Abbiamo riunito questi cinque interventi che trattano di fatto un unico tema centrale per i proletari e le masse popolari. Le articolazioni dei vari interventi rappresentano una ricchezza di lavoro, di aspetti di mobilitazione politica e sindacale necessari, che l'assemblea proletaria anticapitalista permette di unire vero il comune obiettivo.
COORDINAMENTO SANITA’ LAZIO
Il coordinamento sanità è nato oramai sei anni fa ed è nato come coordinamento cittadino, poi con la pandemia abbiamo visto che la questione della salute sarebbe stato uno dei terreni sui quali si sarebbe sviluppato lo scontro di classe. Nella questione della sanità e della salute noi non vediamo un fatto ristretto alle politiche sanitarie, ma li vediamo sotto tanti aspetti politicamente importanti. In particolare durante la pandemia il ruolo criminale che il governo ha avuto nella gestione delle prime fasi del contagio, con la determinazione a non far chiudere le fabbriche e a far morire. Non a caso la zona di Bergamo e Brescia è stato uno degli epicentri di mortalità. Il settore sanitario è uno dei nuovi settori nel quale il capitale cerca di rilanciare i suoi processi di valorizzazione e quindi l'abbiamo visto anche come un terreno di lotta immediato per il recupero del salario indiretto e l’aspetto del welfare in particolare. Prima si ricordava la questione degli immigrati, credo per le compagne e compagni sia chiaro che le politiche sull'immigrazione sono politiche di disciplinamento della forza lavoro e come tali a nostro avviso vanno affrontate; e quindi è normale che se si sviluppi una lotta di riappropriazione. Questa lotta deve vedere protagonisti i lavoratori, le lavoratrici nelle loro varie forme, e senz'altro la questione dell'accesso ai servizi sanitari dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate è un aspetto rilevante perché significa escludere una quota crescente di popolazione dall'accesso a pezzi di welfare. Ultimamente abbiamo costituito un'assemblea per la salute del Lazio dove convergono tante realtà anche con impostazioni politiche differenti ma che provano a rilanciare il tema della salute come un tema che travalica l'aspetto sanitario e si determina nella condizione proletaria complessiva, perché siamo tutti ben consapevoli che non ci può essere salute se non si ha una casa, non ci può essere salute se non si ha un reddito, non ci può essere se non si hanno relazioni degne, e così via. Vogliamo appunto confrontarci su come si va a conquistare la salute a partire da quelli che sono gli aspetti che oggi più aggrediscono la condizione proletaria, la questione delle bollette, la questione dell'insicurezza nei luoghi di lavoro - si ricordava prima l'ennesimo crimine operato ai danni di un ragazzo in alternanza scuola-lavoro con il suo assassinio. Ebbene questo aspetto della insicurezza nei luoghi di lavoro è un aspetto che sta emergendo in maniera sempre più forte perché con la crescita della crisi del capitale aumentano i ritmi e lo sfruttamento, si abbatte qualunque spesa cosiddetta “improduttiva”, e quindi naturalmente a farne le spese siamo noi lavoratori e lavoratrici. Per questo nel momento in cui noi abbiamo avviato questo percorso come Coordinamento regionale sanità - e non a caso all'epoca quando l'abbiamo avviato facevamo parte dell'assemblea di sostegno alle lotte della logistica qui a Roma che il Cobas faceva all'interno dei vari magazzini e di Roma e dintorni - questa proposta di intervento sulla questione sanitaria l'abbiamo fatta sia ai compagni della logistica sia ai compagni e alle compagne dei movimenti di lotta per la casa proprio, perché non lo abbiamo mai pensato come un intervento che si limitasse alle cose, comunque essenziali, come richiedere di avere un accesso ai servizi sanitari gratuiti universali anche umanizzato, ma abbiamo sempre pensato che dovesse essere una battaglia fra le masse per riappropriarci di quello che è nostro e che ci viene quotidianamente rubato. E in questo senso abbiamo ritenuto naturale portare il nostro contributo, la nostra partecipazione a questa giornata.
