Lo sciopero è stato buona occasione di solidarietà internazionalista, perché la lotta per il lavoro è la lotta a fianco dei popoli oppressi, dalla Palestina, Libano, fino alle masse indiane che si battono contro il regime fascista/indutva di Modi. Ed è a fianco del proletariato, di queste masse indiane che ha speso la sua vita rivoluzionaria il prof Saibaba, a cui gli operai in sciopero hanno reso omaggio. Saibaba è morto sabato a seguito di un intervento chirurgico a 57 anni, dieci passati in carcere colpito da una falsa accusa parte delle campagne repressive dello stato Indiano. Campagne lanciate a più riprese con nomi come ‘operazione Green Hunt’, ‘operazione Kagaar’, compiute anche con veri e propri genocidi contro le popolazioni native ‘adivasi’, per soffocare le mobilitazioni dei lavoratori dei contadini delle masse popolari che combattono per la fine del regime di Modi, per ‘cancellare i maoisti dall’India’.
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E precisa e decisa è stata la denuncia degli operai in sciopero nella fabbrica Belgravia, contro i padroni e la gestione dello stabilimento come un campo di insalata con il supporto complice dei sindacati Uil Cgil Cisl, applicando il contratto Agricolo Fluorovivaisti agli operai delle linee di produzione, abusando delle condizioni specifiche previste per il lavoro dei campi, stravolgendo alcuni aspetti del lavoro operaio in fabbrica.
Contro la repressione in fabbrica, dove ogni singolo elemento di potere familiare/padronale, viene indirizzato capillarmente secondo una concezione di tipo fascista a sottomettere e colpire i lavoratori e qualunque forma del loro dissenso. In sintonia con il decreto sicurezza in discussione al senato risultato della natura fascista del governo Meloni.
Contro l’arbitraria e particolare flessibilità imposta agli operai, che significa più profitto e paura, paura
per i lavoratori soprattutto i precari, di finire nella lista nera di capi e capetti e di ricevere così il temuto messaggio whatsapp ‘oggi non c’è lavoro stai a casa’, anche un’ora prima del turno che taglia pesantemente la busta paga con effetto immediato. E i casi cominciano ad emergere, come la ritorsione verso un operaio perchè partecipa alla lotta con lo Slai Cobas, colpito con ‘quattro messaggi’ nella settimana appena passata.Contro
gli stipendi da fame per gli operai, 1000 euro, dopo otto anni di
lavoro precario, contratto dopo contratto senza saltare un anno, ma
sempre precari, a vita. 1200 euro per gli operai ‘fissi’, domeniche
comprese anche dopo anni di contratto Agricolo Fluorovivaista che va eliminato.
Lo sciopero ha compattato il gruppo degli operai che lottano, oltre l’iscrizione sindacale perché alcuni operai Slai Cobas non hanno partecipato e operai iscritti ai confederali si sono uniti allo sciopero. Ed è questo oggi in fabbrica ‘il gruppo dei Cobas’, che prenderà nuove iniziative, nel segno della necessaria ripresa del più generale movimento della classe operaia, quella delle grandi fabbriche.
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