Amianto a Milano, "fu
omicidio colposo": condanne fino a 7 anni per 11 ex manager Pirelli
Sei anni e 8
mesi per il fratello dell'oncologo Veronesi. Per la società 500mila euro di
provvisionali. I parenti delle vittime: "Uniti si vince"
15 luglio
2015
Sono stati condannati dal tribunale di Milano
a pene comprese fra i 3 anni e i 7 anni e 8 mesi di reclusione undici ex dirigenti
Pirelli accusati di
omicidio colposo in relazione a 24 casi di operai morti per forme tumorali provocate
dall'esposizione all'amianto. Gli operai lavoravano negli stabilimenti milanesi
di Pirelli tra gli anni Settanta e Ottanta. I giudici della VI sezione penale
hanno, in sostanza, accolto la ricostruzione del pm Maurizio Ascione che legava
quei decessi alla presenza di fibre di amianto nelle due fabbriche di viale
Sarca e di via Ripamonti. Il tribunale ha condannato gli undici ex manager e il
responsabile civile Pirelli Tyre spa al pagamento di una provvisionale
complessiva di 520 mila mila euro per le parti civili e al risarcimento dei
danni da quantificare in sede civile. In particolare è stata disposta una cifra
di 200 mila euro per la moglie e la figlia di una delle vittime, 300 mila euro
per l'Inail e 20 mila euro per Medicina Democratica e l'Associazione italiana
esposti amianto. La maggior parte dei parenti delle vittime avevano già
ricevuto un risarcimento fuori
dibattimento e si erano
ritirati dal processo. Dopo la lettura della sentenza alcuni parenti delle
vittime hanno esultato. Membri di Medicina Democratica e dell'Associazione
italiana esposti amianto, parti civili nel processo, hanno esposto striscioni.
"Abbiamo dimostrato che uniti si vince - hanno spiegato - questa volta
siamo riusciti a far condannare il padrone". Il pm aveva chiesto pene fino
a 8 anni per 8 ex dirigenti e l'assoluzione, invece, per altri 3 imputati
(Gabriele Battaglioli, Roberto Picco e Carlo Pedone). Ma il giudice si è spinto
oltre rispetto alla richiesta dell'accusa. Sono stati quindi condannati
Ludovico Grandi e Gianfranco Bellingeri, amministratori delegati della Pirelli
negli anni '80, rispettivamente a 4 anni e 8 mesi e a 3 anni e 6 mesi di
carcere. Condanne anche per Guido Veronesi (6 anni e 8 mesi), fratello
dell'oncologo ed ex ministro Umberto Veronesi, Gabriele Battaglioli (3 anni),
Piero Giorgio Sierra (6 anni e 8 mesi), Omar Liberati (3 anni e 6 mesi), Gavino
Manca (5 anni e 6 mesi), Armando Moroni (3 anni), Roberto Picco (3 anni), Carlo
Pedone (3 anni) e Luciano Isola (7 anni e 8 mesi, la pena più consistente).
Tutti facevano parte del consiglio di amministrazione dell'azienda tra gli anni
'70 e gli anni '80. Gli operai, che si sono poi ammalati di forme tumorali
gravi o sono morti per mesotelioma pleurico, secondo l'accusa lavoravano dentro
gli stabilimenti milanesi senza alcun sistema di protezione. Hanno subito
dunque, secondo l'impianto accusatorio del pm Ascione, esposizioni
"massicce e ripetute" all'amianto che negli anni successivi hanno
causato le malattie e le morti.
Per alcuni imputati il giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Milano Raffaele Martorelli ha disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Gli ex manager sono stati anche assolti da alcune imputazioni con la formule "per non aver commesso il fatto" o prosciolti con sentenza di non luogo a procedere per prescrizione del reato. Nelle scorse settimane altri processi a Milano con al centro morti di operai provocate dall'esposizione all'amianto, che avevano coinvolto ex dirigenti della centrale Enel di Turbigo e della Franco Tosi di Legnano, si erano invece conclusi con l'assoluzione di tutti gli imputati.
Per alcuni imputati il giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Milano Raffaele Martorelli ha disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Gli ex manager sono stati anche assolti da alcune imputazioni con la formule "per non aver commesso il fatto" o prosciolti con sentenza di non luogo a procedere per prescrizione del reato. Nelle scorse settimane altri processi a Milano con al centro morti di operai provocate dall'esposizione all'amianto, che avevano coinvolto ex dirigenti della centrale Enel di Turbigo e della Franco Tosi di Legnano, si erano invece conclusi con l'assoluzione di tutti gli imputati.
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