Pistoia. L'Ansaldo Breda spia
e licenzia due lavoratori, grazie al Jobs Act
L'Ansaldo
Breda ha licenziato "per giusta causa" due dipendenti dello
stabilimento di Pistoia dopo averli fatti pedinare da agenti di una agenzia
privata. I licenziamenti effettuati dello stabilimento di Pistoia sarebbero
stati supportati da foto e video realizzati dagli investigatori a cui era stato
dato l'incarico di pedinare i due dipendenti, uno in permesso per assistere
familiari disabili, l’altro in malattia.
Entrambi, secondo l’azienda, sarebbero stati colti in situazioni incompatibili con il motivo ufficiale dell’assenza. La notizia del licenziamento ha sollevato forti critiche da parte delle organizzazioni sindacali che parlano di "abuso" mentre l’azienda si difende, affermando che "è tutto legale", sulla base del Jobs Act approvato dal governo e dal Parlamento. “Abbiamo proceduto perché la legge ce lo consente”, dicono nella direzione aziendale. La nuova legge consente “di utilizzare agenzie investigative se ci sono fondati motivi per credere che sia stato violato l’istituto della legge 104, o che siano stati compiuti abusi nei confronti della stessa azienda, come potrebbe esserlo quello di un dipendente che si dichiara in malattia e poi viene scoperto a fare altra cosa”. Sono state rispettate “sia le leggi che le procedure interne, avvalendoci, come prevedono le norme, anche di una società esterna per verificare eventuali abusi all’azienda stessa”. Ma il licenziamento dei due lavoratori, si inquadra in una strategia aziendale che punta esplicitamente alla riduzione del personale a seguito della acquisizione della AnsaldoBreda da parte della multinazionale giapponese Hitachi. La futura azienda a guida giapponese infatti afferma vi voler tenere 1.974 dipendenti degli attuali 2.256, quindi ci sono quasi 300 esuberi da mettere in mezzo alla strada, con ogni mezzo. AnsaldoBreda ha chiesto formalmente l’apertura di una procedura di mobilità per 282 persone, su base volontaria. Di questi, 153 sono i dipendenti dello stabilimento di Palermo, che non rientreranno nella “nuova” AnsaldoBreda ma saranno parte di una “soluzione diversa” attualmente allo studio. Gli altri 129 esuberi si distribuiscono tra gli stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria
Entrambi, secondo l’azienda, sarebbero stati colti in situazioni incompatibili con il motivo ufficiale dell’assenza. La notizia del licenziamento ha sollevato forti critiche da parte delle organizzazioni sindacali che parlano di "abuso" mentre l’azienda si difende, affermando che "è tutto legale", sulla base del Jobs Act approvato dal governo e dal Parlamento. “Abbiamo proceduto perché la legge ce lo consente”, dicono nella direzione aziendale. La nuova legge consente “di utilizzare agenzie investigative se ci sono fondati motivi per credere che sia stato violato l’istituto della legge 104, o che siano stati compiuti abusi nei confronti della stessa azienda, come potrebbe esserlo quello di un dipendente che si dichiara in malattia e poi viene scoperto a fare altra cosa”. Sono state rispettate “sia le leggi che le procedure interne, avvalendoci, come prevedono le norme, anche di una società esterna per verificare eventuali abusi all’azienda stessa”. Ma il licenziamento dei due lavoratori, si inquadra in una strategia aziendale che punta esplicitamente alla riduzione del personale a seguito della acquisizione della AnsaldoBreda da parte della multinazionale giapponese Hitachi. La futura azienda a guida giapponese infatti afferma vi voler tenere 1.974 dipendenti degli attuali 2.256, quindi ci sono quasi 300 esuberi da mettere in mezzo alla strada, con ogni mezzo. AnsaldoBreda ha chiesto formalmente l’apertura di una procedura di mobilità per 282 persone, su base volontaria. Di questi, 153 sono i dipendenti dello stabilimento di Palermo, che non rientreranno nella “nuova” AnsaldoBreda ma saranno parte di una “soluzione diversa” attualmente allo studio. Gli altri 129 esuberi si distribuiscono tra gli stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria
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