Rogo
Thyssen, ex manager chiede la grazia al presidente Mattarella
Marco Pucci
sta scontando dal 2016 la pena a 6 anni e 3 mesi di reclusione. Nell’incendio
morirono 7 operai. Le famiglie dei sette operai morti contrarie. I
dirigenti tedeschi pur condannati mai in carcere
Ha chiesto
la grazia al presidente della Repubblica uno degli ex manager della
Thyssenkrupp
condannato per l’incendio che, il 6 dicembre 2007 a Torino, uccise sette operai. Marco Pucci sta scontando dal maggio 2016 la pena di sei anni e tre mesi di carcere. Nel giugno dello scorso anno aveva ottenuto la possibilità di svolgere un lavoro esterno con obbligo di rientro in cella alle 18.30.
condannato per l’incendio che, il 6 dicembre 2007 a Torino, uccise sette operai. Marco Pucci sta scontando dal maggio 2016 la pena di sei anni e tre mesi di carcere. Nel giugno dello scorso anno aveva ottenuto la possibilità di svolgere un lavoro esterno con obbligo di rientro in cella alle 18.30.
In passato
Pucci ha più volte sostenuto di non ritenersi un assassino perché al momento
del rogo era sono un membro del cda della Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni,
con deleghe al commerciale e al marketing. La
lettera è stata inviata già qualche tempo fa al tribunale di sorveglianza di
Terni e, come vuole la procedura, è passata nelle mani di Francesco Saluzzo,
procuratore generale di Torino, dove è stata depositata la sentenza. L’iter
prevede poi che sia il ministero di Grazia e Giustizia a dover esprimere un
parere vincolante sull’ammissibilità della domanda e, a quel punto, spetterà al
presidente della Repubblica decidere se concederla.
Ma già la
sola possibilità che questo accada ha fatto sollevare la rabbia dei familiari
delle vittime della strage avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007.
Rimane
tuttora irrisolta invece la questione relativa ai manager tedeschi condannati
ma mai andati in carcere poiché in Germania non è mai stata eseguita. L’ex ad
Harald Espenhahn e l’ex consigliere Gerald Priegnitz, condannati in via
definitiva per omicidio colposo plurimo sono ancora liberi, nonostante l’intervento
della procura generale e persino del Guardasigilli Andrea Orlando, che a
ottobre aveva scritto all’omologo tedesco che la Germania perché desse
esecuzione al verdetto.
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