martedì 16 giugno 2015

16 giugno - Sicurezza sul Lavoro. Il nuovo numero di Know Your Rghts



SICUREZZA SUL LAVORO! KNOW YOUR RIGHTS “LETTERE DAL FRONTE” DEL 15/06/15

Invio a seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di quelle mail che, tra le tante che ricevo, hanno come tema comune la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.

Marco Spezia
ingegnere e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Medicina Democratica
Progetto “Sicurezza sul lavoro! Know Your Rights”

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INDICE
Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
INCHIESTA DELLA PROCURA SU ASL FIRENZE: PERQUISITE SEI SEDI

AVOGADRO: APPALTO ITALTRANS

ILO: IL LAVORO È SEMPRE PIÙ PRECARIO

RICHIESTE ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PADERNESE

Basta morte sul lavoro bastamortesullavoro@domeus.it
LAVORARE CON L’AMIANTO: UNA DENUNCIA DAI LAVORATORI DELLA SELEZIONE DIFFERENZIATA DI TARANTO

Rete Nazionale Sicurezza bastamortesullavoro@gmail.com
GRAVISSIMO INFORTUNIO ALL’ILVA DI TARANTO

Slai Cobas per il Sindacato di Classe slaicobasta@gmail.com
TARANTO 16 GIUGNO: PRESIDIO AL TRIBUNALE CONTRO LA REPRESSIONE

Posta Resistenze posta@resistenze.org
CONTROLLO SOCIALE IN EUROPA: I LAVORI FINTI

Posta Resistenze posta@resistenze.org
L’OFFENSIVA REAZIONARIA NASCOSTA TRA LE RIGHE DEL DDL SULLA “BUONA SCUOLA”

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
PER IL 29 GIUGNO 2015: SESTO ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VIAREGGIO

BRUTALE AGGRESSIONE AI FERROVIERI

Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
E DOPO LA BELLA PRIMAVERA...


FINANZIERI ESPOSTI ALL’AMIANTO

Andrea Fioretti a.fiore@libero.it
LUNEDI’ 15 A ROMA MANIFESTAZIONE: BASTA APPALTI TRUFFA

Slai Cobas per il Sindacato di Classe slaicobasta@gmail.com
ILVA TARANTO DOLORE E RABBIA PER ALESSANDRO

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From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
To:
Sent: Thursday, June 04, 2015 11:22 PM
Subject: INCHIESTA DELLA PROCURA SU ASL FIRENZE: PERQUISITE SEI SEDI

Una giornata particolare: questa mattina di buon ora abbiamo ricevuto al mio servizio di prevenzione della ASL la visita dei NAS su mandato della Procura di Firenze.
Mi hanno chiesto delle mie inchieste di Malattia Professionale e ne hanno sequestrate due (a caso!).
Poi sono andati dai miei colleghi tecnici e ingegneri e hanno controllato tutti i verbali di sopralluogo nei cantieri.
Ambedue le azioni SONO TOTALMENTE INUTILI ai fini dell’inchiesta nella quale qualcuno di noi sarebbe accusato addirittura di falso ideologico, truffa e abuso di ufficio.
Domani torneranno a completare l’opera!!
Dissento completamente su tale modalità di svolgimento delle indagini (ovviamente i NAS non c’entrano niente, c’entra il Pubblico Ministero che li ha mandati)!
Gino Carpentiero
Sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica Firenze

INCHIESTA PROCURA SU ASL FIRENZE, PERQUISITE SEI SEDI
ACQUISITI DOCUMENTI SU SERVIZI PREVENZIONE IGIENE LUOGHI LAVORO
(ANSA) Firenze 04 giugno 2015
Perquisizioni dei carabinieri del NAS sono state eseguite questa mattina in 6 sedi della ASL 10 nel territorio di Firenze e provincia.
Secondo quanto spiegato in una nota dalla stessa ASL, i provvedimenti sarebbero scattati nell’ambito di una indagine della procura di Firenze, “nella quale si ipotizzano i reati in concorso di truffa e falso” a carico di ignoti.
I militari, precisa la ASL, hanno acquisito “documentazione informatica e cartacea relativa a numerosi procedimenti di varia natura condotti dai servizi di Prevenzione Igiene e Sicurezza Sul Lavoro (Pissl) del Dipartimento della prevenzione dell’Azienda”.
La direzione della ASL 10 ha fornito agli investigatori “tutta la collaborazione necessaria per raccogliere la vasta mole di documenti, compresa l’utilizzo di una stanza dove poter consultare il materiale”.
“Abbiamo fornito agli inquirenti tutta la collaborazione possibile” - afferma Paolo Morello Marchese, direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Firenze - “affinché possano accertare l’eventuale esistenza di reati commessi o, come io auspico, l’inconsistenza delle ipotesi investigative”.

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From: Paolo Dorigo paolo24101959@yahoo.it
To:
Sent: Thursday, June 04, 2015 11:45 PM
Subject: AVOGADRO: APPALTO ITALTRANS

Cobas FAO FEDERAZIONE AUTISTI OPERAI
federata SLAIPROLCOBAS
COMUNICATO DEL 04/06/15
Importante sconfitta della concertazione antioperaia nell’appalto Italtrans: alla Avogadro i lavoratori bocciano il “contratto di solidarietà” proposto dai confederali.
In data mercoledì 3 giugno 2015 presso la sede dell’associazione padronale FAI (Federazione Autotrasportatori Italiani) Bergamo a Orio al Serio, si svolgeva una assemblea convocata da FILT, FIT, UILT, per i lavoratori della Avogadro.
Alla assemblea veniva impedita la presenza, mediante ordini di servizio all’ultimo momento, a 7 dei nostri 10 iscritti compreso l’RSA.
Ciononostante, i nostri iscritti facevano valere le loro posizioni e all’assemblea su 26 voti validi dei 33 dipendenti autisti, 15 bocciavano l’accordo.
A parte il luogo certamente inusuale per una assemblea di lavoratori, la gravità del tentativo padronale sventato dal voto dei lavoratori, è rilevante, e positivo e dimostra quanto ancora sia irriducibile all’estinzione la maledetta “concertazione” combinata al di fuori e contro gli interessi primari dei lavoratori.
Questa Azienda si è posta sin dall’inizio della contestazione operaia (con la formazione al suo interno del Cobas FAO nel giugno 2013), in senso contrario ai diritti sindacali ed alle norme Costituzionali e dello Statuto dei lavoratori.
La contestazione del Cobas FAO ha riguardato sin dall’inizio la nullità di vecchissimi accordi territoriali di forfettizzazione prodotti dalla FAI Bergamo (di vari anni anche precedenti il CCNL trasporto merci spedizioni e logistica del 2008-2013).
Sin dall’inizio, nonostante all’epoca la nostra organizzazione sindacale avesse oltre il 60% dei lavoratori dell’Azienda tra i propri iscritti, la Avogadro, con l’assistenza della FAI Bergamo, non solo non pagavano le trattenute sindacali, ma nemmeno intendevano aprire trattative.
Sin dall’inizio il datore di lavoro otteneva la revoca di diverse deleghe sindacali, ma il Cobas FAO non si faceva eliminare e continuava la lotta, anche con scioperi e resistenza alle forme di abbassamento del reddito con discriminatori comportamenti e assegnazioni lavorative.
In seguito a questa posizione aziendale, si è giunti alla presentazione di vari ricorsi per differenze retributive stante non solo la nullità di questi accordi di forfettizzazione, ma anche per la notevole sproporzione tra le ore effettivamente lavorate ed il percepito.
Inoltre, a causa di questa situazione, si rendeva necessaria una denuncia inerente il superlavoro e le irregolarità, alle Autorità governative e ministeriali, che avrebbero poi incaricato il Ministero di procedere, secondo le notizie in nostro possesso, a recenti pesanti sanzioni. Di questa situazione abbiamo potuto discutere con le autorità ministeriali a Bergamo anche durante lo sciopero regionale che la nostra organizzazione sindacale ha convocato il 20 marzo 2015.
Uno degli aspetti fondamentali della nostra lotta sindacale è in tutto il settore del trasporto conto terzi e spedizionieri, la messa in discussione degli accordi sindacali di forfettizzazione legati al famigerato e ancora in vita 11 bis, ed alla ridicola definizione della “discontinuità” per lavoratori che operano anche per 15 ore al giorno, per 70 ore a settimana, per 300 ore al mese.
La smentita alla politica filo padronale dei contratti di solidarietà innestati sui contratti di forfettizzazione, già di per sé generosi con i padroni e lesivi e pericolosi della sicurezza sui posti di lavoro e nelle strade, è venuta ora chiara e forte da un Cobas FAO che è attivo e lotta da 2 anni per dignità e retribuzioni adeguate.