CONTRIBUTO INVIATO DA VITO TOTIRE PORTAVOCE PRO TEMPORE DELLA RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Cari
compagni,
Stiamo
costruendo una RETE NAZIONALE LAVORO SICURO, una iniziativa che parte
dalla necessità di organizzare una strategia di prevenzione delle
stragi che periodicamente si consumano nei luoghi di lavoro, a volte
improvvise (ma prevedibili) altre volte meno eclatanti perché
differite nel tempo (parlo delle malattie professionali); la RETE
parte da una questione e da due obiettivi:
la prima questione è
prendere atto della drammatica mortalità delle persone che
appartengono alla classe operaia; la seconda è la necessità di
“arrivare il giorno prima” cioè il giorno prima dell’evento
che pregiudica la salute.
DUNQUE
IL PRIMO OBIETTIVO E’ GARANTIRE A TUTTI LA STESSA SPERANZA DI
SALUTE DI VITA E D BENESSERE; nessuna persona ragionevole può,
almeno a parole , dissentire da questo obbiettivo. Ovviamente alle
parole troppo spesso non seguono i fatti e non seguono percorsi
socialmente condivisi per il raggiungimento dello scopo
dichiarato.
LA SECONDA INEVITABILE QUESTIONE E’ NON RIDURSI A
PROTESTE, COMUNICATI STAMPA O PEGGIO alle LACRIME
DI COCCODRILLO IL GIORNO DOPO L’EVENTO; i vertici istituzionali, ad
ogni strage, recitano ipocritamente “mai più” ma poi non cambia
nulla.
Addirittura una associazione organizzata dai padroni ha
“inventato” l’obiettivo di ridurre la mortalità sul lavoro (in
Italia circa 1300 morti all’anno, i
casi “ufficiali”…)
del 50% entro il 2030; ci vogliono abituare alla idea che un certo
numero di morti è inevitabile, quasi naturale…
Noi
protestiamo contro questa mistificazione e teniamo alto l’obiettivo
dell’azzeramento immediato.
La RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
ADOTTA UN PROGRAMMA DI AZIONE CHE PASSA ATTRAVERSO LA COLLABORAZIONE
E LA SINERGIA SISTEMATICA CON I LAVORATORI SINGOLI E ORGANIZZATI IN
GRUPPI OMOGENEI; la rete dunque non è una associazione di tecnici o
un patronato che supporta “benevolmente” i lavoratori fornendo
loro servizi ancorchè gratuiti; la svolta in Italia e nel mondo, nel
campo della prevenzione, non sarà mai il risultato di interventi
tecnici ma sarà un obiettivo realizzabile solo con il riequilibrio
degli attuali rapporti di forza tra capitale e lavoro; la
forza dei lavoratori è la leva determinante e più importante in
assoluto che porterà ad effettuare valutazioni del rischio
realistiche, che porterà alla eliminazione del rischio alla fonte e
alla possibilità di un ambiente di lavoro salubre, dignitoso, fonte
di reddito, di benessere e di crescita della autostima dei
lavoratori.
Viceversa
oggi il documento di valutazione del rischio, “autogestito” dal
padrone minimizza il rischio stesso, a volte lo nega e,
paradossalmente, diventa uno strumento poi gestito dall’Inail (il
cui esautoramento è uno dei pilastri del programma della RETE in
ragione della organica azione filo padronale dell’ente) persino
per respingere il riconoscimento della causa professionale della
malattia. Nei casi peggiori il disconoscimento del rischio è alla
origine della causa di morte immediata. Ovviamente per giungere ad
affermare il diritto alla salute bisognerà eliminare ogni forma di
schiavismo, di vulnerabilità, di precarietà e ricattabilità
(pensiamo
a tutte le forme di precariato schiavistico e alle condizioni di
lavoro degli immigrati);
senza questa premessa sarebbe illusorio pensare di affermare il
criterio della eliminazione del rischio alla fonte e la sostituzione
di quello che è nocivo (non solo rispetto alle sostanze ma anche
rispetto al “modo di produzione”) con quello che non lo è.
