mercoledì 30 luglio 2025

31 luglio - info TARANTO: La posizione dello Slai Cobas sulla lotta in corso per ex Ilva

 da tarantocontro

Oggi saremo al presidio conferenza stampa sotto il Comune indetto da #ComitatoNoDiscarica #IlvaisaKiller #Nodissalatore

Abbiamo espresso la nostra prima posizione classista e combattiva anticapitalista sui fatti in ORE 12 - attenta all’analisi concreta della situazione concreta - la riportiamo sotto.

E' chiaro che noi siamo d’accordo con il Comitato no discarica e no dissalatore - ma nessuna delle due questioni dipendono dal l’Ilva - su cui la nostra posizione resta: 

Nocivo è il capitale non la fabbrica - piattaforma operaia e piattaforma ambientale contro padroni  governo / partiti parlamentari / sindacalismo collaborazionista / istituzioni locali / autonomia operaia organizzazione lotta di classe rivoluzione. Alternativa all’ambientalismo piccolo borghese.

Slai Cobas per il sindacato di classe

 DA CONTROINFORMAZIONE ROSSOPERAIA ORE 12:

Noi ci battiamo perché ci sia una piattaforma dei lavoratori, con annessa piattaforma ambientale. Nell’attuale stadio del sistema capitalista e della crisi mondiale dell’acciaio, intorno al capezzale dell’Ilva si combatte una battaglia aperta e segreta.
Ma tutti questi processi di ristrutturazione, acquisizione, vengono di fatto scaricati sugli operai con licenziamenti, cassintegrazione, peggioramento delle condizioni di lavoro, mancanza di sicurezza e ricadute ambientali sul territorio. Gli operai e i lavoratori non vogliono finire senza lavoro né in una cassintegrazione senza ritorno, né stare alla mercè di eventuali piani di ricollocazione dei lavoratori. Tutti i piani che in questa città sono falliti con la Belleli, con la Cementir. Quindi il punto fermo da cui noi intendiamo partire è che i lavoratori devono rimanere operai nella zona industriale, devono essere parte integrante del processo di eventuale riconversione, ambientalizzazione, senza diventare, dopo essere state vittime del sfruttamento, di morti sul lavoro, anche le vittime del processo di cambiamento della fabbrica. Noi escludiamo che la chiusura della fabbrica risolva i problemi dei lavoratori e della salute e dell’ambiente in questa città. Riteniamo che siamo di fronte alla necessità di opporre alla produzione per il massimo profitto e allo scarico sui lavoratori e cittadini della crisi e ristrutturazione, la lotta dei lavoratori in coordinamento, unità con la lotta delle masse popolari della città. La piattaforma operaia ha questo scopo. Dice no agli esuberi, no alla cassa integrazione permanente, dice è per l’utilizzo dei lavoratori, che non possono essere utilizzati nella produzione attualmente, nei lavori di ambientalizzazione e di bonifiche in fabbrica e nella zona industriale. Siamo perché ci sia durante tutto questo periodo una postazione ispettiva dentro la zona industriale che sia di deterrenza e di controllo effettivo di come procede tutta questa opera. Siamo perché ci sia un’integrazione salariale per operai delle Acciaierie e operai dell’appalto nei periodi di cassa integrazione. Siamo naturalmente per tutte le misure che possano alleggerire anche in forma di risarcimento i problemi occupazionali con le questioni dell’estensione dei benefici per i lavori usuranti e per l’amianto. Ne siamo stati i primi a rivendicarli, questa è l’unica voce esuberi che accettiamo all’interno di un piano generale che prevede l’occupazione di tutti i lavoratori nella zona industriale nel processo di ambientalizzazione.
Questo processo di ambientalizzazione noi pensiamo che debba essere accelerato al massimo, anche se nelle mani dei capitalisti di Stato o privati che agiscono per il profitto in una situazione di guerra di mercato e di crisi non c’è da avere alcuna fiducia nel rispetto dei tempi da parte dei padroni e dei governi, in un sistema in cui i rapporti di forza vengono segnati dalla lotta di classe.

