ELCOGRAF:
DAL SALARIO PRIMA DI TUTTO, ALLA SALUTE PRIMA DI TUTTO! LUNEDÌ ALLA
RIAPERTURA SI PREPARA LA MOBILITAZIONE.
OPERAI
TRA IL RICATTO PADRONALE DEL
‘O
LAVORO O POSSIAMO CHIUDERE,’ OVVERO VOGLIAMO CHE LAVORIATE AD
OGNI COSTO, SENZA MISURE DI PROTEZIONE E CON I DATI SUI CONTAGIATI IN
FABBRICA NASCOSTI, TANTO DA IMPEDIRE LA PREVENZIONE,
E
LE INTESE CON LE RSU CONFEDERALI, PRONTE DOPO OGNI GETTO DI RABBIA A
DIRE ‘OK ADESSO SI PUÒ RIPRENDERE...’
cronaca
operaia di giorni difficili nell’emergenza contagio, tra paura e
presa di coscienza
Tutto parte dal 27
febbraio, quando il nostro collega R M ha iniziato la sua malattia.
Anzi in uno dei suoi ultimi giorni di lavoro, proprio nella sua
squadra, si era sfiorato un infortunio e nella concitazione del
momento, vi furono parecchi contatti ravvicinati, tra i quali un
futuro positivo.
L' 8 marzo viene
ricoverato e fatto il tampone, ma vista la grave situazione polmonare
viene immediatamente sottoposto a terapia contro il Coronavirus. Dopo
2 giorni l'esito *é positivo*. L'azienda
fin dall'inizio dice di non essere a conoscenza di nulla e non attiva
nessun protocollo così come previsto dal decreto appena emanato.
Nessuno ci allerta.
Noi conosciamo
l’esito quando esce dalla terapia intensiva il 20.3.20
Intanto i DPI
scarseggiano e nel giro di pochissimi giorni si esauriscono
completamente (parliamo solo esclusivamente di mascherine FFP1 non
idonee per l'emergenza in corso).
Il malumore tra i
lavoratori cresce e si accaniscono verbalmente contro l' unico RSU
rimasto in azienda, uno é in malattia e l’altro in ferie. Che si
trova costretto a gestire una ‘richiesta’ di sciopero a gran voce
per la situazione igienico-sanitaria che si é venuta a creare. Si,
perché il mese precedente Elcograf, aveva chiuso il contratto con
l'impresa di pulizie che aveva l'appalto e da diversi giorni, nessuno
puliva più i locali aziendali in piena emergenza sanitaria. Il
giorno dello sciopero, l’11 marzo, il direttore di stabilimento, si
é messo davanti alla timbratrice, nel tentativo di convincere gli
operai a non scioperare. Ripristinate le pulizie, ma il malumore
continua a salire in reparto, perchè ovviamente l'omertà sui casi
di infezione diventa ogni giorno più palese; siamo
lasciati al lavoro per precisa scelta. Il profitto contro la nostra
vita.
Non viene allertato
nessuno dei colleghi che hanno lavorato a stretto contatto con il
primo positivo e diversi altri, iniziano ad accusare i sintomi da
contagio e fioccano le malattie in reparto.
Vengono confermati
altri due casi di positività al Coronavirus uno di G B e l' altro di
C A, che apprendiamo perché il 23.3 ATS chiama per avvisare i
contatti. A questo punto l'azienda non riesce più a coprire, ma non
vuole chiudere.
L' assenteismo nei
giorni successivi é arrivato a sfiorare l' 80% del personale: nei
turni fortunati, giravano 2 rotative su 4. Gli operai non volevano
scioperare ma chiedevano alle Rsu e all’azienda di fermare la
produzione con la cassa integrazione.
L'ultima settimana,
l'azienda, con un tasso di assenteismo insostenibile, si é decisa a
fermare la produzione per 5 giorni, ma neanche in tutti i reparti
(manutenzione e confezionamento -dove sono con le agenzie- sono
rimasti operativi), per procedere ad un intervento di sanificazione e
ad un rifornimento dei DPI necessari.
Ufficialmente stanno
sanificando e predisponendo i DPI, ma da una foto fatta girare da un
Rsu, (volutamente sfocata) della scheda tecnica delle mascherine che
ci daranno, si vede poco ma abbastanza per leggere: NON É IDONEA per
isolare chi la indossa da aerosol.
NESSUNA FIDUCIA.
CONTROLLEREMO
DIRETTAMENTE PRIMA DI TORNARE
CI PREPARIAMO
ALLA MOBILITAZIONE.
L’AZIENDA NON
HA PRODUZIONI ESSENZIALI, DEVE FERMARSI, UNA FABBRICA APERTA E’ UNA CATENA INFINITA CHE
ESTENDE IL PERICOLO DI CONTAGIO,
NON VOGLIAMO PIÙ
LAVORARE SENZA ASSOLUTA SICUREZZA DAL VIRUS
Nessun commento:
Posta un commento