lunedì 5 maggio 2025

5 maggio - La denuncia dei macchinisti: "Anche a Torino condizioni di sicurezza precarie e rischi enormi. Abbiamo scioperato dieci volte, ma nulla è cambiato"

Il coordinamento macchinisti cargo interviene dopo la condanna a otto mesi di carcere per Stefano Romanazzi, accusato di omicidio colposo per la morte del lavoratore Umberto Leone

“Non sono bastati dieci scioperi, tra il 2021 e il 2023. Continuiamo a lavorare in condizioni di sicurezza precarie: le stesse per cui, secondo noi, è morto il nostro collega Umberto Leone”. All’indomani della fine del processo di primo grado sull’incidente sul lavoro del 14 dicembre 2021 allo scalo ferroviario di Orbassano, costato la vita a Leone, il coordinamento macchinisti cargo lancia un appello sulla sicurezza per il lavoro. È una realtà autoconvocata che riunisce decine di macchinisti in tutta Italia, compresi quelli che viaggiano sulle linee di Torino e dintorni. 

Non solo conducenti 

Spiegano i referenti del coordinamento: “Negli ultimi anni, il nostro lavoro è cambiato. Non ci occupiamo più solo di gestire gli spostamenti dei treni merci, ma anche delle operazioni di gancio-sgancio delle locomotive”. 

Leone, 61 anni, è morto proprio durante una di queste, previste anche da un accordo siglato nel 2012 con diversi sindacati. “In alcuni scali, da anni non c’è più personale di terra. In altri, come a Torino, c’è ancora. Ma siamo comunque noi a occuparci del gancio-sgancio, anche se non sarebbe il nostro lavoro. Ogni scalo ha le proprie procedure e le proprie peculiarità. Conoscerli tutti è difficilissimo e, dovendo operare sempre in luoghi diversi, i rischi aumentano a dismisura”. 

La richiesta 

Per questo, il coordinamento insiste: “Anche alla luce del processo che si è celebrato a Torino, chiediamo di rivedere l’accordo del 2012. I macchinisti devono tornare a fare solo il loro lavoro: occuparsi dello spostamento dei vagoni e delle locomotive. Per le operazioni di gancio-sgancio serve personale specializzato”. L’incidente e il processo

A pochi mesi dalla pensione, Leone venne schiacciato da un treno mentre lavorava allo scalo ferroviario di Orbassano. Per la sua morte, il tribunale di Torino ha condannato Stefano Romanazzi, datore di lavoro, a otto mesi di carcere. L’accusa è omicidio colposo. Secondo la procura, il rischio relativo al luogo di lavoro non era stato valutato nel modo corretto, con procedure insufficienti per tutelare l’incolumità dei lavoratori. L'avvocato difensore Andrea De Carlo aveva chiesto l'assoluzione, motivandola così: "Non è mai semplice dirlo, ma in questo caso siamo di fronte a uno scenario in cui la responsabilità della tragedia è della vittima. La procedura in corso era normata da procedura rigide e precise, che non sono stare rispettate. Questo processo riguarda una regola semplice in un contesto complesso. Il mio assistito non ha colpe per la morte del lavoratore". 


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