Amianto al Comune di Milano: per
l’ennesima volta il Tribunale di Milano ARCHIVIA un altro caso di omicidio sul
lavoro per amianto
Ieri, 17 luglio 2017, il Giudice per le Indagini
Preliminari dott. Gennaro Mastrangelo ha disposto l’archiviazione
della “denuncia contro ignoti” (in realtà alcuni ex sindaci di Milano e
l’attuale Sindaco Sala come passato General Manager dell’amministrazione) per
la morte per mesotelioma polmonare di Daniela Cavallotti, che aveva
lavorato per 25 anni per il Comune di Milano nell’edificio di via Pirelli 39,
chiuso per la presenta accertata di amianto, proprio sulla base di denunce
fatte da Daniela quale rappresentante sindacale.
Queste le motivazioni, in sintesi, dell’archiviazione:
Per meno di un mese all’anno Daniela andava in ferie
in una località dove c’è una vecchia cava di serpentinite (chiusa!). Il giudice
– sulla base della ridicola relazione dell’ATS (ex ASL) di p.le Accursio
- ha ritenuto evidentemente del tutto trascurabile che per gli altri 11 mesi
all’anno lavorasse ogni giorno in un ambiente contaminato dal pericoloso
materiale cancerogeno.
Nell’ordinanza di archiviazione il giudice scrive: “La
Responsabile U.O.T., in particolare, segnala familiarità per tumore”. Nel corso degli anni in cui il problema amianto è emerso
nella società e nei tribunali nessuno, e sottolineiamo nessuno, ha mai osato
sostenere che per il mesotelioma esista una “familiarità”, perché si tratta di
una bestialità anti-scientifica, degna solo di chi non sa neppure di cosa
parla.
Il giudice
sostiene anche che:
a) “non si può affermare,né sulla base di leggi
scientifiche né attraverso l’applicazione di leggi causali statistiche che
esista un legame eziologico certo tra l’eventuale omessa adozione di misure
antinfortunistiche e l’insorgenza, l’aggravamento o l’accelerazione della
patologia. Né è
possibile affermare che le condotte dei diversi soggetti succedutisi con ruoli
datoriali e dirigenziali nel periodo dei 15 anni di lavoro svolto da Daniela
Cavallotti abbiano tenuto condotte colpose, in quanto violative di regole
di diligenza, prudenza o perizia riconosciute idonee ad evitare l’insorgenza o
l’aggravamento della patologia”;
b) “Deve peraltro porsi l’attenzione sulla circostanza
per cui, allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, non si possa
identificare una soglia minima di esposizione al di sotto della quale possa
escludersi il rischio di ammalarsi”.
C) “Sebbene si possa verosimilmente ritenere che nel
corso dello svolgimento dell’attività lavorativa si sia verificato l’innesto
del morbo, in quanto l’asbesto era presente negli uffici presso i quali la
donna era impiegata, non è comunque in alcun modo possibile individuare il
momento preciso né il soggetto cui imputare la responsabilità per l’innesco”. Con
queste identiche motivazioni il Tribunale di Milano, a differenza di altri
Tribunali, negli ultimi anni ha assolto datori di lavoro e dirigenti
responsabili della morte di centinaia di operai e cittadini. Un bel
coraggio e una bella responsabilità, visto che gli effetti cancerogeni
dell’amianto sono noti dall’inizio del secolo scorso e – dato che siamo in una
società capitalistica - non sono stati certo i lavoratori deceduti a scegliere
di lavorare con questo materiale.
A questo punto affermiamo in piena coscienza che
. Il tribunale di Milano ha deciso da tempo di
schierarsi con i poteri forti, passando sopra all’uccisione di centinaia e
centinaia di lavoratori ( e dei cittadini che si ammalano, perché l’amianto non
rimane confinato nei luoghi di lavoro).
In tempi in cui l’unico diritto è quello di fare profitti, non si disturba il manovratore!
In tempi in cui l’unico diritto è quello di fare profitti, non si disturba il manovratore!
Milano (e dintorni) è stata la sede delle più grandi
fabbriche d’Italia, luoghi
dove si usava massicciamente l’amianto. Riconoscere la responsabilità di
padroni e dirigenti nella morte di centinaia e centinaia di lavoratori
significherebbe aprire la porta ad un fiume di cause penali: così per difendere
il potere economico-politico si fanno affermazioni ridicole e soprattutto
antiscientifiche per giustificare la licenza di uccidere e l’impunità concessa
ai capitalisti.
Avviso a tutti i lavoratori e cittadini danneggiati,
ammalatisi, deceduti: QUI NON TROVERETE GIUSTIZIA.
Ma non finisce qui: noi che lottiamo per il diritto
alla salute, per una società in cui i lavoratori non siano più carne da
macello, non ci fermeremo.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
- email: cip.mi@tiscali.it http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
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Milano 18 luglio 2017
via Magenta 88 / 20099 Sesto S. Giovanni MI / tel+fax 0226224099
c/o Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”
e-mail: cip.mi@tiscalinet.it
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