Se in apparenza le morti sul lavoro sembrerebbero calare in Italia (677 nei primi otto mesi contro 772 del 2021) in realtà, se si confrontano escludendo i morti da Covid19 (14 contro 271) il dato si ribalta. Lo si evince dai dati elaborati dall’ Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre.
“L’emergenza morti sul lavoro non si ferma. Da gennaio ad agosto 2022 sono 677 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese con una media di 84 vittime al mese. E sono 496 gli infortuni mortali in occasione di lavoro e 181 in itinere. Lo scorso anno i decessi totali erano 772, quindi, apparentemente stiamo osservando un decremento della mortalità (-12,3%). Ma non possiamo fare a meno di sottolineare e ricordare come quest’anno siano quasi sparite le vittime Covid (14 su 677) che, invece, lo scorso anno costituivano tragicamente più di un terzo dei decessi sul lavoro (271 su 772). Come dire: “passata la grande emergenza Covid è rimasta l’immane tragedia delle morti sul lavoro. Quella per cui, purtroppo, non esiste un vaccino per placarla ma solo la formazione, l’aggiornamento e, soprattutto, la coscienza dei datori di lavoro del Paese” afferma Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering
Un dramma che si concretizza anche nelle denunce totali di infortuni cresciute del 38,7% rispetto al 2021, arrivando a quota 484.561; con il settore della Sanità in testa alla graduatoria degli infortuni in occasione di lavoro (65.913 denunce); seguono: Attività Manifatturiere e Trasporti.
Il dato più interessante e significativo per raccontare l’emergenza, però, rimane il rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia (in foto). Il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale in Italia nei primi otto mesi dell’anno è in media di 22 decessi ogni milione di occupati. A finire in zona rossa , quindi sopra questa quota sono: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Umbria, Molise, Calabria e Puglia. In zona arancione: Basilicata, Piemonte, Toscana, Sicilia, Campania e Marche. In zona gialla: Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna e Lombardia. In zona bianca: Abruzzo, Liguria e Friuli Venezia Giulia.
Nei primi otto mesi del 2022 il settore Costruzioni fa registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 78. Seguono: Trasporti e Magazzinaggio (73) e Attività manifatturiere (53). La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (182 su un totale di 496). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 68,1 infortuni mortali ogni milione di occupati.
L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 11,7), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 14,8 infortuni mortali ogni milione di occupati.
Questi dati confermano anche alla fine dei primi due quadrimestri del 2022 che la maggior frequenza di infortuni mortali si riscontra tra i lavoratori più vecchi. Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio ad agosto del 2022 sono 36 su 496. In 33, invece, hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 86. Alla fine dei primi otto mesi 2022 sono lunedì e martedì i giorni della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali.
Presenta questi dati ai nostri microfoni Federico Maritan, direttore dell’ Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di MestreAscolta o scarica
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