Dunque la RETE non si propone nel ruolo di “tecnici di fiducia”
dei lavoratori (anche se ha in programma il consolidamento e lo
sviluppo e della conoscenze tecniche) e pur con la garanzia (se si
struttura a rilevante componente tecnica si dovesse trattare) di
relazionarsi secondo la prassi della “non delega” e della
“validazione consensuale”;
la RETE è invece UNA
ORGANIZZAZIONE DI LAVORATORI CHE ENTRA IN SINERGIA CON ALTRI
LAVORATORI E CON I LORO RAPPRESENTANTI PRIVILEGIANDO IL RAPPORTO CON
I “GRUPPI OMOGENEI” E INCLUDENDO NEI RAPPORTI DI SINERGIA E DI
LAVORO COMUNE GLI RRLLSS dove essi siano eletti dai lavoratori e li
rappresentino davvero in maniera corretta. Considerato che la RETE
non rappresenta l’unica risorsa in campo né ha il programma
velleitario di rappresentare e/o di includere altre realtà
mettendone in discussione l’autonomia, siamo disponibili a
realizzare programmi di lavoro con tutti i soggetti disponibili e
dunque con le realtà presenti oggi in questa riunione a Roma; già
ai lavoratori della GKN abbiamo fatto una proposta; per essere
chiari: non una nostra “geniale idea” e unilaterale ma una
ipotesi nata nel dibattito della assemblea fondativa della RETE
tenutasi a Modena il 26 maggio 2022; la proposta verte su tre temi:
a) valutazione critica del DVR (documentazione di valutazione del
rischio) redatto dal padrone 2) analisi dei materiali presenti nel
ciclo produttivo alla ricerca di ipotesi di fattibilità tecnologica
della “eliminazione
dei rischi alla fonte” 3)
valutazione dell’impatto psicosociale della condizione di
incertezza occupazionale in termini di distress (questo tema potrebbe
certamente essere pertinente anche per altre realtà oggi presenti a
Roma, per esempio i lavoratori della Tessitura Albini). Con ognuna
delle realtà presenti oggi a Roma quindi –in piena sinergia e
cooperazione con SLAI Cobas sc - potremmo costruire un programma di
azione sui temi della salute, sicurezza e benessere lavorativo al
fine di elaborare una strategia di difesa contro la nocività non
solo fisica ma anche psicologia (mobbing e molestie morali) della
organizzazione capitalistica. Grazie alla circolazione delle notizie
tra realtà operaie e solidali abbiamo informazioni sulle lotte di
cui tutti i presenti alla riunione sono stati protagonisti (le
operaie della Beretta, gli operai di Taranto, Fincantieri,
Stellantis, i lavoratori agricoli e tutti gli altri) e siamo convinti
che dalla convergenza tra la forza operaia e la messa in campo di
stimoli adeguati agli organi di vigilanza potremmo riuscire,
quantomeno, ad imporre azioni di miglioramento che ci avvicinerebbero
a garantire
la stessa speranza di salute e benessere lavorativo per
tutti.
Certamente
SLAI COBAS avranno un ruolo di trait-d’union e di protagonisti e
altrettanto sicuramente potremo organizzare altri incontri (anche in
presenza); saremo a Monfalcone a discutere della RETE il 27 ottobre
né sarà difficile organizzare a breve un incontro anche a Ravenna.
Unità tra i lavoratori per cancellare dal pianeta il lavoro coatto,
lo schiavismo e la guerra.