COORDINAMENTO NAZIONALE
Cobas FAO Federazione Autisti Operai
telefono: 041 56 00 258
fax. 041 56 25 372
posta elettronica certificata: fao@servicepec.it

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From: Lavoro&Politica lavoro&politica@partito-lavoro.it
To:
Sent: Friday, June 05, 2015 11:22 PM
Subject: ILO: IL LAVORO È SEMPRE PIÙ PRECARIO

Secondo il World Employment Social Outlook dell’ILO (International Labour Organization), il lavoro manca e quello che c’è perde qualità alimentando informalità e precarietà.
Pochi lavori, più precari e peggio retribuiti: è questa l’immagine del mondo del lavoro che fornisce l’ultimo rapporto dell’ILO reso pubblico il 19 maggio. Le relazioni di lavoro cambiano delineando un allontanamento dalle “tradizionali” forme di lavoro salariato di fine secolo con lavoratori dipendenti che percepiscono un salario in cambio della prestazione della propria manodopera tendenzialmente a tempo pieno e per tutta la vita.
Rispetto alla media mondiale del 50% di lavoro dipendente sul totale dell’occupazione nel 2014, EU e Paesi sviluppati si collocano al di sopra con circa l’80%, l’America Latina e il Nord Africa con il 60%. Al di sotto della media mondiale, il Sud est asiatico (35%), l’Asia meridionale e l’Africa sub-sahariana con meno del 25% di lavoro dipendente sul totale degli occupati.
Ma ciò che allarma è la visione dinamica degli stessi dati che evidenzia trend negativi per il lavoro dipendente, soprattutto per i paesi cosiddetti avanzati. In questi ultimi, l’incidenza del lavoro dipendente diminuisce a favore di nuove forme di lavoro di tipo autonomo al di fuori del tradizionale schema “datore di lavoro-lavoratore”.
Restringendo poi lo sguardo al lavoro salariato, meno del 40% dei lavoratori dipendenti ha un contratto a tempo pieno e indeterminato, il restante 60% vanta contratti a tempo determinato o part time e, fra questi ultimi, le donne hanno una larga rappresentanza.
Oltre un quarto del lavoro part-time è inoltre di natura involontaria (29,2% nel 2013), ovvero rappresenta una “scelta forzata” in mancanza di opportunità lavorative a tempo pieno. I dati sulla natura del contratto di lavoro non sono meno confortanti soprattutto su scala mondiale.
Nei paesi ricchi il contratto a tempo indeterminato riguarda i tre quarti degli occupati, ma meno del 20% dei lavoratori dei paesi a medio reddito e meno del 6% nei paesi a basso reddito. Per quanto il lavoro senza tutele contrattuali sia geograficamente influenzato da America latina e Africa, anche i cosiddetti paesi avanzati registrano un declino del contratto a tempo indeterminato dall’84,6% all’83,4% corrispondente ad un incremento di coloro che lavorano senza alcun tipo di contratto soprattutto nell’ambito di una precaria autoimprenditorialità.
La ristrutturazione del modello occupazionale standard verso maggiore precarietà in termini contrattuali e di orario di lavoro si ripercuote su una maggiore disuguale ripartizione dei redditi alimentando il circolo vizioso di bassa domanda aggregata, crescita modesta e scarsa occupazione soprattutto nel periodo postcrisi.
Secondo il World Employment Social Outlook dell’ILO, il lavoro manca e quello che c’è perde qualità alimentando informalità e precarietà. Fra i motori del cambiamento occupazionale, un ruolo importante è svolto dalle cosiddette catene del valore, ovvero dall’integrazione internazionale dei mercati che ha portato i paesi a specializzarsi in diversi punti delle catene internazionali del valore. Il numero dei lavori relazionati con queste ultime all’interno di un processo di frammentazione internazionale della produzione è rapidamente aumentato negli ultimi decenni, sia in termini assoluti che come quota dell’occupazione totale. I cosiddetti lavori legati alle catene del valore rappresentano nel 2014 il 20,6% dell’occupazione totale, segnando un aumento di quattro punti percentuali rispetto al 1995. Una parziale battuta d’arresto si è registrata nel biennio 2007-2008 soprattutto nei paesi emergenti con la crisi del settore trasporti e macchinari, e la maggiore disponibilità di input domestici per alcuni paesi come la Cina.
Nonostante ciò, un’importante quota di lavori legati alle catene del valore è concentrata nel settore dei servizi dei paesi avanzati che ha dimostrato una maggiore resilienza rispetto al manifatturiero duramente colpito dalla crisi del 2008.
La letteratura economica ed empirica sulle relazioni offshoring/outsourcing e qualità del lavoro è ampia, e nel mare magnum delle stime di impatto, ciò che emerge con chiarezza è l’importanza del posizionamento del paese in termini settoriali all’interno delle catene del valore. Ovvero, dimmi cosa produci e ti dirò che occupazione hai.
La specializzazione del paese in settori “knowledge intensive” risulta strategica ed è relazionata a occupazioni qualificate e mediamente meglio retribuite. Al contrario, la specializzazione produttiva di molti paesi emergenti e in via di sviluppo, ma anche di aree periferiche degli stessi paesi avanzati (si veda il Sud dell’Europa) verso le part basse delle catene del valore è sovente relazionata a scarsa qualità dell’occupazione e maggiore vulnerabilità sui mercati internazionali.
La mancanza di politiche industriali adeguate porta ad un pattern di specializzazione settoriale incentrato su una mera competizione di costo, essenzialmente del lavoro, che si ripercuote su minore occupazione, bassi salari e maggiore disuguaglianza.
Da questo punto di vista la scelta di adeguate politiche industriali volte all’irrobustimento di una specializzazione settoriale ad alto valore aggiunto e tecnologicamente rilevante risulta fondamentale soprattutto in termini occupazionali. La partecipazione alle catene internazionali del valore è fondamentale in termini di creazione di posti di lavoro. In alcuni casi si associa ad una maggiore produttività del lavoro stesso in virtù dei cosiddetti technology spillovers che favoriscono l’interscambio di conoscenze e tecnologie fra paesi.
Tuttavia, come ciò si ripercuota sul modo del lavoro non è affatto scontato. In particolare, gli ultimi dati diffusi dalla stessa ILO dimostrano una caduta della quota dei salari, cosiddetta “labour share”, a favore dei profitti.
In definitiva ancora una volta, decidere i pattern del cambiamento occupazionale in Europa e nel mondo è una scelta in primis politica e istituzionale che riguarda la selezione di politiche industriali adeguate, la gestione del rapporto capitale-lavoro in termini distributivi, e non ultimo, la pianificazione del lavoro. In tal senso, dovremmo forse passare dall’ottica del lavoro che manca a quella del lavoro meglio ripartito soprattutto in virtù delle tecnologie adottate che dovrebbero essere pensate a servizio dell’umanità piuttosto che a detrimento dei lavoratori.

