Una
pagina di denuncia
FABBRICHE
APERTE IN OGNI CONDIZIONE, AZIONE CRIMINALE DI SFRUTTAMENTO FINO AL
RISCHIO MORTALE DI CONTAGIO, PER I PADRONI LA SALUTE E LA VITA DI UN OPERAIO
POSSONE ESSERE PAGATE 75 EURO
I
PADRONI USANO L’EMERGENZA PER PEGGIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO E
OGNI MEZZO PER RAFFORZARE IL COMANDO SUGLI OPERAI
SERVE
LO SCIOPERO GENERALE
ABB,
che sta tenendo a tutti i costi le fabbriche aperte, esponendo
centinaia di lavoratori a rischio contagio, oggi chiama operai e
impiegati a partecipare ad un flash mob con un selfie ‘di massa’,
per dare sostenere all’azienda che ipocritamente vuole dire ‘siamo
vicini a chi lotta in prima fila contro il virus’ negli ospedali.
Vicini si perché contribuiscono a tenere alto il loro carico di
lavoro, obbligando al lavoro forzato centinaia di lavoratori,
favorendo le occasioni di contagio.
Ma
questa iniziativa, più che un problema di immagine, serve a
sottomettere i lavoratori che hanno già provato ad opporsi, a
piegarne la resistenza.
Slai
Cobas per il sindacato di classe, ha dato indicazione agli operai di
non partecipare e di organizzare il boicottaggio del flash mob
padronale, per fare un passo avanti e prendere coraggio nella lotta
per imporre la chiusura anticontagio.
Sullo
smart working, tratto da una intervista a L’Eco di Bergamo’
‘‘...digitalizzazione e riduzione degli spazi, con relativa
riduzione dei costi di gestione, sono solo alcuni aspetti positivi:
‘altri benefici, dichiara Brusamolino di Workitec, riguardano
l’aumento della produttività attorno al 15/20%, la riduzione del
tasso di assenteismo e del turn over, maggiore attrattività per i
giovani, riduzione dei costi di gestione del personale per
straordinari e soprattutto la continuità dell’operatività in casi
emergenziali come quelli che viviamo oggi’.’’
Alla
Necta, i padroni si sono scontrati con la forte opposizione delle
operaie iniziata per difendere lo sciopero del 9 marzo, dalle pretese
aziendali ‘lavoro si, sciopero pericoloso!’, che ha fatto
prendere coscienza e coraggio, per dire basta al lavoro in condizioni
di pericolo e di contagio fianco a fianco sulle linee di produzione e
in mensa.
Opposizione
che continua contro i tentativi conciliati con la Rsu di Fiom Fim
Uiil, di far riprendere il lavoro, anche se la data continua a
slittare.
Ma
anche i padroni non mollano e attraverso le intese sindacali stanno
cercando di usare la crisi per rimodulare gli orari, senza alcuna
efficacia per il contagio, ma per introdurre il 6x6 per ottenere più
produttività, cosa che in vent’anni non gli era mai riuscita.
Ovvero abolizione della mensa, e la produzione di 8 ore concentrata
in 6 ore.
LGD
impero della logistica, coordinato con una grande società di
trasporti, sfrutta migliaia di lavoratori nei magazzini
principalmente tra Milano e Brescia. E in questi giorni di allarme
virus non fa una piega, manda tutti al lavoro come se niente fosse.
Riportiamo
la testimonianza di un lavoratore in trasferta dal deposito di Chiari
a quello di Trucazzano.
L’appuntamento
è sul piazzale di Chiari, piattaforma logistica ex SMA via Sam
Quilleri, ci caricano in un pulmino, 8/9 persone senza alcuna
protezione e per un’ora viaggiamo a stretto contatto respirandoci
addosso. Uno dei tre pulmini che di solito partono.
Arriviamo
nel magazzino di Trucazzano, Ortofim, che è messo molto peggio di
quello di Chiari per condizioni di lavoro e pulizia, ci mandano nel
locale mensa, perché non ci danno nemmeno un armadietto per
cambiarci, ci arrangiamo in qualche modo come possiamo a cambiarci e
sistemare i panni in un angolo, poi si va al lavoro.
Nelle
corsie siamo tutti assieme e vicini e si corre. Solitamente noi
lavoriamo nella zona frutta/prodotti freschi, ma all’occorrenza ci
sbattono nella zona carne senza abiti adatti dove fa molto più
freddo e si gela e ci si ammala.
Qualcuno
di quelli fissi si è procurato una mascherina da se, ma poi quando
c’è la pausa si va in mensa per riposare o mangiare e siamo ancora
tutti li, tutti stretti, più di trenta in poco spazio, senza
mascherine, ne protezione.
Questi
sfruttatori hanno preso la nostra salute, la nostra vita e per loro
il prezzo è 75 euro.
Se
si lavora tutto il mese però.
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