Un augurio si buon lavoro e un
abbraccio
INTERVENTO (non potuto fare per mancanza di tempo) RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUL TERRITORIO - Da Ravenna (aderente alla rete per il lavoro sicuro)
Contro
le morti sul lavoro è sempre più necessario costruire l’unità
delle lotte, per una battaglia di lunga durata, che è politica, che
ha a che fare con i rapporti di forza, con la questione del potere
che, fino a che comanderanno i padroni, impone la “normalità” di
4 morti al giorno, una lotta che, in definitiva, non può che puntare
sulla causa prima che genera contemporaneamente profitti per i
padroni e peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per i
proletari e per i lavoratori in generale, cioè fare avanzare le
lotte per il rovesciamento di questo sistema basato sul profitto
padronale, che è un “sistema”, appunto, composto da tanti
soggetti politici/istituzionali/sociali/repressivi che aiutano il
fronte padronale. E’ molto positivo che a livello nazionale alcune
realtà impegnate sulla salute e sicurezza hanno cominciato a
mettersi in Rete e a portare la lotta sul piano nazionale. Ci
riferiamo alle realtà che hanno fondato la Rete nazionale lavoro
sicuro, dietro impulso dei macchinisti del Comu, assieme ad alcuni
esponenti Medicina Democratica con Totire, il 26 maggio a Modena, e i
compagni e le realtà di lotta nella Sanità e per il diritto alla
casa, comitati disoccupati che hanno organizzato il secondo
appuntamento del Congresso della salute, "la salute non è una
merce", qui al Metropoliz, il 28-29 maggio, per la difesa della
salute e per la difesa del Servizio Sanitario pubblico, inteso come
bene comune, pubblico, gratuito e universale. Realtà che fanno parte
di questa Assemblea proletaria anticapitalista.
A Ravenna
interveniamo alla Marcegaglia: non è un caso che gli enormi profitti
dello scorso anno, un risultato “storico” per i padroni, hanno
avuto come contraltare un operaio morto a luglio 2021 e una
situazione che, per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro, è
sempre più di emergenza, con pinze che si staccano dai carroponte e
coils stipati in spazi che non lasciano vie d’uscita, una grave
situazione denunciata varie volte dagli operai che ha costretto
persino i confederali ad indire uno sciopero. Morti ed infortuni
avvengono perché sono i padroni i primi a violare le leggi, dal
Testo Unico sulla sicurezza allo Statuto dei lavoratori. I padroni
vanno denunciati e combattuti per la "mancata applicazione"
di queste leggi, così come dobbiamo rilanciare la lotta perché i
DVR non rimangano di competenza esclusiva del padrone, come hanno
denunciato gli operai GKN all’Assemblea di Modena della Rete Lavoro
Sicuro: è il padrone che redige i moduli in maniera burocratica e,
soprattutto, lo fa senza il coinvolgimento dei lavoratori e delle
loro rappresentanze. Così, di conseguenza, anche il Responsabile del
Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi ( RSPP ) è legato a
questo documento redatto dal padrone. Bisogna che i lavoratori si
riprendano e organizzino in prima persona le assemblee di reparto e
di azienda e che supportino gli Rls nella stesura anche dei DVR. Il
controllo della produzione, l’ispezione senza preavviso, il potere
di prendere decisioni immediate che fermino la produzione in caso di
rischio-sicurezza per la vita degli operai, devono tornare in mano
agli operai, come in mano agli operai deve tornare l’elezione degli
RLS dal basso, non nominati da Rsu/Rsa, e in tutte le aziende, anche
in quelle sotto i 15 dipendenti, realtà dove le avvengono
maggiormente infortuni ed infortuni mortali, dove i padroni, per
incrementare produttività e profitti, tolgono perfino le misure
protettive sugli impianti, formando una lista di operai che intendono
metterci la faccia e il proprio impegno, indipendentemente dalle
tessere sindacali e votati da tutti i lavoratori del sito così da
avere un mandato forte che risponde ai lavoratori e non alle RSU o
RSA o ai capi. Sviluppiamo un forte e combattivo fronte
anticapitalista per modificare i rapporti di forza a favore dei
lavoratori, non abbiamo altre strade. Sono i salari che non bastano,
sono i contratti precari, è la sicurezza sul lavoro concepita come
un costo da parte dei padroni, è lo sfruttamento che porta gli
studenti a morire nell’alternanza scuola-lavoro, è la concezione
del mondo e l’organizzazione del lavoro da parte dei capitalisti le
cause materiali da rimuovere, formazione/informazione dei lavoratori
non sono elementi sufficienti, non è certo la soluzione la
cosiddetta “cultura della sicurezza” tanto cara a confederali, ai
partiti della sinistra istituzionale, che poi la traducono in Tavoli
concertativi per realizzare accordi su protocolli che rimangono sulla
carta, oppure in monitoraggi/osservatori che significano un conteggio
degli infortuni, invece che organizzare la lotta di lunga durata
contro l'organizzazione capitalistica del lavoro, controllare dal
basso e fermare la produzione nel caso di esposizione al
rischio-sicurezza da parte dei lavoratori, e non invece, lasciare
cadere sempre nel vuoto le denunce degli operai. Durante queste
elezioni, i confederali, che sono stati il puntello del governo
Draghi così come prima con gli altri governi, hanno lanciato un
pietoso e inutile appello ai partiti perché si occupino della
sicurezza nei luoghi di lavoro. Solitamente, durante le elezioni
politiche, i candidati dei partiti politici si sperticano in
promesse, ma in questa tornata elettorale nemmeno quelle, la
questione delle morti operaie, della sicurezza sul lavoro non è
neppure nell’”agenda” della borghesia, grande e piccola, e
questo non ci sorprende. Fa parte di questa guerra contro gli operai.