di Valerio Cirillo
da sbilanciamoci.info

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From: AIEA Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
To:
Sent: Saturday, June 06, 2015 11:06 PM
Subject: RICHIESTE ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PADERNESE

Buonasera
vi invio per conoscenza le richieste che l’Associazione Italiana Esposi Amianto di Paderno sul Dugnano ha inviato all’Amministrazione Comunale padernese per affrontare il problema amianto sul territorio.
Grazie e cordiali saluti
Lorena Tacco

Ogni anno in Italia muoiono 4.000 persone per malattie asbesto correlate, con 15.000 casi di mesotelioma maligno, malattie per le quali ancora oggi non esiste una cura.
Dai dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche e INAIL si stima che esisterebbero 32 milioni di tonnellate di amianto da bonificare distribuite su una superficie di 75.000 ettari di territorio.
Nel 1992 l’amianto è stato messo al bando ma poco o niente si è fatto per affrontare in modo adeguato il grave ed enorme problema della bonifica.
La Legge 257/92 prevedeva che fossero approvati i Piani Regionali Amianto entro 180 giorni dalla sua pubblicazione, ma solo alcune regioni lo hanno approvato; fra queste la Lombardia.
Il primo obiettivo del PRAL (Piano Regionale Amianto Lombardia) è il censimento dei manufatti in amianto sul territorio regionale per realizzare una mappatura e avere così una dimensione del rischio per poter intervenire prima nei casi di maggior deterioramento.
L’obiettivo finale è la bonifica entro il 2016 e siamo in grave ritardo.
La regione Lombardia nel 2007 ha effettuato una mappatura georeferenziata che ha rilevato 2.700.000 metri cubi di coperture in cemento amianto pari a 80 kilometri quadrati, sono comunque cifre approssimative che non tengono conto dell’amianto friabile, delle tubature, delle pavimentazioni, degli isolamenti ecc.
Ad oggi solo il 16% dei manufatti sul territorio regionale è stato bonificato.
Paderno Dugnano è rientrata nella mappatura georeferenziata della regione, i dati sono i seguenti:
-         superficie comunale mappata: 88%
-         rilevati poligoni in cemento amianto : 309 (pari ad una dimensione di 240.000 metri quadri), per un volume stimato di circa 8.000 metri cubi.
Si tratta di manufatti in cemento amianto relativi a coperture visibili dall’alto. Non è dato sapere quanti altri manufatti esistano effettivamente (tubature, rivestimenti ecc.)
Nel 2012 la regione Lombardia ha effettuato un’altra mappatura con il satellite su tutto il territorio regionale, eseguendo una comparazione con quella eseguita nel 2007 soltanto però sui 4 cantoni già mappati:
Sono trascorsi tre anni e quindi alcune situazioni sono state bonificate, mentre mancano ancora alcuni siti.
La Regione Lombardia nel suo recente report evidenzia il pauroso ritardo della mappatura amianto da parte di molti comuni. Le mappature pervenute rilevano un numero inferiore di amianto censito rispetto a quello rilevato dal telerilevamento del 2007 (1.500.000 metri cubi in meno).
La mappatura amianto realizzata dal nostro comune non è aggiornata e non chiarisce lo stato e la qualità dei manufatti che di giorno in giorno continuano a degradarsi.
La relazione del dottor Chiappino (Clinica del lavoro di Milano) del 1991 intitolata “La erosione delle coperture in cemento amianto: una importante sorgente di inquinamento ambientale “ riporta questi dati:
“Lo studio microscopico di campioni di coperture in cemento amianto esposti agli agenti atmosferici per tempi variabili da 2 mesi a oltre 15 anni ha dimostrato che fenomeni corrosivi con liberazione di fibre iniziano dopo pochi mesi, sono abbastanza evidenti dopo pochi anni e divengono imponenti tra 5 e 10 anni. Le piogge acide costituiscono il principale fattore di deterioramento delle superfici. In base ai risultati della ricerca le coperture in cemento amianto debbono essere considerate importanti fonti di inquinamento da amianto dell’ambiente di vita anche in considerazione della loro grande estensione negli ambienti industriali, residenziali e agricoli. Nel valutare la opportunità di un trattamento delle superfici con composti incapsulanti, resistenti agli agenti atmosferici, deve essere data priorità alle coperture che alla indagine microscopica risultano maggiormente alterate e più ricche di crocidolite. La crocidolite o amianto blu è ben identificabile in microscopia ottica in quanto i fasci di fibre incorporati nel cemento sono per la massima parte di dimensioni tali da essere facilmente visibili”.
Abbiamo preso a campione alcuni siti in amianto nel nostro territorio, da quelli di dimensioni maggiori a quelli più piccoli. Li abbiamo fotografati, e abbiamo constatato uno stato di degrado veramente preoccupante per la salute.
Inoltre abbiamo visto che molti siti non sono ancora stati censiti, a partire dall’ISPRA la fabbrica in via Galileo Galilei che produceva le macchine per fare l’eternit.
Sulla mappa non è segnalata e invece dovrebbe essere la priorità nelle ingiunzioni di bonifica, proprio per quello che rappresenta, oltre ad essere un pericolo per la salute pubblica è stata la causa di morte e di malattie di molte persone che vi hanno lavorato e degli abitanti dei luoghi circostanti.
Altro esempio la “Metalli Preziosi” una fabbrica ormai abbandonata, in condizioni disastrose, che sta producendo i primi effetti dell’esposizione all’amianto, infatti abbiamo due lavoratori deceduti a causa del mesotelioma pleurico ed un caso di fibrosi.
Chi bonificherà questo sito che dista pochi metri dalla nuova scuola materna?
Per realizzare il censimento il PRAL prevede l’invio del modulo NA/1 a tutti i proprietari da parte dei Comuni. Il modulo NA/1 va compilato dai proprietari e riconsegnato al Comune che raccolgono le autonotifiche per realizzare ed aggiornare la mappa.
Nel 2013 la Regione Lombardia ha approvato una delibera che prevede sanzioni per chi non notifica di avere un manufatto in amianto (la numero IX/4777 del 30/01/13). Le sanzioni hanno incrementato un numero notevole di autonotifiche.
Viste le premesse chiediamo quindi all’Amministrazione Comunale di:
-         impegnarsi a ultimare in tempi brevi il censimento amianto adempiendo alle Direttive del PRAL, promuovendo svariate iniziative di informazione ai cittadini sulla pericolosità dell’esposizione alle fibre di amianto, ma soprattutto inviando il modulo di autonotifica NA/1 a tutti i capifamiglia allegando il Decreto con le sanzioni: in questo modo si otterranno maggiori segnalazioni;
-         vengano richieste le valutazioni dello stato di conservazione dei manufatti;
-         che ci sia una raccolta ed elaborazione dei dati dal censimento, una suddivisione tra zone industriali e residenziali ecc. (come da esempio del lavoro svolto nel comune di Varedo);
-         che se ci siano interventi sostitutivi in caso di pericolo per la salute pubblica (previsti dal PRAL) il comune potrà rivalersi sul proprietario;
-         eseguire lo smaltimento di piccoli manufatti che altrimenti potrebbero essere abbandonati sul territorio causando un pericolo per la salute di tutti e diventando comunque una spesa forse maggiore da sostenere;
-         controllo delle reti idriche se esiste presenza di amianto, perché dagli ultimi studi si evince che anche l’ingestione di acqua contenente fibre provenienti da tubature in amianto stata riconosciuta rischiosa per la salute e possono provocare malattie mortali anche dopo decenni dalla loro ingestione;
-         che si sigli una convenzione per favorire le attività di bonifica;
-         che si sigli una convenzione con le banche ad un tasso pari allo 0,01% per prestiti finalizzati ad attività di bonifica;
-         l’apertura di uno sportello amianto, sicurezza e qualità della vita, che svolgerà un lavoro in sinergia con ASL e forze dell’ordine: ogni cittadino potrà rivolgersi allo sportello per avere tutte le informazioni; lo sportello dovrà dare assistenza ai lavoratori, alle aziende e ai cittadini in merito alle norme relative alla salute e sicurezza per la prevenzione delle malattie professionali (come l’amianto), per gli incidenti sul lavoro, domestici, stradali ecc.;
-         che si crei una Task Force pronta a intervenire urgentemente nei casi di denuncia per infrazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e sul territorio.
Con forza chiediamo inoltre che venga realizzata una MAPPATURA EPIDEMIOLOGICA.
Il Sindaco è la massima autorità sanitaria ed è quindi responsabile, insieme al Consiglio Comunale, della condizione sanitaria della popolazione del suo territorio.
Non è possibile per un normale cittadino o associazione chiedere alla ASL informazioni sulle patologie presenti sul territorio.
Il Sindaco invece lo può fare, ne ha il diritto!
E’ giusto quindi che si muova in questa direzione, e dopo aver avuto i dati relativi, non solo alle patologie dell’amianto, ma anche a tutte le altre patologie tumorali, è giusto che istituisca una mappa epidemiologica suddividendo il territorio in zone per evidenziare quali pericoli esistano per la salute dei cittadini e dei lavoratori nel comune a seconda delle varie tipologie industriali, perché nel nostro territorio abbiamo avuto casi molto gravi: Ispra, Metalli preziosi, ma anche Tonolli oggi Ecobat, Eureco, ecc.
Il PRAL prevede l’obbligo di bonifica di tutti i siti pubblici, il tetto del cimitero di Paderno centro non è stato bonificato, ma solo ricoperto e non sigillato. Bisogna quindi provvedere a bonificare togliendolo definitivamente.
La nostra Associazione intende collaborare con l’Amministrazione in merito a tutte le questioni che riguardano il problema amianto sui temi dell’informazione e sulla realizzazione della mappatura amianto, restiamo quindi a disposizione per ogni eventuale richiesta.

