Morire travolti a160 km orari, non è una fatalità.
Per questa Controinformazione Rossoperaia, prendiamo spunto dai funerali che in questi giorni si sono potuti celebrare per i cinque operai uccisi alla stazione ferroviaria di Brandizzo la notte del 31 agosto, quando vennero comandati sui binari, senza autorizzazione per l’interruzione dei treni, dal responsabile RFI immortalato nel video di Kevin, che diceva ‘attenzione, se dico treno, spostatevi di lato’ e della stampa che se ne è occupata.
Per Giuseppe Aversa, il funerale è stato giovedì 28 settembre a Chivasso. Sempre il 28 si sono tenute la cerimonie per Giuseppe Saverio Lombardo, e per Michael Zanera a Vercelli. Venerdì 29 a Brandizzo c’è stato il funerali di Giuseppe Sorvillo ed il giorno dopo, ancora a Vercelli per Kevin Laganà.
Niente funerali di Stato, semplici funerali di lavoratori uccisi dal profitto. Cerimonie molto partecipate, centinaia e centinaia di persone, sabato erano almeno in mille per Kevin, che nella cronaca vengono raccontate attraverso il lutto cittadino e regionale, e come è naturale che sia, per il forte dolore dei parenti e degli amici, per la commozione della massa dei presenti. Ma nella maggioranza dei casi, il cordoglio viene usato come occasione per chiudere i riflettori su questa strage e rimettere alle indagini della magistratura la responsabilità di consegnarci la verità dei fatti.
I funerali in queste circostanze sono sempre un momento centrale che può concentrare dolore e rabbia. Nulla è neutrale. Non lo sono stati i preti con le loro omelie orientate, come vedremo tra poco, non lo è di certo la magistratura, sempre di classe, ed oggi al tempo del governo fascista Meloni, bersaglio di ulteriori riforme reazionarie volte a limitarne sempre più l’azione.
In ogni caso, per ora gli indagati da parte della Procura di Ivrea sono sei. Il tecnico di Rfi, Antonio Massa, il caposquadra della Si.gi.fer., Andrea Girardin Gibin, quattro dirigenti della Si.gifer. Per tutti l'ipotesi di reato è di omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario colposo.
Ma nulla può sostituire l’energia della mobilitazione della classe operaia, dei lavoratori nei posti di lavoro che prendono nelle loro mani la difesa della salute e della sicurezza, si autorganizzano e lottano, e mettono in RETE questa opposizione operaia, per una Rete Nazionale per la Salute e la Sicurezza, nei luoghi di lavoro e nei territori, per la verità di classe e la giustizia proletaria, perché questi crimini devono essere pagati. Abbiamo l’esempio della massiccia mobilitazione che si era sviluppata ai tempi della Tyssen Krupp da recuperare.
Ma ancora è un problema di classe non di speranza: i capitalisti, pur non essendo un corpo unico e compatto, ma in forte concorrenza tra di loro, fanno leva sullo Stato, sul governo, sulle forze di polizia contro le lotte dei lavoratori, per difendere il loro sistema di produzione, così come è. Quindi ancora parole che seminano l’illusione che la sicurezza al lavoro si possa avere al di fuori di un mondo nuovo senza sfruttamento, dove la produzione sia al servizio dei bisogni delle masse e del loro sviluppo, un mondo a cui si può guardare solo con la lotta di classe del proletariato.
Anche un ex operaio Fiat ha colpito i media con il suo messaggio appoggiato sulla bara. ‘Non si può morire così, in modo atroce, orribile, sono vicino ai loro familiari ma chi ha sbagliato deve pagare!!! Il mondo del lavoro è uno schifo totale! Tutto per ridurre i costi e per il dio denaro, giocano con la vita delle persone! Non deve più succedere... Una giusta rabbia e indignazione contro questo sistema che considera i lavoratori merce, forza lavoro da consumare, al minor prezzo possibile, senza scrupoli morali.
Ma serve una tensione collettiva che non si spenga con i funerali.
La condizione di pericolo è generale. Ci sono dai 3 ai 4 morti al giorno a testimoniarlo. Tra Milano e Brescia il 2023 ha segnato un forte aumento degli operai uccisi nel posto di lavoro rispetto al 2022. Bergamo nei primi 8 mesi di quest’anno li ha raddoppiati.
Per la sicurezza dobbiamo rompere le catene del profitto, nei posti di lavoro, nelle grandi fabbriche in particolare è centrale e trainante, la ripresa del conflitto.
Proviamo a guardare dentro le condizioni di lavoro, e grazie ad un buon articolo inchiesta de La Stampa, vediamo anche alcuni numeri degli appalti a Brandizzo, dove le testimonianze dei lavoratori che dopo la strage hanno cominciato a farsi avanti, raccontano di come ‘andare sui binari senza lo stop ai treni è la routine” sempre spinti a guadagnare minuti. “È la routine: quel tipo di lavoro si fa sempre prima dello stop dei treni. Come hanno fatto loro era esagerato, ma di solito si porta materiale sul posto anche tra un convoglio e l’altro”. I turni sono massacranti, a volte anche fino al pomeriggio, poi a dormire qualche ora e si ricomincia.
E in una denuncia pubblicata da LaPresse un operaio che lavora in un’impresa specializzata nella manutenzione delle ferrovie dice anche che tra chi ha ancora meno possibilità di scelta ci sono i lavoratori precari, giovani operai che per carenza di formazione, hanno più difficoltà a valutare il pericolo, o per paura di essere lasciati a casa la volta dopo, non dicono di no.
Ai manager RFI che gestiscono gli appalti un premio per i minuti di lavoro risparmiati, titola a tutta pagina La Stampa che è riuscita fare due conti anche attorno all’ipotesi di premi specifici per un gruppo di dirigenti della manutenzione legati ai tempi previsti per i lavori. Partendo dal presupposto che RFI determina quanto tempo serve per una manutenzione, i dirigenti incentivati a ridurre i tempo, spingono un meccanismo che attraversa tutta la catena di comando e si scarica sui lavoratori dell’appalto costretti a correre per stare nei limiti. Secondo una fonte esperta riportata dal quotidiano torinese, alla stazione di Brandizzo, per i lavori in corso quella notte ci sarebbero voluti 135 minuti senza pause. La ditta però ne aveva poco più 90. 7 metri di binario da sostituire, due saldature, per ognuna 40 min, tot 80. Più due tagli per estrarre e introdurre il pezzo da sostituire: altri 30 min. E 25 min per svitare e avvitare i bulloni, per un totale di 135 min senza neanche una pausa.
Ovvero 45 minuti da guadagnare, 9 minuti ad operaio, per questi moderni carnefici.
Oltre a ciò nel caso di Brandizzo c’è il sub appalto. E a Sigifer tocca la parte di lavori che ha minor valore. L’appalto, serve solo a ridurre i costi e le responsabilità, è intermediazione di manodopera legalizzata, ora lo sarà ancora di più, perché la catena criminale dei subappalti al ribasso, con la liberalizzazione voluta dalla nuova legge Salvini, non ha più termine, se non sotto un treno.
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