Cento
lavoratori della logistica appartenenti allo Slai Cobas per il sindacato di
classe e al Si.Cobas hanno rappresentato la massa dei lavoratori in sciopero
generale nella provincia di Bergamo.
Uno sciopero
generale per aprire la lotta per il contratto nazionale, fermo da anni e per le
condizioni di lavoro sulla piattaforma decisa dai lavoratori; sciopero che a
Bergamo si è unito alla lotta contro i licenziamenti per la logica di
sfruttamento, taglio dei costi, profitto negli appalti e cambi appalti, e
contro i licenziamenti antisindacali, politici verso i lavoratori più attivi, i
delegati sindacali alla Kamila.
In uno
spirito unitario e combattivo. “Se toccano uno toccano tutti” è risuonato nel
corteo più volte.
Fortissima è
stata la denuncia della repressione contro i dirigenti dello Slai Cobas sc e
del Si.Cobas “Giù le mani dal Si.Cobas”, “Giù le mani dallo Slai Cobas” è stato
gridato insieme dai lavoratori, che a queste organizzazioni devono le loro
conquiste e dignità e che comprendono benissimo che i padroni vogliono
cancellare queste loro organizzazioni sindacali per trattarli come schiavi.
Il corteo ha
voluto essere un elemento di lotta concreta, in particolare quando si è
riversato con una forte delegazione alla Direzione prov.le del Lavoro, rompendo
i divieti e imponendo al direttore della stessa di incontrare i rappresentanti
dei lavoratori, che hanno posto la necessità di interventi urgenti che portino
ad effettivi provvedimenti, cambiamenti, in realtà in cui vi è il concentrato
di violazioni di leggi, di norme di sicurezza, e un ruolo attivo della DpL nel
non far passare gli attuali licenziamenti illegittimi.
Attraversando
il centro il corteo ha raggiunto la prefettura, blindata e resa inaccessibile
dalla polizia.
I lavoratori
qui hanno fatto il punto della lotta, chiedendo con forza che la prefettura torni
ad occuparsi dei licenziamenti, a fronte delle aperte violazioni di leggi di
cui si rendono protagoniste le cooperative e i loro committenti, che mentre
buttano fuori 90 operai li sostituiscono con il superlavoro di altri.
Il corteo si
è concluso nel p.le della Stazione, dove i lavoratori hanno fatto il punto
della lotta e preso impegni su come continuare.
E' stato
comunque uno sciopero difficile, su cui ha pesato il ricatto del lavoro, che la
vicenda dei 90 licenziamenti della NewUtility ha alimentato. In alcuni ai posti
di lavoro non si è scioperato abbastanza, nei numeri necessari e anche la
venuta dai posti di lavoro alla manifestazione ha presentato diverse
difficoltà.
La lotta per
il contratto, sin da questa giornata mostra essere una guerra di lunga durata
per i lavoratori, che lo sciopero di oggi ha esperto, ma che richiederà altri
scioperi e altre iniziative per arrivare a risultati.
La
determinazione dei lavoratori è tanta, ma attraverso l'unità occorre
trasformare questa determinazione, inn un grande, compatto organizzato
movimento di lotta.
Bisogna
sempre capire che i padroni non hanno intenzione di dare alcun contratto
nazionale nuovo. Questo sistema gli sta benissimo, come sta benissimo al
governo, ai sindacati confederali e a tutto l'arcipelago politico economico che
si muove e si arricchisce nel settore.
Lo sciopero
di oggi ha dimostrato però che gli operai non stanno sulla difensiva e che non
si faranno più cancellare.
Ma, certo,
per vincere la guerra e il contratto bisogna vincere battaglie decisive che
sono dentro questa guerra di classe; quella dei licenziamenti a Bergamo è una
di queste battaglie.
I padroni
usano la divisione vogliono portare i lavoratori alla disperazione e alla resa,
vogliono alimentare una guerra tra poveri che possa riconsegnare completamente
nelle loro mani il potere sulle condizioni di lavoro, i diritti dei lavoratori,
i salari.
E'
fondamentale che vi sia una linea unica nella lotta ma anche nelle trattative.
Cosa che non si è verificata negli ultimi giorni, in cui anche nel sindacalismo
di base presente si manifesta una linea di cedimento sulle questioni
essenziali: i 90 lavoratori devono rientrare, nessun lavoratore deve rimanere
senza lavoro e nessuna mediazione è accettabile che non sia quella della ricollocazione
al lavoro di tutti. Non si può dire Sì all'avvio della procedura senza queste
garanzie.
Per questo
tra i lavoratori è stata vivace la discussione per mantenere coerenza e unità
su questo.
Lo Slai Cobas
per il sindacato di classe mercoledì tornerà ad incontrare tutti i lavoratori
che vogliono licenziare al magazzino per decidere insieme le forme di lotta
necessarie per affrontare insieme il futuro confronto alla Direzione pro.le del
Lavoro.
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