domenica 22 ottobre 2023

PRESIDIO TENARIS E ANCORA UN OPERAIO UCCISO ALLA MF ACCIAI NELLA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE DEL 20 DI OTTOBRE CONTRO I PADRONI E IL LORO GOVERNO MELONI

La nostra attività per lo sciopero generale del 20 ottobre, lanciato da alcuni sindacati di base e di classe, non ancora lo sciopero generale necessario, ma parte dell’attività di costruzione dello sciopero generale in grado di bloccare le grandi fabbriche, gran parte del paese e avere un forte impatto sul governo, a Bergamo si è chiusa con un presidio alla portineria centrale di TenarisDalmine.

Al centro dello sciopero, la lotta contro i padroni e il loro governo Meloni, le dure condizioni di lavoro in fabbrica, le parole d’ordine centrali oggi per ‘forti aumenti salariali, lavoro stabile per tutti, salario minimo garantito, basta morti sul lavoro, difesa della salute e sicurezza’. Uno sciopero ancora di minoranza in fabbrica e ripartito tra i vari reparti del grande impianto siderurgico che Direzione e sindacati confederali in sintonia, si sforzano, senza riuscirci, di far apparire normalizzato e sotto controllo.  Un presidio dove abbiamo unito la solidarietà alla resistenza del popolo palestinese, contro lo stato di Israele, nazi sionista, la sua occupazione militare, perché senza giustizia non ci può essere pace. Riuscendo in alcuni casi a far chiarezza tra gli operai, sulla propaganda terroristica dei media a favore di Israele e degli interessi imperialisti che difende in tutta l’area.

Uno sciopero sostenuto con l’esempio delle forti mobilitazioni della Francia, sia del grande sciopero degli operai dell’auto Usa, per la sua piattaforma avanzata che per il metodo di lotta adottato. Degli esempi dei focolai di sciopero a Melfi e Pomigliano del gruppo Stellantis, della importante battaglia nazionale, che a Taranto impegna gli operai dell’Acciaieria Italia e appalti.  Operai che i conti li devono fare anche con i sindacati confederali, in particolare con il falso movimento di Landini, che alza la voce in tv ma di usare ‘la forza dei 200.000 di Roma’ per lottare nelle fabbriche, non se ne parla.  Per uno sciopero e una lotta degli operai che deve diventare generale, fare i conti con i governi, dalla parte dei padroni, oggi è la fascista Meloni, con una politica antioperaia infarcita di propaganda come l’inefficace carrello tricolore, o l’attacco demagogico ai poveri senza reddito, i provvedimenti a difesa dei profitti, scaricando sui proletari i costi della crisi e della guerra imperialista, anche con la nuova finanziaria che devasta la sanità pubblica e le pensioni, mentre aumentano le spese per gli armamenti e il deficit dello stato.

 

 Una giornata segnata, a pochi chilometri di distanza, alla MF Acciai di Pontida da un altro operaio ucciso nella guerra del profitto. Travolto dal macchinario su cui stava operando’ è la cronaca laconica e complice dei media borghesi, per nascondere le condizioni di lavoro reali, per portare l’attenzione sull’aspetto tragico della morte, sempre pesantissima per le famiglie dei lavoratori colpiti, allontanando l’attenzione dai padroni, responsabili di tutti questi veri e propri crimini impuniti.

I morti sul lavoro in provincia di Bergamo, secondo le stime ufficiali nel 2023 sono già raddoppiati rispetto al 2022. E non serve certo l’indignazione a freddo, due ore formali di sciopero a fine turno indette per il 26 ottobre da Cgil Cisl Uil, lacrime di coccodrillo per chiedere ai padroni interventi e a copertura delle responsabilità che in in fabbrica hanno loro stessi, nelle condizioni di lavoro nocive e pericolose, dove la loro produttività, precarietà, e i salari ad incentivo (cosiddetto premio di produzione) sono tutto il contrario della difesa della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Questo infortunio possiamo dire che è parte della lotta del ‘20 ottobre’, perché è un nuovo doloroso allarme sulle condizioni di lavoro, dimostra e ricorda ancora una volta, come abbiamo portato alle portinerie in questi giorni, che nelle fabbriche e in tutti i posti di lavoro, sicurezza vuol dire l’intervento diretto e autorganizzato degli operai sulle linee, contro i ritmi selvaggi, la mancanza e i ritardi della manutenzione, vuol dire la rivolta contro le attuali condizioni di lavoro, gli infami accordi sindacali per la produttività, le intimidazioni e la repressione padronale.

E di come sia necessaria, per collegare e rafforzare questa battaglia nelle fabbriche e nei posti di lavoro, una RETE NAZIONALE, per la sicurezza nei posti di lavoro e nei territori.

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