Bruno Pesce: «Ma è una vittoria amara, nel prossimo grado di giudizio il reato andrà in prescrizione»
NAPOLI – Oggi la Corte d’Assise in Appello di Napoli ha confermato la condanna di Stephan Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi per l’omicidio colposo di Antonio Balestrieri, operaio dell’Eternit Bagnoli, scomparso a causa del mesotelioma nel 2009.
«La sentenza ci conforta un po’, dopo la delusione del primo grado, le cui richieste dei Pubblici Ministeri sono state in gran parte disattese» ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto che ha diffuso la notizia tramite una nota stampa, come riportato da Il Fatto Quotidiano.
Una notizia che però sembra preoccupare, e non poco, il fronte casalese. Spiega Bruno Pesce, coordinatore alla sanità di Afeva e testimone all’Eternit Bis di Novara: «Balestrieri è mancato nel 2009. Per cui è certo che nel prossimo grado di giudizio sopraggiungerà la prescrizione del reato, come già successo per gli altri casi in occasione del declassamento del reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo. È un ripetersi di situazioni troppo amare e dolorose per le vittime, per tutti noi e per il sistema Giustizia».
«L’uso dell’amianto era senza cautele»
Durante la sentenza è stata confermata anche la fondatezza della richiesta di risarcimento del danno dell’Osservatorio, costituitosi parte civile nel procedimento penale. «Il processo – continua la nota – ha evidenziato come l’uso dell’amianto fosse senza cautele, privo di confinamento e con le maestranze ignare e sprovviste di mezzi di protezione. Sia all’interno dello stabilimento che all’esterno c’era amianto in sacchi di juta privi di chiusura ermetica scaricati dalle navi senza che i lavoratori fossero a conoscenza del rischio».
Insomma, una vittoria che però lascia dell’amaro in bocca. Soprattutto alla luce della sentenza dell’anno scorso del maxi processo Eternit Bis davanti alla Corte d’Assise di Novara, dove per ben 199 era sopraggiunta l’estinzione del reato, dato che l’omicidio colposo viene prescritto in 15 anni.
Conclude Pesce: «Sarebbe ora che nel dibattito e nei provvedimenti nazionali sulla Giustizia nel nostro Parlamento e del nostro Governo, finalmente si intervenga seriamente per risanare queste gravissime ferite, ulteriormente inferte a già enormi sofferenze».
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