Nell'Autunno caldo gli operai hanno strappato con dure lotte accordi
sulla sicurezza contro la sua monetizzazione da parte dei padroni, i
rapporti di forza raggiunti dalle lotte operaie che hanno conquistato
le norme sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ grazie a
queste lotte che abbiamo avuto lo Statuto dei lavoratori del 1970 e
l’articolo 9 sulla Tutela della salute e dell’integrità fisica:
“i lavoratori mediante le loro rappresentanze hanno diritto di
contrattare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli
infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca,
l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a
tutelare la loro integrità fisica”. Padroni e governi, con la
complicità dei confederali e dei partiti parlamentari, hanno
smantellato gli organi di vigilanza ispettivi e sanitari che invece
noi, invece, rivendichiamo: abbiamo bisogno di postazioni permanenti
di nuclei di ispettori e presidii sanitari nelle fabbriche e nelle
zone industriali, nelle campagne, per un intervento continuo e
preventivo, con un rapporto costante con lavoratori e Rls. Dobbiamo
unirci alle lotte studentesche che vogliono cancellare l’alternanza
scuola-lavoro che sfrutta e uccide i figli dei lavoratori negli stage
aziendali.
I processi per gli infortuni o la morte di un
lavoratore durano molto tempo e si risolvono spesso con pene
irrisorie o con la prescrizione, i padroni assassini se la cavano
sempre e restano impuniti, è evidente che i processi fanno parte di
questa guerra e richiedono una mobilitazione davanti ai Tribunali.
Abbiamo bisogno anche di leggi pesanti per i padroni che violano la
sicurezza ma che possiamo ottenere solo con la lotta, l’unità,
l’organizzazione, le manifestazioni, non di certo con la delega.
Dove siamo presenti sviluppiamo Reti per la sicurezza e salute nei
luoghi di lavoro e nei territori, organizziamo la partecipazione
attiva dei lavoratori e delle loro rappresentanze assieme alle realtà
a loro vicine, dai famigliari che vogliono verità e giustizia sulle
morti dei loro cari, agli avvocati, agli studenti che scendono in
piazza, agli artisti/intellettuali che mettono la loro attività
militante al servizio di questa lotta, ad altre energie. E portiamo
questa battaglia sul piano nazionale, una battaglia che potrà fare
passi in avanti se saremo in grado di mettere in campo una
“polarizzazione” dello scontro tra proletari da un lato e
governi/Stato/padroni dall’altro su queste questioni.
