I risultati della drammatica perizia ordinata dalla giudice Todisco ha posto in maniera seria una situazione sempre più intollerabile ed ora sempre più documentata
"Più tumori, infarti e decessi così l'Ilva avvelena Taranto"I risultati della perizia epidemiologica depositata dai tecnici nel processo ai vertici delle acciaierie: 174 morti in sette anni, oltre a malformazioni e malattie respiratorie. Vanno a sommarsi a quelli ottenuti dai chimici sulla pericolosità delle sostanze sprigionate dallo stabilimento per la salute di lavoratori e cittadini Pochi giorni prima, l’incendio nell’area Tubificio al trasformatore elettrico a olio minerale con la fuoriuscita di fumo nero che ha avvolto la città, e in particolare il quartiere Tamburi, e che ha ferito anche all’interno degli operai, Riva e la Direzione dell’Ilva non sono in grado di assicurare la sicurezza in città e di arrestare l’inquinamento e la devastazione ambientale che mette a rischio la salute della popolazione.
Non si può continuare a chiedere a questo padrone, a questa direzione aziendale di fare ciò che, per la logica della riduzione dei costi e del profitto, questo padrone e questa direzione aziendale non vogliono fare.
La stessa ordinanza del sindaco di carattere demagogico ed elettorale non è in grado di cambiare nulla, se non di provocare reazioni e controreazioni che non cambiano la sostanza del problema.
E’ il tempo di usare a fondo l’unica arma a disposizione dei lavoratori e della popolazione: la lotta e la mobilitazione operaia e popolare.
La partecipazione straordinaria al processo del , con tanti giovani che hanno preso in mano il loro futuro in questa città, è la strada che lo Slai cobas per il sindacato di classe abbraccia e in questa pone il suo contributo.
Ma proprio perché facciamo appello alla mobilitazione popolare, alcune questioni vanno dette.
Primo, noi non vogliamo che chiuda l’Ilva. Noi vogliamo che Taranto resti una grande città industriale, noi non vogliamo che Taranto finisca come Bagnoli diventata come la chiusura territorio della camorra e della speculazione economica e politica, del degrado, della devastazione sociale e territoriale.
Per questo siamo contro tutti gli ambientalisti, o presunti tali, che vogliono la chiusura dell’Ilva.
Noi vogliamo che paghi Riva e la direzione aziendale, a tutti i livelli. Che paghino come al processo Thyssen, come al processo Eternit nelle aule del Tribunale.
Che siano risarciti i lavoratori danneggiati, le famiglie e i quartieri danneggiati di questa città, con fondi, non da seminare individualmente – questo caso mai è compito della Magistratura – ma da mettere al servizio di una bonifica in fabbrica e sul territorio che produca anche decine di migliaia di posti di lavoro, il risanamento delle case e dei quartieri, centri avanzati di controllo e tutela della salute. Fondi affidati non ad amministratori locali ma a Comitati popolari da costruire in fabbrica e sul territorio.
Noi vogliamo che se i padroni e la direzione aziendali non sono in grado di assolvere a queste richiesta, l’Ilva possa tornare nelle mani del controllo pubblico; perché due cose non sono accettabili, che lo Stato, cioè tutti noi, paghi per i danni prodotti dai padroni; e che lo Stato dia ai padroni ulteriori soldi nella logica che i loro profitti e i loro patrimoni non si toccano.
Per ottenere queste richieste non bastano i Tribunali né un movimento ambientalista ma l’unità operai/giovani/popolazione, in un autentico movimento popolare combattivo, come è nel nostro paese il movimento No Tav, attualmente al centro della lotta e dell’attenzione dello scontro.
Il movimento di lotta su questo terreno non può essere confuso con la campagna elettorale. Anzi, non bisogna permettere a nessuno dei partiti e personaggi politici, Verdi e personaggi ambientalisti compresi, che si approprino delle ragioni dei lavoratori e della popolazione su questi terreni, per farne motivo per entrare nei Palazzi e continuare il gioco di sempre.
SLAI COBAS per il sindacato di classe Ilva appalto
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