Associazione Italiana Esposti Amianto & Ban Asbestos Network
via dei Carracci, 2
20149 Milano
telefono: 02 49 84 678
fax 02 48 01 46 80

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From: Basta morte sul lavoro bastamortesullavoro@domeus.it
To:
Sent: Monday, June 08, 2015 5:45 PM
Subject: LAVORARE CON L’AMIANTO: UNA DENUNCIA DAI LAVORATORI DELLA SELEZIONE DIFFERENZIATA DI TARANTO

A seguire riportiamo il racconto da parte del RLS Slai Cobas SC su quanto è accaduto sabato alla azienda di igiene ambientale Pasquinelli AMIU di Taranto, dove per l’ennesima volta i lavoratori hanno trovato l’amianto tra i rifiuti da smaltire.
Dal raccolto emerge anche la necessità di respingere posizioni aziendaliste presenti anche tra gli operai: svendere la salute è svendere i diritti dei lavoratori anche nella difesa dei posti di lavoro.

DAL RLS SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
Sabato mattina durante il secondo turno, dalle 12 alle 18 gli operai al lavoro sul nastro di selezione della raccolta differenziata si sono visti arrivare un sacchetto, di quelli contenente cemento in polvere che si trovano in commercio, pieno zeppo di materiale di amianto e nello specifico cocci di tubazioni per le acque reflue che si trovano ancora in alcuni edifici.
A quel punto accertata la grave presenza di amianto sbriciolato abbiamo fermato e lasciato immediatamente la zona contaminata eseguendo tutte le procedure del caso, quindi avvisando i preposti AMIU e la Cooperativa “L’Ancora”.
I lavoratori, fermato il nastro per amianto e allontanati dalla zona, sono stati impiegati in altre mansioni, al di fuori cioè all’esterno del capannone di selezione, finendo così tutto il turno e non rimettendoci in prima persona come si è verificato in passato dove si sono visti togliere giorni di ferie e ore di permesso ingiustamente, perché laddove c’è un errore o una grave incuranza è inammissibile che questa si faccia ricadere sui lavoratori che già ci rimettono con la propria salute.
Sì, perché questa dell’amianto sta diventando quasi una normalità...
Ma non per noi!
Gli operai in una breve assemblea hanno deciso che comunque oggi lunedì 8 giugno ci saremmo normalmente recati a lavoro eseguendo i turni; tutto questo mentre l’AMIU e la Cooperativa “L’Ancora” fanno botta e risposta con letterine dove ognuno sottolinea gli altrui limiti e responsabilità, scaricando di fatto sui lavoratori, dimenticando che stiamo parlando di persone non cose.
C’è da dire inoltre che la ditta che dovrebbe essere intervenuta per la bonifica fino alle ore 18 di sabato non si è vista come neppure questa mattina lunedì 8 giugno. Perciò è facile presumere che l’amianto lì era e lì è rimasto cioè in bella vista e in mezzo a cumuli di multimateriale e dato che c’era anche materiale sbriciolato, lasciamo immaginare come si sia nel frattempo sparso per bene nell’ambiente.
Noi lavoratori Slai Cobas a tutto questo non ci stiamo e non sarà certo con il ricatto occupazionale che ci intimidiranno. Nessuno pensi che si possano usare le persone come cavie perché voglio ricordare a chi gioca sulla nostra pelle che ci sono lavoratori che si sono punti fino al mese scorso con siringhe infette; per non parlare di tutto il resto di materiale pericoloso che arriva e dobbiamo manipolare.
Perciò si facciano i dovuti passi. L’automazione dell’impianto, l’ammodernamento o, come gira voce ultimamente di cedere da parte dell’AMIU la raccolta e selezione della differenziata a una azienda privata, noi diciamo: ben vengano queste cose, ma nessuno tocchi i lavoratori che danno e continuano a dare e a svolgere professionalmente il loro lavoro tra mille difficoltà e non piegando la testa di fronte a nessun ricatto, anzi sollevando di non poco la produzione se proprio vogliamo dirla tutta...
Si pensi piuttosto a un progetto serio di raccolta differenziata porta a porta per la città istituendo da subito un terzo turno di lavoro perché il carico è abnorme per soli due turni e intanto i silos traboccano di multimateriale (e non è ancora partita la raccolta nei quartieri Paolo Sesto-Tamburi...).
D’altra parte però c’è da dire che tutta questa situazione evidenzia ancora di più le posizioni aziendaliste di una parte di operai (naturalmente non lavoratori Slai Cobas), posizione molto sbagliata che va in netto contrasto con quello che è una linea sindacale di reale difesa dei lavoratori, intrapresa dai lavoratori Slai Cobas su salute e sicurezza.
Questa parte di operai, invece, piegandosi accettano ogni sorta di condizione lavorativa anche pericolosa come lavorare tranquillamente in presenza di amianto. A questo si aggiunge l’azione “persuasiva” che alcuni operai/e tentano di fare nei confronti di altri operai, intimidendoli dicendo che “se si continua a fermare il nastro per l’amianto presto saremo tutti in mezzo a una strada e voi con contratto a termine sarete i primi”.
Ebbene, questa è una grande stupidaggine, perché non è rivendicando un sacrosanto diritto alla salute e sicurezza che si può e si deve essere licenziati, sennò siamo all’inverosimile. In questa maniera si aiuta solo la divisione degli operai, illudendosi di “entrare nelle grazie” del padrone che pensa solo ai suoi interessi.
Naturalmente noi non ci facciamo intimidire e respingiamo ogni tentativo di divisione.

