Martedì scorso a Taranto i legali
dell’azienda (Severino compresa) hanno visto i pm: niente ammissioni di colpa,
la società è vittima. La Procura: proposta irricevibile. Se si va a processo,
gli avvocati hanno già spiegato a Gnudi che gli converrà chiedere
l’applicazione dei nuovi “ecoreati”
(dal Fatto Quotidiano di Francesco Casula e Marco Palombi)
"...nell'istanza di patteggiamento presentata solo come bozza dai
commissari dell'Ilva ci sarebbe stato un punto irricevibile per gli
inquirenti... il pool di legali infatti - oltre a una multa di tre milioni e
all’ipotesi di interdizione per qualche mese - avrebbe addirittura chiesto di
confiscare non i beni dell’Ilva, ma quelli di Riva Fire, la holding che
controllava Ilva e nelle cui casse sono transitati i soldi che la famiglia Riva
guadagnava con lo stabilimento siderurgico... Riva Fire che è sempre stata la
cassaforte della famiglia. Fire, infatti, è semplicemente l’acronimo di
Finanziaria Industriale Riva Emilio...
...Nella richiesta di sequestro da 8,1 miliardi di euro (concessa dal Gip,
confermata dal Riesame e poi annullata dalla Cassazione) i pm di Taranto
avevano sottolineato come il legame tra le due società fosse “di fondamentale
importanza”, tale che “la ‘capogruppo’ possa essere chiamata a rispondere” per
i reati commessi dai vertici di Ilva Spa. Le cariche ai vertici di entrambe le
società, d’altronde, erano ricoperte solo da membri della famiglia Riva: “Gli
interessi finanziari di Ilva Spa sono strettamente connessi a quelli della
controllante Riva Fire Spa... Insomma Ilva spa non ha ammodernato la fabbrica e
non l’ha resa sicura - rendendola “causa di malattia e morte” per i tarantini,
come dice il Tribunale - arricchendo invece la cassaforte di famiglia. Un
risparmio di oltre 8 miliardi sulla pelle di operai e cittadini.
Ora, però, i legali del commissario Gnudi raccontano che no, Ilva era
vittima dei Riva, col disastro non ha a che fare. Forse andrebbe pure
risarcita, chissà...
Tradotto: per la difesa, Ilva è stata danneggiata da Riva Fire ed è
quindi da considerare vittima e non colpevole. Un punto sul quale,
evidentemente, i magistrati non possono cedere...
Se venisse accolto il patteggiamento, creerebbe una sorta di
paradosso: un maxiprocesso all’Ilva, ma senza l’Ilva..."
Ma ci sarebbe ora un cambio di strategia. "...giovedì scorso tra il
ministro Federica Guidi, Paola Severino e i commissari Gnudi e Corrado
Carrubba, si sarebbe deciso di rinunciare alla proposta di patteggiamento e di
puntare - nel caso si dovesse andare al processo vero e proprio - sull’effetto
che la nuova legge sugli ecoreati, ritenuta più “favorevole” agli
imputati..."
LA LEGGE SUGLI ECOREATI A MISURA PER L'ILVA
Questa legge, infatti, così come è fatta può costituire una grossa carta a
favore dei Riva nel processo "Ambiente svenduto".
La legge sugli ecoreati punisce il disastro ambientale solo se realizzato
"abusivamente". In tal modo, come scrive Peacelink di Taranto
"chi commettesse crimini ambientali potrà difendersi sostenendo che è vero
che ha leso delle persone e che ne ha anche provocato la morte o che ne ha
messo in pericolo la vita, ma che tutto ciò è stato fatto 'legittimamente',
senza violare le leggi esistenti e senza venir meno all'autorizzazione
ottenuta. Questa norma sembra dire che con la giusta autorizzazione l'inquinatore
può ferire, uccidere o mettere in pericolo la vita di moltissime persone".
E questo è quanto è di fatto accaduto all'Ilva. I legali dei Riva, come già
stanno facendo e come ora faranno ancora di più, sosterranno che l'Ilva non ha
fatto alcun crimine perchè vi era tanto di autorizzazione dell'Aia, perchè vi
erano i controlli della regione, dell'Arpa. E ora questa legge giunge a
proposito.
