Riportiamo
un intervento di un operaio della Dalmine dello Slai cobas per il sindacato di
classe e la risposta dei vertici aziendali, fatte il 20 febbraio all'incontro
di padron Rocca con i dipendenti.
L'operaio mette in evidenza le contraddizioni in cui si dibatte lo stesso capitale che da un lato cerca quote di mercato per superare la crisi di sovrapproduzione, addebitandone le cause all'esterno, la Cina, in primis; dall'altro è esso stesso, sono i capitalisti occidentali più grandi che producono questa sovrapproduzione; e la maniera in cui vogliono uscire dalla crisi e difendere e aumentare i loro profitti, l'aumento della produttività ed efficienza, la "velocità e flessibilità" - di cui parla anche padron Rocca in questo incontro, mentre glissa sulla risposta all'operaio - sono false soluzioni che fanno ricadere in una nuova crisi; mentre fa peggiorare sempre più la condizione degli operai, in termini di massima flessibilità allo sfruttamento, ma anche attaccare la lotta salariale, sostituendo al salario l'elemosina dei "buoni" del padrone.
L'operaio mette in evidenza le contraddizioni in cui si dibatte lo stesso capitale che da un lato cerca quote di mercato per superare la crisi di sovrapproduzione, addebitandone le cause all'esterno, la Cina, in primis; dall'altro è esso stesso, sono i capitalisti occidentali più grandi che producono questa sovrapproduzione; e la maniera in cui vogliono uscire dalla crisi e difendere e aumentare i loro profitti, l'aumento della produttività ed efficienza, la "velocità e flessibilità" - di cui parla anche padron Rocca in questo incontro, mentre glissa sulla risposta all'operaio - sono false soluzioni che fanno ricadere in una nuova crisi; mentre fa peggiorare sempre più la condizione degli operai, in termini di massima flessibilità allo sfruttamento, ma anche attaccare la lotta salariale, sostituendo al salario l'elemosina dei "buoni" del padrone.
Per comprendere queste irrisolvibili
contraddizioni, le loro ragioni che hanno le radici nello stesso modo di
produzione capitalistico, e che quindi possono risolversi solo nell'abolizione
di un sistema fondato sulla contraddizione più stridente: produzione sociale di
milioni e milioni di proletari e appropriazione privata di un pugno di
capitalisti, invitiamo gli operai, e non solo, a leggere un buon dossier
"La crisi mondiale della siderurgia" e a richiedercelo: pcro.red@gmail.com
L'INTERVENTO
DELL'OPERAIO DALMINE
Sono un
operaio della Dalmine di Sabio. Sulle fette/quote di mercato non riusciamo a
capire quali sono i dati. L'acciaio dal 2015 è interessata ad una
sovrapproduzione a livello mondiale e dal 2015, cosa che non si verificava dal
2009, c'è una caduta di almeno il 3,3% della produzione.
Questo problema non
penso che si possa risolvere con le misure anti dumping verso la Cina; anche
perchè dal 2009, nel momento in cui la Cina è entrata a far parte del
cosiddetto “mercato”, è stata comunque un volano per la ripresa dei prezzi
delle materie prime, e della maggioranza delle esportazioni di nuove tecnologie
per le grandi acciaierie; tecnologie che sono in mano ai produttori
occidentali, i quali hanno trovato in questo caso nella Cina uno sbocco delle
loro merci, cosa che ha provocato un'espansione continua della produzione di
acciaio in questi paesi, tant'è che anche la Tenaris ha installato in Cina una
azienda che ha 10 anni di esistenza. Non riusciamo a capire quali possono
essere le prospettive per “ritagliarsi fette di mercato”, visto che la crisi di
sovrapproduzione dell'acciaio è nello stesso tempo subita e provocata
dall'azione stessa dei maggiori produttori occidentali.
LA RISPOSTA DELL'AZIENDA
Quando
parliamo della Tenaris, non dobbiamo guardare alla produzione dell'acciaio,
dobbiamo guardare ad una società di servizi. Quando parliamo con le società
petrolifere noi siamo percepiti come una società che produce materiali e
servizi associati. Questa identificazione ci differenzia dall'acciaio e ha
problemi diversi. Noi viviamo i cicli dell'energia. Quando noi siamo entrati in
Dalmine aveva un orientamento tutto sulla meccanica, sull'acciaio, ma si è
spostata verso l'energia con investimenti fatti. Io sono convinto che questo è
il luogo in cui noi abbiamo più importanti risultati e difendiamo questa realtà
industriale e anche le realtà industriali associate, perchè per una ragione o
per l'altra riusciamo ad agganciarci meglio. L'energia ha una dinamica diversa
dall'acciaio. L'acciaio può essere delocalizzato in Cina, la Cina può fornire
moltissimi prodotti che servono per la manifattura; però l'energia è un
problema strategico. Per es negli Usa, dipendere esclusivamente per i servizi e
i prodotti per l'energia dalle importazioni sarebbe impensabile, ricordiamo le
parole di Trump. Noi siamo lì e su questo dobbiamo costruire il futuro, non
lavorare meno ma lavorare sul prodotto, sulla qualità e sull'efficienza, in un
sistema integrato a livello mondiale. Se riusciamo a fare questo non ci ferma
nessuno, siamo la società che riesce a difendere i suoi risultati. Se ci
muoviamo rapidamente, guadagniamo quote di mercato e non le perdiamo più.
L'energia è così. Richiede velocità e flessibilità...
Non ho
dubbi. Noi siamo dove dovremmo essere...
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