Francesco Balestra
RLS Slai cobas Pasquinelli
Taranto 08/06/2015

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From: Rete Nazionale Sicurezza bastamortesullavoro@gmail.com
Sent: Tuesday, June 9, 2015 8:39 AM
To:
Subject: GRAVISSIMO INFORTUNIO ALL’ILVA DI TARANTO

GRAVISSIMO INFORTUNIO ALL’ILVA DI TARANTO: OPERAIO USTIONATO NEL 90% DEL CORPO
Al Policlinico di Bari è ricoverato in rianimazione con ustioni sul 90% del corpo, l’operaio dell’ILVA Alessandro Morricella, 30enne di Martina Franca, investito nel pomeriggio di ieri da un getto di ghisa incandescente mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’Altoforno 2 dello stabilimento siderurgico di Taranto.
In un primo momento era stato condotto dall’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Poi, per l’aggravarsi delle sue condizioni, è stato trasportato al Policlinico di Bari.
L’operaio era stato investito da un getto di ghisa incandescente mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’Altoforno 2 dello stabilimento siderurgico di Taranto.
Morricella è un addetto al controllo della temperatura della ghisa che è schizzata dal foro di colata e lo ha investito provocandogli ustioni di terzo grado.
Oggi come ieri, anche peggio di ieri, gli operai dell’ILVA rischiano la vita. Fabbrica privata o sotto gestione dello Stato, per la sicurezza degli operai non cambia nulla.
I commissari più che rilascio di dichiarazioni, ora rassicuranti, ora subito smentite da allarmismi, non si interessano delle condizioni concrete, quotidiane che vivono gli operai e che da tempo sono ancora peggiorate; la prima “messa in sicurezza” (come lo Slai Cobas per il Sindacato di Classe dice da tempo) era ed è quella degli operai, ma i commissari, il governo, il mondo padronale pensa solo a salvaguardare la produzione e il mercato dell’acciaio.
Gli operai devono rompere questa pericolosa “tranquillità”, che da troppo tempo si vive in fabbrica nonostante altri precedenti infortuni, contratti di solidarietà, stipendi tagliati, continua incertezza sul futuro.

09/09/15
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto
cellulare: 347 11 02 638

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From: Slai Cobas per il Sindacato di Classe slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Friday, June 12, 2015 7:56 AM
Subject: TARANTO 16 GIUGNO: PRESIDIO AL TRIBUNALE CONTRO LA REPRESSIONE

Oggi riprendono i processi contro la lotta dei disoccupati organizzati dello Slai Cobas.
Chi nega il lavoro Stefano, giunta comunale, provincia, regione, padroni, istituzioni è libero e franco; chi usa il lavoro come ricatto per far accettare morti sul lavoro e inquinamento, se la cava con niente; chi dà e promette il lavoro in cambio di voti viene eletto; chi lotta per un lavoro, un reddito una casa, un diritto viene processato e spesso condannato!
Non lo accetteremo mai e non ci intimidirete mai!
Presidi di informazione e denuncia il 16 giugno presso il Tribunale in via Marche alle ore 9.30.
Il 19 giugno giornata di lotta contro la repressione a Taranto, in Italia, nel mondo
in solidarietà con tutti i prigionieri politici nelle carceri italiane e nel mondo
manifestazione e assemblea cittadina.

Disoccupati organizzati
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto
via Rintone 22 Taranto
cellulare 347 53 01 704
slaicobasta@gmail.com

Soccorso Rosso Proletario
cellulare 347 11 02 638
srpitalia@gmail.com

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, June 11, 2015 2:47 AM
Subject: CONTROLLO SOCIALE IN EUROPA: I LAVORI FINTI