Ma proprio questo processo dimostra che le "autorizzazioni" del
governo o degli Enti non sono affatto una garanzia di non inquinamento, di
rispetto per la salute e la vita dei lavoratori e della popolazione, perchè le
leggi e le autorizzazioni vengono fatte da uno Stato che è dalla parte dei
padroni.
GLI ABITANTI DEI TAMBURI DEVONO PURE DIRE "GRAZIE" ALL'ILVA
Secondo i legali di Gnudi, Laghi e Carruba, l'Ilva non solo non avrebbe
danneggiato i Tamburi, ma avrebbe anche portato benessere...
Lo hanno affermato nel ricorso contro la sentenza con la quale l'Ilva è
stata condannata a risarcire alcuni degli abitanti dei Tamburi, sostenendo che
grazie all'Aia del 2011 - quella del governo Berlusconi fatta su dettatura dei
Riva e che è tra gli elementi fondamentali del processo "Ambiente
svenduto" - si sono adottate le migliori tecniche contro l'inquinamento.
E questi squallidi ominicchi di avvocati, che prendono mega parcelle, non
si prendono la briga neanche di andarsi a leggere la storia dei Tamburi, di
andare a farsi un giro nel quartiere, arrivando a sostenere che il rione
Tamburi sia stato costruito nelle attuali dimensioni dopo l'Ilva e
"proprio perchè c'era l'Ilva a fare da calamita".
E questi "azzeccagarbugli" insistono: "Il rione tamburi si è
di fatto sviluppato proprio per la sua vicinanza ad Ilva - viene scritto
nell'appello - come sempre capita negli insediamenti industriali che inducono
uno sviluppo edilizio nelle immediate prossimità dello stabilimento... e questo
sviluppo deriva di regola, come accaduto in questo caso, da piani di edilizia
popolare", quindi "...gli abitanti dei Tamburi si dolgono dell'esistenza
di Ilva e chiedono infondati danni, omettendo di considerare che proprio Ilva
che ha costituito la ragione d'essere dello sviluppo del quartiere".
L'ignoranza e il servilismo raggiunge veramente livelli tanto abissali, che
non vale neanche la pena di controbattere; e questi luridi personaggi
dovrebbero solo stare, invece che in lussuosi studi di avvocato, in nere
galere.
A parte pochissimi quartieri, Tamburi è tra i quartieri più antichi di
Taranto e quello che ha mantenuto praticamente intatta la sua struttura ed
estensione.
Ma anche prendendo per un attimo per buona la motivazione di questi
avvocaticchi e dei commissari (che le volte che saranno venuti a Taranto non
vanno oltre le dita di una mano), secondo cui gli insediamenti industriali
inducono ad uno sviluppo edilizio (questo per esempio è valso per il Quartiere
Paolo VI - ex quartieri Italsider), si dice di fatto che questo deve mettere
"normalmente" in conto che gli abitanti debbano ammalarsi e morire.
Dichiarando senza veli qual'è la logica del sistema capitalista: il
profitto dei padroni - difeso da questo Stato e da tutti i governi di qualsiasi
colore, ultimo Renzi - val bene la vita dei lavoratori come delle popolazioni.
ANCHE
PER QUESTO IL PROCESSO ILVA E' UN PROCESSO POLITICO, CONTRO CUI VA FATTA ANCHE
UNA BATTAGLIA POLITICA.
Sarebbe giusto e necessario che gli abitanti dei Tamburi, i lavoratori, facessero ingoiare agli avvocati dei padroni assassini queste parole, impedendo con la loro presenza, dentro e fuori il tribunale, con la lotta che il processo diventi sempre più un'arena, una vetrina del capitale e dei suoi servi, invece che un terreno della guerra di classe tra operai, masse popolari e Riva, istituzioni, governo, politici, ecc. ecc.
Ma, purtroppo, qui ci sono a Taranto i vari "liberi e pensanti" che sono andati due anni fa a promettere fuoco e fiamme ai Tamburi e che ora si accontentano di farne al massimo una volta all'anno un intermezzo tra una canzone e l'altra dal palco del 1° Maggio, ben lontano dal quartiere Tamburi; mentre vanno a chiedere incontri in piena campagna elettorale indifferentemente ai demagoghi Pd, Emiliano, come alla fascista Meloni...
Nessun commento:
Posta un commento