La piattaforma operaia è la soluzione per gli operai, ma deve essere anche la soluzione alla situazione della città. Lo scambio, voluto dal governo a cui le istituzioni locali si prestano, a partire dal Comune, è da respingere. Le nuove opportunità lavorative che vengono poste nel cosiddetto Accordo di programma non devono essere per occupare gli esuberi del piano di ristrutturazione e di ridimensionamento delle Acciaierie, ma devono essere un’opportunità di lavoro alla grande massa dei lavoratori precari, dei giovani, delle donne, dei disoccupati della città. Sulla questione ambientale noi riteniamo che bisogna fare una battaglia rigida rispetto alle fonti inquinanti e per ostacolare tutti i processi produttivi in questo tempo di ristrutturazione che possano appesantire il carico inquinante e sanitario della città. Questo riguarda tutta la questione Ilva, ma riguarda in altrettanta maniera altri insediamenti industriali che sono del territorio. Una battaglia rigida che permetta la continuità della fabbrica, che noi riteniamo indispensabile, con la massima riduzione del danno - in un sistema capitalista in cui la logica del profitto e del taglio dei costi fa sì che nessuna attività del capitale sia “pulita”. In tutto questo contesto, la canea che si è creata intorno alla mobilitazione degli ambientalisti, giusta e necessaria, ha trovato questo “incidente di percorso” dal punto di vista del governo e delle stesse istituzioni, rappresentato dalla contestazione forte e combattiva che si è manifestata nella giornata di lunedì 28/7. Una contestazione assolutamente legittima che con slogan, interventi, ecc. voleva far sentire forte il proprio punto di vista, soprattutto di quelle parti di popolazione, di cittadini che si sentono più o meno rappresentati dalle associazioni che incontravano nello stesso tempo il sindaco. Quindi non c’era da fare scandalo per la contestazione. Le istituzioni si assumono le loro responsabilità, nel dire i loro sì e i loro no, i proletari e le masse li contestano per cercare di far cambiare le loro decisioni. E’ una dialettica che deve essere riconosciuta, e invece è proprio la reazione isterica allo sviluppo di questa dialettica che dimostra che non si vuole riconoscere. Il sindaco non può alzarsi e dire ho affari privati da risolvere e me ne vado. Non può farlo in un incontro pubblico con una parte fortemente critica nei confronti della scelta ambigua del Comune sull’Accordo di programma. E’ mancanza di rispetto verso coloro che stavano sia sopra che in piazza. Invece si è scelta la soluzione peggiore, prima di interrompere la riunione, poi di reagire in maniera arrogante alla contestazione. Per non dire di peggio se si trattasse di una manovra politica per defilarsi, per nascondere le proprie responsabilità o di una manovra ricattatoria, tattica per permettere comunque di far passare l’Accordo di programma. Le responsabilità della giornata del 28 ricadono sul sindaco. Le sua dimissioni sono un sottrarsi alle responsabilità e acutizzare le contraddizioni. Quindi respingiamo ogni tentativo fatto dalla stampa, dal coacervo di partiti, di cui si distingue come sempre il PD, che criminalizzano, parlano di violenze, parlano di aggressione fisica e cose di questo genere. Non c’è stato nulla di tutto questo, se non le espressioni di rabbia. Chi giudica chi poi, quelli che fanno ogni giorno violenza ai diritti dei lavoratori e delle masse popolari della città? Quindi bisogna continuare a lottare. Detto questo, questa battaglia in corso a Taranto non è possibile senza un ruolo determinante dei lavoratori che tutelino lavoro, salute e sicurezza per sé e per tutti i soggetti della città. Le “soluzioni” che sono al Tavolo e che si vogliono far passare tamburo battente non rispondono agli interessi dei lavoratori. In parte questo lo hanno detto durante le assemblee, in parte no, perché tutti i sindacati in Ilva collaborazionisti non vogliono parlare di piani concreti dal punto di vista degli interessi di classe. La battaglia è in corso. Non c’è nessun ultimatum che va accettato, all’interno chiaramente di rapporti di forza in una situazione di una fabbrica che resta nelle mani del capitalismo. Rafforziamo la piattaforma operaia, sviluppiamo gli elementi della piattaforma ambientale che possono permettere di contrastare i piani del governo, dei futuri padroni e delle Istituzioni locali.

Questa è la posizione dello Slai Cobas e su questo continueremo nei prossimi giorni a lavorare, innanzitutto verso gli operai, e nello stesso tempo difendendo ogni attacco alla libertà di manifestare, alla libertà di opinione, alla necessaria battaglia che in questa città è indispensabile per difendere il lavoro dei lavoratori e l’ambiente e la salute dei proletari e delle masse.


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