Mentre l’economia in Europa incancrenisce, il New York Times riporta che le schiere di disoccupati europei trovano sollievo in una curiosa economia parallela popolata di migliaia di fittizie occupazioni conosciute come “imprese di praticantato”.
Questo universo alternativo non produce attualmente beni o servizi tangibili, piuttosto offre a persone senza reddito una routine di strutturazione e connessione personale. Sebbene la partecipazione in questo fittizio mercato del lavoro possa offrire qualche sollievo a un livello superficiale, chi sa guardare in profondità vi scopre i tentacoli del controllo sociale.
Originariamente progettate per offrire tirocinio al lavoro all’indomani della seconda guerra mondiale, queste simulazioni commerciali di massa sono adesso sfruttate per gestire la disoccupazione di lungo periodo, la quale interessa più della metà di quelli che sono attualmente senza lavoro nell’UE. L’idea di base è quella di impedire che le persone si sentano isolate o depresse, dandogli un posto dove possano impiegare il tempo in modo simile a quello di un normale lavoro.
Questo è il tipo di conforto fornito da questi modelli familiaristici. Se non riesci a mettere insieme una vita attraverso un contratto precario sottopagato nel mondo reale, potresti salvare le apparenze lavorando per un padrone che fa finta di pagarti mentre il tuo stomaco brontola.
A un certo punto, nell’articolo del Times si descrive uno scenario ai confini col bispensiero orwelliano quando una donna chiede ai suoi colleghi di lavoro fittizio: “Qual è la nostra strategia per migliorare la redditività?”.
Come ha esclamato Patricia Routledge: piove sul bagnato.
Sebbene i difensori di queste iniziative contestino che questi posti di lavoro finti aiutino a conservare la professionalità e la fiducia in sé stessi, è importante comunque sottolineare che questa strategia si limita a curare i soli sintomi. La maggior parte delle persone non comincia a farsi domande importanti sino a quando la catastrofe non li colpisce e il mondo smette di avere un senso. Tenendo i disoccupati impegnati con qualcosa di professionale come criceti che girano la ruota si può distrarli dal riflettere su questioni per loro più fondamentali e dal porre in discussione i fondamenti della società in cui vivono.
Barbara Ehrenreich, l’autrice di Nickel and Dimed:
intelligentemente definisce questa terapia del finto lavoro come un esercizio sull’esclusione.
“Il primo passo, come in ogni programma in 12 stadi, è superare l’esclusione. Cercare lavoro non è un lavoro; riqualificarsi non è la panacea. Potrai essere più povero di quanto tu non lo sia stato mai, ma puoi essere pure più libero di esprimere rabbia ed ansia, di sognare e creare, di stare insieme agli altri e collaborare per la creazione di un mondo migliore”.
Celebrità come Oprah Winfrey predicano un miopico vangelo di automiglioramento, una narrativa che difende il cambiamento individuale mentre le questioni più globali e importanti vengono interamente ignorate. I plutocrati ipocritamente ragliano che “la loro ricchezza è la loro virtù” sulla scia del crollo del 2006, uno dei più massicci trasferimenti di ricchezza senza precedenti (dalle tasche dei poveri nelle loro).
Essi hanno la faccia tosta di colpevolizzare le vittime della crisi economica di cui sono responsabili della disoccupazione in cui si trovano da loro stessi creata e nel contempo richiedono l’austerità come rimedio.
Non fanno però caso ai miliardari che violano sistematicamente le leggi o all’anziano uomo greco Dimitris Christoulas che ha scelto il suicidio piuttosto che sopportare la miseria.
Piuttosto che fronteggiare la minaccia di un’insurrezione sociale, la classe dirigente preferirebbe che i disoccupati rimangano diligentemente sul tapis roulant del lavoro col naso incollato alla macchina, e che restino all’interno del programma.
Perchè facendo questo il lavoratori offrono la loro tacita acquiescenza ai rapporti sociali politici ed economici esistenti. Diversamente agendo, si potrebbe dare alle sporche masse l’opportunità di organizzarsi e considerare alternative sociali.
Per la ricca gente dello 0,1% questo potrebbe essere veramente pericoloso.

07/06/15
Bill Blunden
Counter Punch
Traduzione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, June 11, 2015 2:47 AM
Subject: L’OFFENSIVA REAZIONARIA NASCOSTA TRA LE RIGHE DEL DDL SULLA “BUONA SCUOLA”

Questa è la storia di un comma, anzi no: è la storia del sottopunto 2.2, del sottopunto 2, del sottopunto b, del comma 2, dell’articolo 22 del Disegno Di Legge 1934.
Chiaro? Lo sarà tra pochissimo. La Storia, a volte, non cammina lungo i grandi viali alberati: passa per i vicoli, i tetti, a volte anche le fogne.
Lo fa, soprattutto, quando non vuole essere scoperta subito, quando vuole passare inosservata mentre il mondo intorno crede che nulla stia cambiando.
In questi anni, a tramare nell’ombra sono sempre più spesso coloro che vogliono riportare indietro le lancette della Storia: il governo Renzi non è da meno.
Col Jobs Act e la cancellazione dell’articolo 18 i lavoratori sono stati costretti a entrare in una brutta Delorean (la macchina del tempo del film “Ritorno al futuro”) che li ha riportati al 21 aprile 1927, data dell’approvazione della fascistissima “Carta del Lavoro”, che stabiliva, come oggi, il diritto dei padroni a licenziare pisciando in mano ai lavoratori.
Col Disegno Di Legge sulla cosiddetta “Buona Scuola”, il viaggio indietro nel tempo porta fino al 2 Giugno 1923, data della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della cosiddetta “Riforma Gentile”, il cui articolo 27 dava, come oggi, pieni poteri ai presidi nella scelta dei docenti per gli incarichi di insegnamento.
Che significa? Significa che senza dichiarazioni pubbliche, senza scontro frontale coi sindacati, senza petizioni di principio il Governo cancella, in un attimo, il Contratto Nazionale di Lavoro per il Pubblico Impiego, tornando almeno a prima del 2001.
Novità assoluta? No! Ci aveva già pensato Brunetta, con la Legge 15/09, a ridimensionare notevolmente il campo d’azione della contrattazione, stabilendo che tutto ciò che riguardava l’organizzazione del lavoro era escluso dalla discussione con la controparte.
Si conferma dunque, anche nella riforma della scuola, l’offensiva reazionaria e autoritaria in atto nella società: la cancellazione de facto della contrattazione va in questa direzione.
Si confermano, però, anche le lotte: lo sciopero del 5 è stato quasi totale, la scelta comunicativa della lavagna di Renzi un flop clamoroso, il voto alle regionali ha sancito la disaffezione e altre sorprese bisogna aspettarsi dallo sciopero degli scrutini.
Insomma: possono scegliere la cloaca più oscura, ma ci sarà sempre qualcuno a stanarli.
Non vincono, non vinceranno!

05/06/15
Clash City Workers

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, June 12, 2015 1:06 AM
Subject: PER IL 29 GIUGNO 2015: SESTO ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VIAREGGIO

Per tutto un mese (dal 29 maggio al 29 giugno 2015), le Associazione del volontariato promuovono iniziative della memoria e della solidarietà: tornei di calcio, ciclopedalate, motoraduni, mostre, ecc. per ricordare le 32 Vittime della strage ferroviaria di Viareggio, le 14 Vittime di Cardoso in Versilia (alluvione 19 giugno 1996), le 140 Vittime del Moby Prince (Livorno, 10 aprile 1991), le 32 Vittime della Costa Concordia (Giglio, 13 gennaio 2012).
Mercoledì 17 giugno alle ore 21.15 si terrà una riunione generale di Assemblea 29 Giugno con i familiari al dopolavoro ferroviario (DLF) per discutere della preparazione e dell’informazione del 29 giugno, della mostra “Incancellabile”, delle iniziative in corso fino al 29 giugno.
Lunedì 29 giugno, lo stesso giorno della settimana, si svolge il 6° anniversario della strage “Noi non dimentichiamo” con il seguente programma:
-         ore 11.00 - Messa presso il Cimitero celebrata dall’Arcivescovo di Lucca, Italo Castellani;
-         ore 16.30 - Incontro dibattito con i Comitati e le Associazioni di altre stragi avvenute nel nostro paese presso il Comune;
-         ore 19.00 - Buffet della solidarietà;
-         ore 20.30 - Appuntamento in via Ponchielli (luogo della strage) per il corteo per la città;
-         ore 23.00 - Interventi e proiezione del cortometraggio “Ovunque proteggi”;
-         ore 23.49 - lettura dei nomi delle 32 Vittime.

