, soprattutto alla luce dello stillicidio di lavoratori, non solo in ambito portuale. Rete Iside e USB avevano già denunciato qualche giorno fa i “più di 100 morti sul lavoro in questo inizio 2023” – erano stati 1.089 durante il 2022.
“Solo inserendo nel codice penale il reato di omicidio sul lavoro si può porre una deterrenza reale al fenomeno; nel nostro paese, infatti, le imprese e la parte datoriale spesso vedono in salute e sicurezza sul lavoro dei costi da ridurre per aumentare i profitti. Con l’omicidio sul lavoro non sarebbe più conveniente, ad esempio, manomettere una macchina per aumentare la produttività” ribadiscono USB e Rete Iside.
L’attivista sindacale licenziato a Gioia Tauro è Domenico Macrì, segretario generale dell’Orsa Porti, con vent’anni di attività lavorativa nel porto, alla dipendenza della nuova proprietà della Medcenter Container S.p.A. Alla base del provvedimento ci sarebbe una frase minacciosa rivolta ad un dirigente.
L’Orsa – che ha convocato per il 20 febbraio uno sciopero nello scalo calabrese – “esprime solidarietà a Macrì, raggiunto da un licenziamento politico/sindacale confezionato all’uopo con motivazioni pretestuose”.
Il licenziamento di “Mimmo” – denunciato anche dalla Confederazione Regionale della Calabria della USB – è frutto di un clima di vera e propria persecuzione degli attivisti e delle organizzazioni sindacali combattive, in specie in quei settori che per la propria collocazione nella catena del valore e per la stagione di lotte che hanno animato, sono al centro delle preoccupazioni padronali e della repressione di parte statale.
Quindi il 25 sarà una giornata che racchiuderà in sé non solo un deciso no alla guerra, ma anche la contrarietà allo stillicidio mai punito di vite sul posto del lavoro e la denuncia all’azione persecutoria dei militanti sindacali più attivi.
Perché sul fronte interno, queste – insieme all’aumento del costo della vita – sono le conseguenze della tendenza sempre più manifesta alla guerra, con un giro di vite autoritario che sta investendo sempre più attivisti e militanti non solo del sindacalismo combattivo.
Segnaliamo alcune iniziative rilevanti in preparazione della mobilitazione del 25 febbraio.
Cambiare Rotta – organizzazione giovanile comunista organizzerà tra l’altro nel capoluogo ligure una assemblea al dipartimento di scienze umanistiche mercoledì 15 febbraio: “Dalle università ai teatri di guerra BLOCCHIAMO la filiera della morte”. Cambiare Rotta ha lanciato insieme all’Opposizione Studentesca d’Alternativa (OSA) per la giornata del 25 febbraio uno spezzone studentesco e universitario e sta organizzando Pullman da Torino, Milano, Firenze, Pisa, Bologna e Roma. Negli istituti delle medie superiori di Genova, come il Vittorio Emanuele dove sono stati fatti stage e PCTO all’interno della Leonardo SpA, sono apparsi a firma OSA manifesti ad alto impatto emotivo con le foto di cosa viene trasportato dentro le stive di alcune navi adibite al trasporto di armi e che passano per lo scalo genovese. Sabato 18 febbraio di fronte all’Aeroporto “G.Galilei” a Pisa l’Unione Sindacale di Base ha indetto un presidio con microfono aperto per le ore 1530, a cui seguirà un corteo all’aeroporto militare contro l’invio di armi, per lanciare la mobilitazione del 25 febbraio a Genova. Un momento importante, lì proprio dove i lavoratori aeroportuali aderenti all’USB si rifiutarono di movimentare – circa un anno fa – un carico di armi su un aereo civile diretto nell’est europeo per il teatro bellico ucraino. L’imperialismo euro-atlantico si sta trascinando in una pericolosa spirale, non solo rispetto al teatro di guerra ucraino, promuovendo una politica bellicista di cui le conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti. Contro i venti di guerra che stanno spirando in maniera sempre più impetuosa i partigiani della pace devono ricominciare a far sentire la propria voce senza ambiguità e timori di sorta.
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