Da una intervista ad un lavoratore IKEADopo la comunicazione di Ikea sulla disdetta del contratto integrativo di 2° livello, quali sono le intenzioni dell’azienda?
Il clima che si sta instaurando è pesante, un degrado delle condizioni costante: le scelte di Ikea si collocano proprio in questo quadro. Non solo puntano a ridurci il salario, togliendo o ridefinendo alcuni “bonus” conquistati negli anni col contratto integrativo; hanno posto sul tavolo anche una nuova organizzazione dei turni e del lavoro nei festivi. Questo viene giustificato con la riduzione degli utili, che secondo me è però dovuta al loro piano d'investimenti, dato che entro il 2020, Ikea vuole, infatti, aprire un numero non specificato di nuovi punti vendita in Italia, oltre alla spesa per la manutenzione e l'ecosostenibilità dei vecchi. Tali costi, nel bilancio, vengono uniti a quelli delle ore lavorate, e su cosa vanno ad agire? Ovviamente riducendo le tutele e le paghe dei lavoratori! Alcuni negozi Ikea, quelli più recenti o di piccole dimensioni, non coprono le spese, ma i lavoratori già ne pagano le conseguenze a livello contrattuale (congelamenti maggiorazioni, scatti di livello bloccati). L’azienda, per smentire questa visione, fornisce dati specifici che comprendono tutta una serie di voci, che comunque non possono essere messe nel computo dell’attività dei lavoratori! I lavoratori lavorano, e fanno guadagnare il negozio, punto.
Quindi puntano ad una netta riduzione dei vostri stipendi?
Adesso tutti i nuovi assunti hanno il 30% come maggiorazione fissa, mentre circa la metà dei lavoratori ha il 70%. Una piccola parte (11% dei lavoratori) ha il 70% più 60% congelato, quindi vuol dire 130% di maggiorazione. Se tu fai la domenica vieni pagato in più a seconda dello scaglione, e quindi l’azienda gioca anche su questa cosa, vuole riorganizzare tutto per riequilibrare i livelli dei salari, dicendo che qualcuno prende troppo e che pertanto occorre livellare (ovviamente al ribasso). Perfino un delegato della Cgil ha detto di aver proposto sul tavolo delle trattative nazionali con l’azienda l’eliminazione del 60% di maggiorazione ulteriore (per coloro che già hanno il 70%), così da equilibrare appunto, portando tutti al 70%. Ma non è lì che vuole arrivare Ikea. Ci sono full time al 130 % che arrivano a stipendi da 2000 euro al mese, inoltre i contratti vecchi hanno la possibilità di dare le disponibilità per le domeniche, anziché avercele obbligatorie. Oppure part time col turno fisso, che Ikea punta ad eliminare, per una maggiore “flessibilità”...
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