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From: Ancora in Marcia redazione@ancorainmainmarcia.it
To:
Sent: Friday, June 12, 2015 1:48 PM
Subject: BRUTALE AGGRESSIONE AI FERROVIERI

Ieri sera (giovedì 11 giugno) due nostri colleghi hanno subito una brutale aggressione.
Nella stazione del Passante di Milano Villapizzone il capotreno, dopo aver invano chiesto il biglietto a un gruppo di viaggiatori, è stato da costoro assalito; uno degli aggressori lo ha addirittura colpito con una lama, sembrerebbe di un “machete”.
Un capotreno fuori servizio, intervenuto per dare aiuto al collega in difficoltà, è stato a sua volta colpito, in testa; è intervenuto anche il macchinista del treno.
I due capitreno sono stati ricoverati con codice rosso; quello colpito col machete rischia addirittura l’amputazione del braccio.
Questo fatto rappresenta l’ennesimo episodio in cui personale ferroviario subisce aggressioni mentre nient’altro sta facendo che svolgendo le proprie mansioni.
Innanzitutto esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi coinvolti.
Condanniamo sicuramente l’episodio di violenza pura e anche premeditata, esprimendo il nostro massimo disprezzo verso chi va in giro pronto a commettere brutalità di questo tipo, come se vivessimo nel “Far West”.
Esprimiamo però anche tutto il nostro dissenso nei confronti delle imprese ferroviarie, che non investono quanto dovrebbero in sicurezza, per i viaggiatori e per i dipendenti, se non in forme puramente d’immagine.
Le stesse imprese hanno nell’ultimo decennio anche ridotto all’eccesso il personale, lasciando i lavoratori dell’esercizio il più delle volte soli, e allo sbando in ogni situazione di emergenza.
Si succedono amministratori e manager vari, pluristipendiati nei loro lussuosi palazzi, mentre i lavoratori “in prima linea”, le cui condizioni di lavoro sono in continuo aggravamento, si trovano a rischiare la vita per fare il proprio lavoro.
Oggi [12 giugno] i treni della Lombardia si fermeranno dalle ore 12.00 alle 12.15 per esprimere solidarietà ai colleghi di Villapizzone, e come segno di protesta per i continui episodi di vandalismo e di violenza.
Invitiamo i sindacati, quantomeno quelli di base, a prendere opportune e anche drastiche iniziative a tutela dei lavoratori.

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From: Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
To:
Sent: Friday, June 12, 2015 6:11 PM
Subject: E DOPO LA BELLA PRIMAVERA...

Car* Tutt*,
vi avevamo promesso una bella primavera con Voci e così è stato: abbiamo raccontato di nuove famiglie in marzo, celebrato la Liberazione al fianco dei migranti e ricevendo un riconoscimento fantastico a Casa Cervi per il settantesimo, abbiamo raccontato di amianto in maggio alla libreria Labirinto, a metà mese in quel di Bologna come ospiti e marciato ad Alessandria contro le devastazioni ambientali del Terzo Valico, infine in giugno siamo tornati a Genova 2001 con una gran bella serata al Parco del Po.
Ora, logicamente, tocca all’estate, che non è quella roba stereotipata fatta di città deserte e ciabatte infradito, per noi significa strade, piazze e raduni sempre in un’ottica di difesa di Diritti e Salute e contro ogni forma di discriminazione, ma ve ne parleremo prossimamente.
Per adesso vi consigliamo di fare un giro nel sempre aggiornato sito di Voci della Memoria: foto, articoli che parlano di noi, prossimi appuntamenti; c’è tutto, insomma, per tenere sempre ben allenata la vostra Memoria (recente e non) in vista dei nuovi impegni che ci attendono.

Associazione Voci della Memoria

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To:
Sent: Friday, June 12, 2015 2:38 PM
Subject: FINANZIERI ESPOSTI ALL’AMIANTO

COMUNICATO STAMPA
I Finanzieri Esposti all’Amianto, costituitisi in associazione senza finalità di lucro, grazie al sostegno dello storico Movimento dei Finanzieri Democratici, esprimono profondo disagio, preoccupazione e amarezza, nel leggere la lettera ripresa dall’Agenzia di stampa ANSA e indirizzata al graduato Antonio Dal Cin dal generale Fabrizio Cuneo, in rappresentanza del Comando Generale della Guardia di Finanza.
Al di là di qualche generica e retorica parola di conforto, nella lettera non si fa un minimo accenno a concrete iniziative intraprese dall’Amministrazione a favore del personale (dipendente e in congedo) che è stato colpito dalle gravissime patologie asbesto-correlate in varie regioni italiane.
Nella breve missiva il Generale (che nella circostanza rappresenta i vertici del Corpo) non fa neppure un’autocritica riguardo ai ritardi che ci sono stati nell’affrontare il problema. La Legge 257 è entrata in vigore nel 1992, ma le prime bonifiche sono state effettuate con circa un decennio di ritardo e alcune sono ancora in corso.
Nel frattempo il personale delle Fiamme Gialle non è stato reso edotto tempestivamente del pericolo che correva recandosi in alcuni posti di servizio o semplicemente vivendo in alcune caserme non bonificate dall’amianto.
Ovviamente la colpa di tutto questo non si può certo attribuire a Fabrizio Cuneo, che nella fattispecie è solo firmatario della lettera per conto terzi, ma a tutti quei Comandanti regionali o di reparto che avevano l’obbligo di informare il personale riguardo al gravissimo pericolo incombente.
La trasmissione Report di RAI 3 rappresenta solo la punta dell’iceberg di una situazione drammatica che va avanti da alcuni decenni e che era stata reiteratamente denunciata, oltre che dai Finanzieri Esposti all’Amianto, anche dai Colonnelli della Guardia di Finanza Giuseppe Fortuna e Vincenzo Cerceo, quest’ultimo anch’egli colpito dall’amianto e per questo iscritto nel Registro Regionale degli Esposti.
Il Colonnello Fortuna, in più circostanze, aveva denunciato che i Finanzieri andavano a sequestrare le discariche abusive di amianto senza alcun mezzo di protezione fornito dalla Guardia di Finanza (mascherine, tute e guanti).
Centinaia di filmati postati su You Tube lo hanno dimostrato e continuano a farlo anche se alcuni di questi sono stati inspiegabilmente cancellati (non si sa da chi) dopo la denuncia effettuata dall’alto ufficiale del Corpo.
L’unico gesto che i Generali Capolupo e Cuneo avrebbero potuto e dovuto fare per onorare le vittime dell’amianto, sarebbe stato quello di scrivere al graduato Dal Cin, destinatario della lettera, che il comando generale del Corpo avrebbe finalmente applicato la Legge 257/92 e le sue integrazioni (Circolare del 25/01/11 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), destinando alle vittime quanto dovuto, in termini di riconoscimento ufficiale e di risarcimento.
Secondo l’autorevole oncologo e medico legale, professor Claudio Bianchi, il picco dei malati di asbestosi e mesotelioma ci sarà tra il 2018 ed il 2020: un’emergenza della quale nessuno parla.
I Finanzieri Democratici sono sconcertati per l’atteggiamento dei vertici della Guardia di Finanza, i quali continuano a negare (alla stragrande maggioranza degli iscritti nell’apposito Registro Regionale e dell’Azienda Sanitaria) persino i curricula lavorativi, necessari a iniziare l’iter di risarcimento per gli esposti alla mortale fibra.
I nostri associati si augurano che la Magistratura intervenga quanto prima e faccia piena chiarezza sulle morti che ci sono state e su quelle che ci saranno in un non lontano futuro. Noi, nello specifico, non accusiamo nessuno, lasciamo che siano gli organi competenti ad indagare sulle eventuali responsabilità ed a dirci cosa è successo in questi anni di buio.
Lorenzo Lorusso – Finanzieri Esposti all’Amianto (lorenzolorusso@yahoo.it – 040/573881 e 347/5471026)