CLA - COORDINAMENTO LAVORATORI E LAVORATRICI AUTOCONVOCATI
Siamo
venuti da Viareggio. Siamo contenti di poter essere qui ed entrare in
relazione con voi. Il mio intervento parte dal volantino che è stato
distribuito agli operai della Marcegaglia, che parte dalla fabbrica
verso una piattaforma di lotta sul piano nazionale. Questo metodo
sembra a noi particolarmente giusto, cioè partire dall'aspetto
specifico conosciuto, sperimentato e andare a comprendere quale
strada seguire in generale. Un altro punto è quello che voi
scrivete: unire le lotte per ricostruire la forza degli operai nella
società, noi diciamo l'unità della classe per ricostruire la forza
degli operai in una società. Questo noi l'abbiamo tradotto nel dar
vita appunto a questo coordinamento per costruire l'unità d'azione,
perché solo insieme possiamo fare cose che da soli non possiamo
fare. Siamo impegnati da 13 anni dalla strage di Viareggio del 29
giugno 2009 che ha causato 32 morti e feriti inguaribili, un intero
quartiere distrutto. Siamo impegnati nella lotta sulla questione
della salute e della sicurezza nei posti di lavoro per le stragi
ambientali da profitto e contro la repressione. Alla Marcegaglia il
peggioramento delle condizioni di lavoro hanno portato alla morte di
un operaio degli appalti; c’è il rischio di attrezzature che si
schiantano sul carro ponte; sulla repressione vi è stato l'attacco a
due operai per aver chiesto il giorno di permesso per la donazione
del sangue. Questo lavoro si riflette nel nostro percorso per la
sicurezza, per averla assunta come priorità anche insieme ai
familiari di Viareggio che chiedono l'accertamento delle
responsabilità quali familiari; quello che si può si deve
strappare. Noi spingiamo i familiari a essere protagonisti essi
stessi dell'unità con loro le iniziative. Questo lo abbiamo
constatato per esempio con il licenziamento di Riccardo Antonini che
per essersi schierato incondizionatamente dalla parte dei familiari è
stato licenziato. Sapevamo che c’è un costo da pagare. Noi
seguiamo e siamo a fianco della lotta dei macchinisti che si sono
auto organizzati e stanno lottando per le loro condizioni di lavoro
al di fuori delle organizzazioni sindacali, al di là delle
appartenenze, lottare per le condizioni di lavoro vuol dire
sicurezza, loro trasportano anche merci pericolose e e questa è una
cosa grave; insieme a loro ci siamo impegnati a denunciarla in ogni
occasione opportuna.
Siamo andati a Coltano dove c'è
stata una manifestazione contro la Base.
Nell'anniversario
della strage di Viareggio ci sono stati migliaia e migliaia di
partecipanti. Prima della strage erano successi in pochissime
settimane incidenti che solo per miracolo non avevano e causato morti
e non hanno fatto nulla perché ciò non accadesse, se ci fosse stato
per esempio un dispositivo avrebbe evitato le dimensioni della
strage. A questo oggi si aggiunge il fatto che non è cambiata la
tipologia dei treni anche di merci, ne hanno preso fuoco tutta una
serie in Italia in Europa, uno vicinissimo a Viareggio. Rispetto a
questo i macchinisti denunciano di percepire rumori anomali di un
treno, le frenate particolari, ma il capro espiatorio diventano i
macchinisti. Ecco noi insieme ai familiari dei 32 morti pensiamo che
rispetto al dolore. alle lotte nei processi questo è un'ulteriore
gravissimo oltraggio. Ma noi non ci siamo chiusi nella strage ma anzi
questo ci ha spinto ad organizzarci come coordinamento, ad entrare in
azione con tutti, non ci interessa la sigla, neanche la nostra, e
sviluppare attività nel territorio. Ultimamente è morto Valerio
caduto dal tetto delle Poste e noi siamo andati, abbiamo fatto i
volantini, non ci siamo limitati a mettere sui social, siamo andati
dai lavoratori delle Poste e dalla popolazione così come abbiamo
fatto quando c’è stato l'infortunio alla Piaggio per sostenere la
loro lotta. Chiudo ricordando Giuliano morto ieri in alternanza
scuola-lavoro.
CONTRIBUTO INVIATO DA FABRIZIO CHIODO, RICERCATORE CNR ED ISTITUTO VACCINI FINLAY (CUBA)
Lotta di classe, vaccini e pandemie.
