venerdì 9 marzo 2012

Taranto, paura ieri per un incendio all'Ilva

Oggi dopo il grave episodio dell'incendio in Ilva io e altri ragazzi del 
Cloro Rosso abbiamo deciso di chiamare un'assemblea pubblica per domani sera 
dopo le 20.00 al quartiere Tamburi in piazza Gesù Divin Lavoratore e 
iniziare a svegliare nel vero senso della parola il quartiere; oggi non 
riuscivo a guardare le mamme che nonostante la nube nera accompagnavano i 
figli al catechismo come se nulla fosse o quasi. Domani striscione e 
megafoni, si dibatterà tutti insieme. Speriamo tutti di essere in tanti.
Diffonderò a breve su facebook a tutti i gruppi.
Saluti
Cesare Nachira - Cloro Rosso
www.peacelink.it



PeaceLink e l'ordinanza del sindaco di Taranto sull'inquinamento dell'Ilva. 
Articolo del Fatto Quotidiano

*DOPO LA NOSTRA DENUNCIA *

*IL SINDACO DI TARANTO: "O L'ILVA ABBATTE LE EMISSIONI, O CHIUDE" *

*di Francesca Borri, "Il Fatto Quotidiano", 28 feb. 2012*

Abbattimento delle emissioni entro 30 giorni, o fermo degli impianti.
L'ordinanza sull'Ilva del sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, è ferrea e
perentoria. Ma Sandro Marescotti, leader degli ambientalisti, è
lapidario: agiscono, dice, solo quando costretti. L'Ilva, infatti, è in
questi giorni sotto i riflettori della stampa, in primis il Fatto
Quotidiano. E soprattutto, è sotto inchiesta per disastro ambientale.
Una prima perizia, il 17 febbraio, ha dimostrato che la diossina trovata
nel formaggio di Taranto è la sua. E giovedì si torna in aula: per
esaminare la correlazione tra inquinamento e malattie, in una città in
cui si diagnosticano tumori da fumo a ragazzini di undici anni, ma
ancora non esistono statistiche affidabili sulle neoplasie. Centinaia di
cittadini hanno seguito attenti la discussione, dentro e fuori il
tribunale. Mancava solo il sindaco. Che in realtà risulta non pervenuto
anche in un'altra, e più decisiva, occasione, ricorda Marescotti. Era il
2011, e si valutava il rilascio all'Ilva dell'Autorizzazione Integrata
Ambientale. "Il sindaco di Taranto", si legge, "non ha formulato
specifiche prescrizioni". Adesso Stefano sembra avere cambiato idea. Ha
deciso di qualificare il problema dell'Ilva come una questione di
pubblica incolumità, per appellarsi ai poteri di ordinanza che la legge
gli attribuisce in presenza di pericoli che esigano interventi immediati.

E ha intimato all'Ilva di installare sulla ciminiera E-312, sinistra
icona della città, un sistema di controllo costante delle emissioni -- 
esattamente quello che avrebbe potuto ottenere nel 2009 attraverso la
legge regionale sulla diossina, quando invece si limitò a dichiarare:
"Il campionamento in continuo non è possibile". Ha chiesto poi all'Ilva
di adottare idonee modalità di contenimento delle polveri diffuse, e
fino all'adempimento di quanto disposto dall'Autorizzazione Integrata
Ambientale, di ridurre la produzione a non oltre 10 milioni di
tonnellate di acciaio l'anno. Il solo punto, questo, su cui Marescotti
si confessa ottimista: la produzione dell'Ilva, al momento, è intorno
agli 8 milioni di tonnellate.

Simili poteri, in realtà, dovrebbero essere utilizzati a fronte di
eventi contingenti di natura eccezionale e accidentale, eventi
imprevisti: come un'alluvione, un'epidemia -- non proprio il caso
dell'Ilva -- per cui la prima sentenza di condanna è arrivata nel 1982.
Trent'anni fa.

Anche perché l'ordinanza di Stefàno ha un significativo precedente in
un'analoga ordinanza del sindaco Rossana Di Bello, che nel 2001 impose
il fermo delle batterie più logore della cokeria. Erano sprovviste di
cappe di aspirazione: e continuarono a esserne sprovviste quando furono
riavviate. In compenso, fu l'inizio della stagione degli atti di intesa
tra l'Ilva e gli enti locali, la stagione della mediazione, invece che
della magistratura. Dopo dieci anni, si torna dunque adesso al punto di
partenza. Anche se fu lo stesso giudice Martino Rosati, autore nel 2007
della seconda, e categorica sentenza di condanna dell'Ilva, a spiegare
che "i fatti di cui si discorre hanno una dimensione e delle ricadute di
carattere sociale ed economico che esondano dall'ambito strettamente
giudiziario".

Per ora, l'unica cosa certa è che la Regione ha deliberato che Taranto
avrà il suo quarto inceneritore, sui cinque complessivi della Puglia, e
chiesto all'Ilva un aumento della produzione fino a 15 milioni di
tonnellate di acciaio l'anno. Il 6 maggio a Taranto si vota per il nuovo
sindaco.

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