Il gup ha deciso il rinvio a giudizio degli ex
presidenti e amministratori delegati per 13 decessi legati al contatto con le
fibre d'amianto. Il difensore di De Benedetti: "Chiariremo tutto a
processo". Il portavoce: "Ingegnere amareggiato, sempre massima
attenzione a salute e sicurezza dei lavoratori". Prosciolti i consiglieri
di amministrazione e i figli Marco e Rodolfo
di OTTAVIA
GIUSTETTI
05 ottobre
2015
La sede dell'Olivetti
Sono stati tutti rinviati a giudizio gli ex
presidenti e amministratori delegati della Olivetti dal gup Cecilia Marino nel
processo per le morti d’amianto che si è celebrato oggi a Ivrea. Prosciolti
invece gli imputati che avevano avuto solo incarichi di consiglieri di
amministrazione senza deleghe. Ammessa a giudizio come responsabile civile, per
il risarcimento danni, la Telecom Italia, il gruppo delle
telecomunicazioni che nel 2003 ha inglobato la Olivetti tranne che per una
posizione che era stata dimenticata nelle notifiche e di cui
si discuterà in una udienza il 23 novembre. Il processo comincerà
l'11 gennaio: complessivamente gli imputati saranno 17. Undici i
prosciolti.
Il provvedimento giudiziario riguarda complessivamente la morte di tredici lavoratori, provocata secondo l’accusa al contatto con le fibre d’amianto, e per due casi di lesioni colpose. Il pm Laura Longo di Torino ha indagato a vario titolo i vertici della Olivetti, che a partire dagli anni Settanta e fino al 1996 hanno ricoperto incarichi dirigenziali in Olivetti. Tra questi Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente del Cda dal 1978 al 1996, assistito dall’avvocato Tomaso Pisapia, l’ex ministro Corrado Passera, difeso da Carlo Alleva, e l’imprenditore Roberto Colaninno, ma per un solo caso di lesioni colpose. Sono stati invece prosciolti, tra gli altri i due figli di De Benedetti, Marco a Rodolfo. "In dibattimento chiariremo le responsabilità di questa vicenda in Olivetti c'era una struttura organizzativa molto complessa che era in grado di risolvere i problemi in modo tempestivo" ha dichiarata il difensore di Carlo De Benedetti, Tommaso Pisapia. Dal portavoce del presidente del Gruppo Editoriale Espresso, questa dichiarazione: "Considerata l'inconsistenza della tesi accusatoria, l'Ingegner Carlo De Benedetti è amareggiato per il rinvio a giudizio deciso dal gup del Tribunale di Ivrea ma resta convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati. La corposa indagine dei Pubblici Ministeri si basa infatti su semplici ipotesi, che non si fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell'azienda.
L'Ingegner De
Benedetti ricorda ancora una volta che per quanto di sua competenza, nel
periodo di permanenza in azienda, l'Olivetti ha sempre prestato la massima
attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con strutture
organizzative articolate e con misure adeguate alle normative e alle conoscenze
scientifiche dell'epoca". Ammessi come parti civili i familiari di tredici
vittime, i sindacati Fiom e Fim, il Comune di Ivrea, la Città metropolitana,
l’Associazione familiari vittime amianto di Casale Monferrato, l’Inail e un
gruppo di comuni della Provincia. Il 21 settembre il Tribunale di Ivrea aveva disposto
il primo rinvio a giudizio nel processo per le morti di amianto negli
stabilimenti del gruppo Olivetti per Silvio Preve, 77 anni, accusato di
omicidio colposo in relazione alla morte di un operaio. La sua posizione
era stata stralciata e decisa dal gup Rossella Mastropietro. L’imputato, che
dal 1981 al 1998 era dirigente responsabile del servizio centrale di
sorveglianza e della direzione sicurezza industriale, sarà processato il
prossimo 8 gennaio.Il provvedimento giudiziario riguarda complessivamente la morte di tredici lavoratori, provocata secondo l’accusa al contatto con le fibre d’amianto, e per due casi di lesioni colpose. Il pm Laura Longo di Torino ha indagato a vario titolo i vertici della Olivetti, che a partire dagli anni Settanta e fino al 1996 hanno ricoperto incarichi dirigenziali in Olivetti. Tra questi Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente del Cda dal 1978 al 1996, assistito dall’avvocato Tomaso Pisapia, l’ex ministro Corrado Passera, difeso da Carlo Alleva, e l’imprenditore Roberto Colaninno, ma per un solo caso di lesioni colpose. Sono stati invece prosciolti, tra gli altri i due figli di De Benedetti, Marco a Rodolfo. "In dibattimento chiariremo le responsabilità di questa vicenda in Olivetti c'era una struttura organizzativa molto complessa che era in grado di risolvere i problemi in modo tempestivo" ha dichiarata il difensore di Carlo De Benedetti, Tommaso Pisapia. Dal portavoce del presidente del Gruppo Editoriale Espresso, questa dichiarazione: "Considerata l'inconsistenza della tesi accusatoria, l'Ingegner Carlo De Benedetti è amareggiato per il rinvio a giudizio deciso dal gup del Tribunale di Ivrea ma resta convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati. La corposa indagine dei Pubblici Ministeri si basa infatti su semplici ipotesi, che non si fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell'azienda.
Per Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom: "la decisione di oggi, che pure assolve i semplici membri di Cda, consente di andare a processo e stabilire finalmente le responsabilità anche individuali, a partire delle figure più autorevoli, amministratori delegati e presidenti, evitando lo scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica. Un passo importante per fare giustizia, per tutti coloro che fino ad oggi e, purtroppo, per gli anni a venire, moriranno per una patologia che non lascia scampo"
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