domenica 29 marzo 2020

6414 CONTAGIATI NELLA SANITÀ DECINE E DECINE DI MORTI 12% DEGLI OPERATORI CONTAGIATI A LIVELLO NAZIONALE A BERGAMO ALCUNE STRUTTURE RAGGIUNGONO IL 30%




6414 CONTAGIATI NELLA SANITÀ
DECINE E DECINE DI MORTI
12% DEGLI OPERATORI CONTAGIATI A LIVELLO NAZIONALE
A BERGAMO ALCUNE STRUTTURE RAGGIUNGONO IL 30%
TUTTI LAVORATORI MANDATI ALLO SBARAGLIO, SENZA MEZZI, SENZA ISTRUZIONI. MEDICI ED INFERMIERI TRASFORMATI IN VEICOLO DI CONTAGIO INVOLONTARI TRA PAZIENTI COLLEGHI E FAMILIARI.

PERCHÈ NEGLI ANNI PRECEDENTI, LOMBARDIA IN TESTA, LA PREVENZIONE È STATA AZZERATA NELLA SANITÀ PRIVATIZZATA E NEL PUBBLICO PIEGATO ALLA LOGICA DEL PROFITTO.

CI SIAMO SEMPRE PRESI CURA DEI NOSTRI PAZIENTI. CONTINUIAMO A FARLO E LO FAREMO ANCORA AD EMERGENZA FINITA. I NUMERI PERO' CI DICONO CHE LAVORARE NON BASTA. DOBBIAMO REAGIRE ADESSO, PER NON MORIRE, PER UNA SANITA' MIGLIORE E PIU' IN GENERALE PER UNA SOCIETA' MIGLIORE.

NELLE VOCI DEI COLLEGHI, IN UNA SORTA DI RIUNIONE VIRTUALE, ANCHE QUANDO SI RIFERISCONO AI PICCOLI EPISODI QUOTIDIANI, ABBIAMO TROVATO LO SBANDO DELLA SANITÀ, LA RABBIA NELLE CORSIE E NEI PRONTO SOCCORSO, CHE RISCHIA DI RESTARE UNO SFOGO, SE NON AGIAMO ORA !!!

“Le direttive cambiano di giorno in giorno, ma non al servizio dei lavoro. Per l’immagine, per i pazienti/clienti. Ci è stato vietato l'uso delle mascherine, benché disponibili, definendole inutili. Poi ci hanno dato quelle chirurgiche per due giorni, quelle si, inutili. Poi ce le hanno vietate nuovamente ed ora invece ci impongono una vestizione rigida, con protezione completa...
Ci istruiscono a cambiarci ad ogni paziente, ma cosi' facendo a metà mattina i DPI scarseggiano ed ecco che le direttive diventano meno rigide e si finisce con il cambiarsi ogni tanto, quando c'è tempo, in modo da razionare i materiali”.

Un’altra cosa che mi ha lasciato molto basita è stata la trovata di qualche giorno fa, in accordo con le radio nazionali, di trasmettere l’inno di Mameli in tutto l’ospedale come supporto per tutte le persone che ci lavorano. Mi è sembrata tutta una grande “presa per il culo” (se si può dire), pensando soprattutto per quelle persone che lavorano al ps e ai pazienti ricoverati. Semplicemente non mi è sembrato il modo piu adatto per dimostrare il “supporto” che dovrebbero darci. Non dopo che non abbiamo a disposizione nemmeno i rifornimenti per cambiarci i DPI.

si punta subito il dito contro chi esce a correre o porta a spasso il cane facendo un giro più lungo di quello consentito e così via, eppure non si dice nulla sui numerosissimi operai costretti a continuare a lavorare in fabbriche che non chiudono nonostante l’emergenza in cui ci troviamo. Ecco io penso che proprio in questi luoghi di lavoro, in cui si crea inevitabilmente un assembramento di persone, si possa diffondere il contagio anche perché i lavoratori coinvolti non sempre, anzi leggendo varie testimonianze direi quasi mai, sono dotati dei dispositivi di protezione individuale necessari. E si riempiono gli ospedali.

Inizialmente la confusione è nata sull’uso dei dispositivi di protezione, quali usare, quando e chi avrebbe dovuto indossarli. Una volta chiarito questo punto erano già passati giorni fondamentali in cui molti operatori sono venuti a contatto con il virus cosa che, se fosse stata definita a tempo debito, si sarebbe potuta limitare... Ma anche al di fuori del mondo ospedaliero la confusione ha regnato sovrana per molto, forse troppo tempo… zone rosse che non vengono chiuse, decreti che cambiano praticamente ogni giorno e pareri discordanti dei vertici hanno portato pian piano alla situazione drammatica in cui siamo ora.

