Abbiamo più
volte denunciato l’arroganza della direzione di Fincantieri nazionale e anche
di quella locale e l’episodio che riportiamo lo conferma appieno.
Qui è proprio la Fiom che dovrebbe spiegare come mai “è stato dato lavoro a
tutti tranne che a Palermo” e si è potuto instaurare un “clima totalitario” che
noi chiamiamo più correttamente fascismo padronale!!!
Pur tenendo conto della difficilissima situazione in cui si trova oggi la
classe operaia in tutti i suoi aspetti, purtroppo su tutto questo la Fiom (le
altre sigle, da quanto si apprende dall’articolo del Giornale di Sicilia del 20
scorso, aspettano, per decidere cosa fare, l’incontro che oggi si terrà, se si terrà,
presso la Confindustria Palermo!) fa oggettivamente chiacchiere dato che da
tempo dura oramai sia il clima repressivo che la mancanza di commesse, (un vero
“sfottò” da parte dell’azienda, al limite dell’umiliazione). Tanto che anche in
questa occasione i dirigenti non ci hanno pensato un attimo a definire
“strumentale” lo sciopero della Fiom, parlando di un comportamento da
condannare: “Ancora una volta – scrive Fincantieri in una nota – dobbiamo
condannare il comportamento della Fiom che, nello stabilimento di Palermo, non
perde occasione per strumentalizzare e distorcere i fatti in maniera
irresponsabile” addirittura! Quindi, non solo la Fincantieri da anni oramai ha
deciso di ridurre progressivamente il carico di lavoro al Cantiere di Palermo,
tenendo a rotazione centinaia di operai in cassa integrazione a zero ore,
secondo un “progetto aziendale” oggettivamente e da ogni punto di vista senza
logica! Ma ci aggiunge la strafottenza e l’arroganza appunto.
Il numero di
commesse attuali che la Fincantieri ha “in portafoglio” per la costruzione di
grandi navi è tale che effettivamente una corretta distribuzione dei carichi di
lavoro fra tutti gli stabilimenti permetterebbe ai circa 8000 operai in
“organico” e altre migliaia delle ditte esterne, di lavorare con qualche
pressione in meno e di evitare la cassa integrazione
È chiaro che
una via d’uscita per gli operai, in particolare per quelli di Palermo, è quella
di opporsi con forza ai “piani” dell’azienda, prendere nelle proprie mani la
vertenza, mettendo da parte definitivamente i sindacati confederali ed imporre,
insieme alla riparazione e trasformazione anche la COSTRUZIONE.
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