La pandemia ha avuto ed avrà un impatto notevole soprattutto sulla classe operaia. Negli Stati Uniti, per esempio, sono state le classi lavoratrici e subalterne, a subire il maggior numero di decessi, di bambini resi orfani e di ospedalizzazioni. Oltre al concetto fascista della legge del più forte, le politiche ultra liberiste e Governi, non hanno fatto altro che inasprire, durante la pandemia, la lotta di classe. Tra gli strumenti più utili nella Storia per diminuire le diseguaglianze sociali tra i diversi Paesi ma anche tra le diverse classi sociali dei Paesi più ricchi, vi sono i vaccini. Uno strumento che nella storia ha evitato ricoveri, pressione sui sistemi sanitari, proteggendo principalmente quelle classi sociali che non sarebbero state in grado di ricevere cure negli Ospedali privati come succede nella maggior parte dei Paesi. Le grandi compagnie farmaceutiche, che hanno fatto extra profitti record durante la pandemia, non sono mai state interessate al concetto di vaccino: Perché devo proteggere qualcuno quando poi posso accumulare capitale con i ricoveri, farmaci, esami, apparecchiature ospedaliere etc.? E così, durante i primi anni della pandemia COVID-19, i vaccini hanno comunque protetto tutte le classi sociali, almeno in quei Paesi i cui governi sono stati in grado di poter pagare le dosi giuste. Ma poi, cosa è successo? Tra il concetto del più forte e le politiche ultra liberiste, entrambi funzionali al capitalismo ed allo sfruttamento della classe operaia, si è scelto di fare circolare il virus, di non proteggere i posti di lavoro, i mezzi di trasporto etc. e si è fatta una scarsa comunicazione scientifica. Cosi, oggi con 700$ per ogni trattamento con farmaci contro SARS-CoV-2, con le migliaia di euro per trattamenti con anticorpi monoclonali e con i costi sul sistema sanitario, BigPharma sta accumulando molta ricchezza aumentando le differenze sociali tra i Paesi e tra gli operai, i lavoratori e le classi più ricche. Cosi, i più ricchi potranno pagare le analisi e cure legate ai postumi da COVID-19 (LongCOVID), cosi i più ricchi potranno essere ricoverati in cliniche private, mentre la classe operaia ed i loro figli, subiscono e subiranno gli impatti di SARS-CoV-2. E’ stato imbarazzante vedere in questi anni sedicenti comunisti trasformarsi in novax complottisti. Certo, bisogna differenziare tra chi aveva paura dei vaccini a mRNA e chi invece facendo il gioco di BigPharma, fomentava teorie complottiste, negazioniste e novax che sono nemiche delle classe operaia. Non capire la forza che ha la vaccinazione nel proteggere i più deboli e le classi più oppresse è stato un errore grave. Sicuramente le classi dominanti aspirano a tenere la classe operaia lontana dalle conoscenze tecnico-scientifiche e su questo bisogna lottare e lavorare, ma i movimenti anti-scienza ed anti-vaccini, da almeno 135 anni, sono legate a lobbies di destra, fanno il gioco delle grosse compagnie farmaceutiche e sono nemici della classe operaia, come scrisse anche Engels nel 1894. Bisogna lottare per garantire alla classe operaia una giusta formazione ed informazione scientifica e bisogna lottare per una Biotecnologia di Stato in grado di garantire farmaci e vaccini. Da un punto di vista globale, ad oggi solo il 20% delle persone nei Paesi più poveri ha ricevuto una dose di vaccino contro SARS-CoV-2 mentre in Europa, per esempio, si sono utilizzate dosi di vaccino per vaccinare animali come i furetti. Allo stesso tempo gli Stati Uniti da qualche giorno non forniranno più vaccini o test che quindi saranno accessibili solo alle classi più ricche. Il capitalismo sfruttando in primo luogo la natura ed i suoi equilibri ha portato e porterà a nuove pandemie che non faranno altro che aumentare le diseguaglianze sociali. La lotta di classe in epoche pandemiche sarà ancora più forte e serve una formazione scientifica per la classe operaia, una scienza delle e per le masse popolari, che potranno difendersi dalle teorie complottiste reazionarie e potranno lottare per vaccini Pubblici.
17.9.22
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