Milano, "i diritti non si
smontano": i lavoratori di Ikea scioperano per otto ore
Sabato 6 giugno in Lombardia aderiscono Carugate,
Corsico, San Giuliano e Roncadelle (Bs). I sindacati: "Il gruppo ha
revocato unilateralmente l'integrativo. Chiede sempre di più per dare sempre di
meno"
05 giugno 2015
Sabato 6
giugno scioperano i punti vendita di Ikea della Lombardia e di varie altre
città italiane. Il gruppo stima che aderiranno 11 negozi sui 21. Filcams Cgil,
Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno deciso l'iniziativa - al motto "i
diritti non si smontano" - dopo che il gruppo ha comunicato l'intenzione
di revocare unilateralmente il contratto integrativo aziendale a partire dal
primo settembre 2015. L'astensione riguarderà in Lombardia i punti vendita Ikea
in provincia di Milano a Carugate, davanti a cui si terrà un presidio, Corsico
e San Giuliano e in provincia di Brescia a Roncadelle. "Lo sciopero è
stato dichiarato a livello nazionale, ma i singoli territori si gestiscono
autonomamente. La maggioranza comunque sciopererà" racconta Maria Carla
Rossi della Filcams Cgil della Lombardia. Secondo le prime stime aziendali, lo
sciopero dovrebbe riguardare un terzo o al più la metà dei 21 punti vendita
Ikea in Italia. "L'unica concessione di Ikea - ha segnalato Cgil Lombardia
- è la proroga di un mese della trattativa, a cui è sfuggita per lungo tempo, a
condizione che si discuta unicamente delle proposte aziendali: taglio delle
maggiorazioni domenicali e festive ed eliminazione dei premi aziendali e di
partecipazione". I rappresentanti dei dipendenti Ikea lamentano quindi che
"abbassare le condizioni di vita e di lavoro di migliaia di persone e
delle loro famiglie è la ricetta Ikea per mantenere guadagni e profitti,
chiedere sempre di più per dare sempre di meno". "Per Ikea i propri
collaboratori sono la risorsa più importante", fa sapere l'azienda,
"ne rispetta i diritti e vuole continuare ad offrire loro condizioni di
lavoro ed economiche migliori rispetto al mercato esterno". Alla luce
della crisi economica l'azienda spiega di aver deciso di non rinnovare
autonomamente l'integrativo per "ridiscuterne i contenuti". La
società afferma che "vuole arrivare a firmare un nuovo contratto
integrativo aziendale, che sia in linea con il nuovo contesto economico e
sociale e assicuri basi solide allo sviluppo futuro della presenza di Ikea in
Italia". La società nega, ad esempio, di voler cancellare le maggiorazioni
festive e domenicali, ma solo discutere su come renderle più eque per tutti
(oggi alcune sono al 130 per cento mentre altre al 30) e su come ripartire
meglio le presenze.
alcune foto dello sciopero
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