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From: Andrea Fioretti a.fiore@libero.it
To:
Sent: Friday, June 12, 2015 6:32 PM
Subject: LUNEDI’ 15 A ROMA MANIFESTAZIONE: BASTA APPALTI TRUFFA

BASTA CON GLI APPALTI TRUFFA
IL PUBBLICO DEVE GARANTIRE SERVIZI DI QUALITA’ E LA DIGNITA’ DI CHI CI LAVORA DA
ANNI INTERNALIZZANDO ATTIVITA’ E DIPENDENTI
Le cronache giudiziarie della Capitale mettono in luce un sistema politico-economico malavitoso che con cinismo e arroganza ha di fatto divorato le finanze della città, per finire nelle tasche dei politici, delle imprese, della malavita.
Soldi pubblici che dovevano invece tutelare i posti di lavoro e assicurare i servizi ai cittadini e alle cittadine, garantendo lo sviluppo della mobilità, difendendo il territorio e l’ambiente, rispondendo ai bisogni primari come quello della casa, l’assistenza sociale, la scuola, il diritto di asilo, ecc.
Invece no! Una dopo l’altra le amministrazioni capitoline, e in modo scandalosamente vorace la giunta Alemanno, hanno regalato il territorio ai PALAZZINARI, appaltato i servizi pubblici a privati corrotti, regalato le Aziende Pubbliche alla finanza e alle banche, causato il disastro finanziario e la chiusura di gioielli di famiglia come TRAMBUS OPEN per far spazio alle aziende private, nominato e profumatamente stipendiato MANAGER, DIRIGENTI, PORTABORSE.
Scelte criminali che abbiamo pagato e pagheremo con il DISSESTO DI BILANCIO, con le manovre economiche fatte di tagli ai servizi, svendite del patrimonio pubblico, aumenti delle tariffe, per poter rispettare i DIKTAT del GOVERNO e gli assurdi vincoli del patto di stabilità.
NESSUNO E’ ESENTE.
Questo non vuol dire unirsi al coro di chi vuole giustizia sommaria o di chi non sa cogliere le differenze nelle responsabilità che emergono di ora in ora. Riteniamo però che gli arresti di questi mesi e gli scandali delle intercettazioni dimostrino ancora una volta che è FALLITO L’INTERO SISTEMA DI ESTERNALIZZAZIONE DEI SERVIZI, che le PRIVATIZZAZIONI sono un disastro, che l’intero sistema degli appalti, subappalti ad aziende private o cooperative fittizie serve solo a sottrarre soldi pubblici in cambio di voti e tangenti, mentre offre alla città servizi scadenti e condizioni lavorative da terzo mondo.
L’attuale Giunta capitolina è responsabile di questo sfascio, al pari di quella precedente,
perchè:
-         prosegue con la politica della privatizzazione di ACEA, ATAC, AMA;
-         lascia al loro posto i DIRIGENTI e I FUNZIONARI dell’amministrazione che sono responsabili del mal funzionamento dei servizi ai cittadini, denigrando, invece, attraverso tutti i mezzi di comunicazione, l’opera dei lavoratori di questa città, additandoli di essere assenteisti e fannulloni;
-         non assume provvedimenti seri di fronte alla perdita di posti di lavoro nel mondo della cooperazione sociale o, come nel caso dei 48 lavoratori della Roma Multiservizi (da settembre 2014 illegittimamente licenziati), non applicando la legge 147 del 2013, che prevede la “mobilità” in altra azienda comunale;
-         non arresta la speculazione edilizia;
-         non reinternalizza i servizi affidati all’esterno e prosegue nella logica degli appalti al massimo ribasso, privando così di tutele i lavoratori e le lavoratrici degli appalti.
E’ arrivato il momento di prendere la parola!
Non ci interessano le strumentalizzazioni elettorali, ci interessano RISPOSTE SUBITO, altrimenti, MEGLIO LE DIMISSIONI!
Non abbiamo bisogno di altri 20 anni di promesse!
Per questo indiciamo a ROMA LUNEDI’ 15 GIUGNO ALLE ORE 16:30 UNA MANIFESTAZIONE AL CAMPIDOGLIO!

Roma,
11/06/15
Cobas Lavoro Privato, Cobas AMA, Cobas ATAC, TrambusOpen, Cobas Cooperative Sociali, Cobas Bioparco, Cobas Capanelle, Cobas Capodarco, Cobas ACEA

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From: Slai Cobas per il Sindacato di Classe slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Saturday, June 13, 2015 12:51 PM
Subject: ILVA TARANTO DOLORE E RABBIA PER ALESSANDRO

DOLORE E RABBIA PER ALESSANDRO, UN ENNESIMO OPERAIO ASSASSINATO DAL SISTEMA ILVA
UN FORTE ABBRACCIO ALLA MOGLIE E AI FIGLI DI ALESSANDRO DAI LAVORATORI DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
Alessandro Morricella ha smesso di vivere il 12 giugno.
Dal 12 giugno 2003, quando morirono Paolo Franco e Pasquale D’Ettorre, uccisi dal crollo di una gru, al 12 giugno 2015 sono stati anni segnati da una media di 2-3 operai assassinati all’anno per il profitto dei padroni.
Alessandro ora è la quinta vittima della fabbrica negli ultimi tre anni, dopo Claudio Marsella, Francesco Zaccaria, Ciro Moccia, Angelo Iudice.
ASSASSINI!! Gli operai non possono sempre e solo piangere i loro compagni di lavoro!
Occorre una rivolta in questa fabbrica di sfruttamento e sangue per il capitale.
L’Altoforno 2 doveva essere fermato nel 2012 per ordine della Magistratura assieme a tutta l’area a caldo. Invece ha continuato a produrre, nessun risanamento c’è stato e il governo ha sfornato 7 Decreti solo per salvare gli interessi prima di padron Riva e poi dei padroni dell’acciaio.
Mentre Alessandro moriva, uno degli assassini di tanti operai e masse popolari, Fabio Riva, veniva trattato coi guanti gialli!
E ieri, i commissari del governo Renzi, che oggi esprimono ipocrite condoglianze, hanno imposto, sotto ricatto, che gli operai, che pretendevano sicurezza, riprendessero il lavoro all’ Altoforno 2, purtroppo, con l’assenso dei delegati sindacali.
Padron Riva e Stato-Governo, quindi, non c’è differenza: entrambi si stringono le mani insanguinate.
E al processo questi commissari osano pure chiedere di “patteggiare”!
Anche per loro, come per i Riva, la vita degli operai vale al massimo una multa da 1 milione di euro a testa!
OPERAI, ALZIAMO LA TESTA!
ABBIAMO IL CORAGGIO DI DIRE NO E DI LOTTARE!

Slai Cobas per il Sindacato di Classe
Taranto
cellulare: 347 53 01 704

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