Ma non è finita: dopo 25 (VENTICINQUE) giorni dal primo caso a Bergamo, la direzione sanitaria fornisce al reparto in cui lavoro i dispositivi di protezione per evitare il contagio da Covid-19...
Alcuni colleghi interpretano la distribuzione delle protezioni come un “regalo” dell’ospedale’. In realtà reputo molto grave che ci hanno obbligato a lavorare per ben tre settimane utilizzando semplicemente una mascherina di carta e un misero paio di guanti.

Il risultato è che molti operai si sono ammalati e hanno rappresentato una fonte di contagio per gli altri, in uno scenario sanitario già molto grave. I padroni dovranno spiegarci pure questo!
Anche in periodo di emergenza, noto una disparità di classe che mi fa schifo; il coronavirus mi ricorda il Titanic: anche i ricchi sono morti, ma almeno hanno avuto la possibilità di salvarsi (e si parlava di un secolo fa).

Siamo invece sempre più simili alle catene di montaggio, spesso identifichiamo i pazienti con la loro patologia e a malapena li guardiamo in faccia o scambiamo due parole.
In contrasto con i cartelloni ipocriti che tappezzano le strutture ospedaliere in merito ai diritti dei pazienti, il chiaro obiettivo aziendale è quello di produrre, fare sempre più numeri e per farlo siamo “obbligati” a correre perché il personale presente evidentemente non basta.

… un po' stanchi ma si va avanti. Sul saturimetro la pensano come me anche alcuni medici che ho sentito. È utile ma definirlo salvavita e dire che l'Ats dovrebbe fornirlo alle famiglie è un po' troppo. Il problema centrale è che per gestire le epidemie serve una rete sanitaria territoriale che in Lombardia manca totalmente. La sanità non è solo ospedale, in questa situazione è palese che l'ospedale è fondamentale per i malati gravi ma l’assistenza "a domicilio", sul territorio, inteso per tutti quelli chiusi in casa a morire da soli.
La chiusura di tantissimi ospedali e centri Ats megli ultimi anni non ha certo aiutato.

Veniamo ai tamponi: ancora non si capisce perchè non vengano eseguiti a tappeto sugli operatori ma solo su coloro che presentano dei sintomi. Pare assodato che questo virus possa essere asintomatico per alcuni pazienti e lo è comunque per un periodo di incubazione che può arrivare sino a 20 giorni, giorni in cui l'operatore può contagiare altri colleghi e pazienti…
PER NOI È OGGI IL TEMPO DI FARE I CONTI CON QUESTA SITUAZIONE.
RITENIAMO MOLTO PERICOLOSO CIO’ CHE SI STA INSINUANDO COME BUON SENSO, COME L’UNICA COSA DA FARE ORA PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA ‘ADESSO LAVORIAMO, POI VEDREMO COME SISTEMARE, VEDREMO LE RESPONSABILITA’,
NON SIAMO PER NIENTE D’ACCORDO; VOGLIAMO LAVORARE, CONTINUEREMO A FARLO CON PASSIONE, MA VOGLIAMO LA SICUREZZA DAL CONTAGIO, CHE NON ABBIAMO AVUTO FIN’ORA. PER NOI, PER I PAZIENTI, PER I NOSTRI FAMILIARI...
E RACCOGLIERE MATERIALI, DOCUMENTARE TUTTO IL MALAFFARE.
E FARLO ORA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS, ‘INVENTANDOCI’ FORME DI MOBILITAZIONE EFFICACI
E Basta “elogi” e basta “grazie”.

CONTINUIAMO QUESTO CONFRONTO A DISTANZA E IN TUTTE LE FORME POSSIBILI, SCRIVETE, RACCOGLIAMO E GIRIAMO
gli interventi importanti di cui abbiamo bisogno sono molti, tanti ora ne parlano, ma dobbiamo far sentire il nostro peso
DPI EFFICACI E IN MISURA ADEGUATA
TAMPONI
AUMENTO DEGLI ORGANICI CON ASSUNZIONI MASSICCE STABILI E FORMAZIONE, QUALCOSA IN PIÙ DEGLI STUDENTI PUR NECESSARI NELL’EMERGENZA
REQUISIRE LE CLINICHE PRIVATE, PER UN INTERVENTO CENTRALIZZATO DI RINFORZO AGLI OSPEDALI

Lavoratori Sanità Bergamo, SLAI COBAS Per il sindacato di classe

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