Gli operai sul tetto in viale
Sarca sono scesi. Continua la protesta contro il trasferimento
Alcuni
operai della Marcegaglia in viale Sarca si sono legati a vicenda con delle
funi, non vogliono essere trasferiti. Dopo aver minacciato di buttarsi nel
vuoto sono scesi nel pomeriggio
Milano, 6 luglio 2015 - Trasferimento in Piemonte,
o licenziamento. Di fronte a questo aut-aut, gli operai della Marcegaglia di
Milano sono saliti sul tetto dello stabilimento in viale Sarca l'1
luglio e hanno protestato fino a oggi, arrivando a minacciare di
buttarsi giù. Nel pomeriggio tuttavia, hanno deciso di scendere e
continuare la protesta in un carroponte. Fra questi un operaio è in sciopero della fame da
mercoledì e uno soffre di gravi problemi di salute. In mattinata i sette
dipendenti sul tetto avevano
deciso di legarsi con delle funi. "Uno di loro, un padre di famiglia, sta
con in mano un coltello e minaccia di tagliare l'imbragatura con cui si è
legato. La situazione è tesa al limite. Noi vogliamo solo che sia rispettata la
nostra dignità lavorativa", così spiegava Massimiliano Murgo, delegato
Fiom in Marcegaglia, che partecipa alla protesta. Sul posto 4 cellulari della
polizia e agenti della Digos, per un totale di 30 uomini delle forze
dell'ordine. C'erano anche i vigili del fuoco, pronti a intervenire in caso di
necessità. Sul tetto della fabbrica sono appesi gli striscioni "Uniti
si vince". L'azienda ha
proposto il trasferimento all'impianto di Pozzolo Formigaro, in provincia di
Alessandria, o il licenziamento. Dal canto loro gli operai avevano chiesto all'azienda di
essere ricollocati nei più vicini stabilimenti in provincia di Bergamo e
Lecco ma non si è giunti a un accordo. Fra gli operai riuniti davanti al cancello della
fabbrica in solidarietà ai colleghi nel mattino è circolata la voce che la
dirigenza avrebbe avuto in mente l'alternativa di far entrare lavoratori
esterni. A quel punto gli operai, che nello stabilimento producono pannelli per l'edilizia industriale, hanno cominciato a legarsi con
delle imbragature e a sporgersi dal tetto minacciando di buttarsi giù. Intorno
alle 18 la decisione: gli ultimi sette
dipendenti della Marcegaglia sono scesi dal tetto. Secondo
quanto comunicato dalle parti, per martedì 7 luglio è stato fissato
un incontro tra azienda e sindacati alla presenza del prefetto per
discutere della loro situazione e cercare un possibile accordo.
I sette che non avevano accettato il trasferimento erano stati messi
in cassa integrazione che, date le nuove disposizione sugli ammortizzatori
sociali decisi dal governo Renzi, è finita dopo 12 mesi. La
Fiom-Cgil «appoggia la protesta». L'AZIENDA - Marcegaglia disponibile a
trattare con i lavoratori se finirà l'occupazione dello stabilimento
di viale Sarca, a Milano. Lo rende noto la stessa azienda.
"Marcegaglia Buildtech - si legge in una nota - si
dichiara disponibile a posticipare la data del trasferimento da
viale Sarca allo stabilimento di Pozzolo Formigaro dal 27 luglio al
24 agosto, nel rispetto delle procedure già avviate. L'azienda
è inoltre disposta ad attivare una mobilità incentivata per
chi fra i sei lavoratori protestatari rifiuterà il
trasferimento, anche se a condizioni inferiori rispetto a quelle
riconosciute ai dipendenti che a stragrande maggioranza aderirono all'accordo sottoscritto
il 16 giugno 2014. Ai lavoratori in precarie condizioni di salute che
accetteranno il trasferimento a Pozzolo Formigaro, la direzione aziendale
offrirà la possibilità di fruire dei mezzi di trasporto già utilizzati da
tutti gli altri dipendenti". "Le proposte dell'azienda -
continua la nota di Marcegaglia -, largamente condivise oggi con le
rappresentanze sindacali, saranno però subordinate all'abbandono
dell'occupazione del proprio stabilimento di viale Sarca da parte dei sei
lavoratori saliti sul tetto e avranno valore fino a domani
pomeriggio, prima della prevista riunione in Prefettura a
Milano". Marcegaglia Buildtech ricorda inoltre che, "dopo essere
stata costretta per motivi di antieconomicità a chiudere il
proprio stabilimento di viale Sarca, per garantire loro con grande
senso di responsabilità il posto di lavoro, aveva proposto ai
suoi centosessantacinque dipendenti il trasferimento
nello stabilimento di Pozzolo Formigaro. Oppure, come
alternativa, l'esodo incentivato. In base all'accordo siglato il 16
giugno 2014 con i sindacati e con l'ampissima maggioranza degli
addetti della fabbrica di viale Sarca, 23 dipendenti con
mansioni amministrative e commerciali sono stati trasferiti negli
uffici aziendali di Milano, 61 a Pozzolo Formigaro, mentre altri
hanno optato per l'esodo incentivato. Solo 7 lavoratori, e fra
questi i sei che stanno occupando lo stabilimento, hanno rifiutato
e continuano a rifiutarsi di trasferirsi a Pozzolo
Formigaro, pretendendo in alternativa un'impossibile collocazione in
altri siti produttivi più vicini. Oppure - conclude la nota -
un secondo anno di cassa integrazione, che non è tuttavia
previsto dalle norme attualmente vigenti".
Nessun commento:
Posta un commento