Un anno di nuova Belleli: «Da
Tosto attacchi antisindacali»
Il segretario della Fiom: «L'azienda non riconosce il
nostro ruolo, che è tutelato dalla Costituzione». Lavoratori filmati in
assemblea. Finora cadute nel vuoto le esortazioni del prefetto di Enrico
Comaschi
07 luglio
2017
MANTOVA. Era il 5 agosto di un anno fa quando il gruppo
Walter Tosto si aggiudicava, per cinque milioni di euro, la Belleli. Non
che quella della società abruzzese fosse l’unica offerta sul tavolo, ma
probabilmente era la più elevata ed è piaciuta agli americani di Exterran,
i quali hanno contato i soldi e hanno fatto le valigie, chiudendo nel frattempo
la Epc (quaranta dipendenti a casa). Ma che aria tira in Belleli, oggi?
La verità è che una luna di miele tra dipendenti e proprietà, sia pure una luna
di miele estiva, non c’è mai stata. E a distanza di dodici mesi l’umore è
nero. I lavoratori di via Taliercio ed il sindacato si ritrovano infatti
ad affrontare tensioni che mai si sarebbero aspettati di vivere, prima fra tutte
quella sui diritti fondamentali, come ad esempio quello di essere rappresentati
da un sindacato. «Noi parliamo direttamente ai lavoratori», aveva detto Tosto,
appena insediato: parole premonitrici di un conflitto di principi di cui ha
dovuto occuparsi perfino il prefetto (finora senza successo).
Di fatto, oggi in fabbrica la rsu e la stessa Fiom sono costrette a lottare per rivendicare un ruolo che è loro garantito dalla Costituzione e che Tosto invece non accenna a riconoscere. «Siamo di fronte ad una lunga serie di comportamenti antisindacali», esordisce il segretario della Fiom, Mauro Mantovanelli, tracciando un bilancio di questo primo anno si gestione Tosto. E non è cosa da poco, in una provincia dove - è cronaca di questi giorni - gli equilibri del mondo del lavoro sembrano scricchiolare sotto molteplici pressioni, dagli operai contro operai alla Composad fino al rinvio a giudizio di Andrea Paganella per caporalato ed estorsione. Non due fabbrichette: una fa parte del gruppo Saviola, l’altra è società leader nella logistica. «La verità è che Tosto ha iniziato male - prosegue Mantovanelli -. Il closing dell’operazione e il piano industriale dovevano essere spiegati in un incontro al ministero, incontro al quale Tosto non ha mai voluto partecipare: a Roma nessuno ha avuto il piano industriale della Belleli, dopo che per mesi il tavolo si è riunito alla ricerca di soluzioni che portassero alla vendita dell’azienda». Come funziona il meccanismo avviato da Tosto? In pratica, ad ogni richiesta di incontro del sindacato per parlare, ad esempio, dei carichi di lavoro, segue a stretto giro di posta una convocazione di assemblea da parte della società per un incontro diretto con operai e impiegati. Lo stesso è successo lo scorso febbraio sul problema delle tute che prendevano fuoco. Ma non c’è solo questo. «I saldatori e i carpentieri che venivano mandati in trasferta a Chieti erano costretti a dormire nel dormitorio della fabbrica, un edificio che definire fatiscente è davvero poco - annota Mantovanelli - Aggiungo che i nostri saldatori si portavano le mascherine da Mantova perché quelle in dotazione a Chieti non avevano il dispositivo di filtraggio. E gli orari? Agli operai è stato chiesto di lavorare sette giorni di fila, come è d’abitudine là. Noi abbiamo sollevato il problema, e se non altro qualcosa si è mosso: ora a Chieti va chi vuole andare. Il punto è che là il sindacato non c’è, ma se a Chieti vanno i nostri lavoratori il discorso ci riguarda eccome». La rappresentanza è un tema vitale per Mantovanelli: «Alle assemblee volute dall’azienda gli operai non volevano andare, ma i capi giravano per la fabbrica dicendo che invece era obbligatorio partecipare. Addirittura bisognava firmare la presenza. Ma si rende conto? Senza contare un aspetto inquietante: Tosto fa filmare le assemblee dei lavoratori. S’immagini lei con quale serenità un dipendente può dire la sua, sapendo di essere ripreso da un telefonino per conto del suo capo». In Belleli ne hanno vissute di tutti i colori, passando anche per mesi di stipendi non pagati. Ma un attacco così massiccio al sindacato sembra retaggio di un’altra epoca: «Il 20 giugno - ricorda il segretario della Fiom - il prefetto Cincarilli ha formalmente esortato l’azienda a mantenere corrette relazioni sindacali. E invece il gruppo ci ha annunciato di non voler pagare per intero il premio aziendale rifiutandosi perfino di mettere per iscritto la decisione. Non solo non vogliono discutere una nuova modalità per pagare il premio, ma non vogliono nemmeno che ci sia il verbale dell’incontro». Lato positivo dell’arrivo di Tosto, il lavoro. Sono entrati ordini e lo stabilimento sta marciando in linea con il mercato. «Questo è un dato certamente positivo - commenta Mantovanelli - Però la storia delle assunzioni è diversa da come è stata annunciata dalla società. Ci sono 13 tirocinanti assunti per 5 mesi. Se confermati entrano in formazione per cinque mesi, al termine dei quali possono essere assunti tramite un’agenzia di lavoro interinale per tre mesi. Terminati i tre mesi può scattare l’assunzione a tempo determinato o indeterminato. Ecco, tenga presente che la società, all’inizio, aveva prospettato un percorso molto diverso».
C’è poi un problema grosso come una casa, che dà il segno di quanto il clima in fabbrica sia diventato difficile. Dall’agosto dello scorso anno dalla Belleli se ne sono andati in otto: sei saldatori molto professionalizzati fra i 30 ed i 35 anni, un carpentiere e un ingegnere. E stiamo parlando di un’azienda che paga gli stipendi in un territorio colpito dalla crisi. «Questo fatto la dice lunga», commenta Mantovanelli. Capitolo degli investimenti produttivi: «Si tratta in realtà della messa a norma già decisa da Exterran - puntualizza il segretario della Fiom - È vero che Tosto avrebbe potuto anche aspettare, ma di fatto sono interventi su una cabina elettrica e sulla messa in sicurezza dei cavi elettrici dei carri-ponte. Non c’è nuova tecnologia: vedremo se entro dicembre succederà qualcosa».
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