RESOCONTO DI UN OPERAIO PRESENTE
ALL’INIZIATIVA DI SOSTEGNO E
SOLIDARIETA’ CONTRO IL LICENZIAMENTO DI FRANCESCO OPERAIO FIAT TRATTORI
(CNH) MODENA.
SOLIDARIETA’ CONTRO IL LICENZIAMENTO DI FRANCESCO OPERAIO FIAT TRATTORI
(CNH) MODENA.
Venerdì 10 aprile diversi compagni e
compagne hanno partecipato all’iniziativa benefit a sostegno di Francesco
Ficiarà, operaio saldatore da vent’anni in trincea contro il colosso FIAT,
licenziato per
la seconda volta ad ottobre 2011, dopo che la prima epurazione era stata rigettata con iter giudiziario con 4 processi vinti (fine 1997-inizio 2002). il 28 luglio 2011 FIAT licenzia di nuovo Francesco con motivazione “disciplinare” ma c’è sentenza di reintegro 4 mesi dopo, il 21 gennaio 2012. A questo punto FIAT fa orecchie da mercante ricorrendo al processo ordinario e tentando contemporaneamente di comprare il silenzio di Francesco. Che non ci sta e prosegue tenacemente. Dopo circa tre anni di processo che hanno visto sfilare diversi operai e saldatori in testimonianze a suo favore per le infami condizioni in cui lavorano, e naturalmente uomini aziendali a favore di Fiat, A dicembre 2014, mentre nel Paese si diffonde il puzzo del Jobs Act, il giudice ribalta le carte stabilendo la “legittimità” del licenziamento cioè dell’epurazione politica di Fiat e condannando la lotta operaia in fabbrica. Ciò non può che passare come una vera e propria sentenza politica. La ventennale lotta all’interno della FIAT-CNH di Modena non è né soggettiva, né tanto meno autoreferenziale. In sostanza quella di Francesco è una battaglia d’avanguardia, condotta per di più all’interno della maggiore multinazionale italiana, undicesima al mondo nel settore automotive (dati 2014, FocusOnMove e R&S-Mediobanca). Il padronato non può permettere che il pensiero di emancipazione operaia strenuamente sostenuto per due decadi da Francesco continui ad albergare ed essere diffuso all’interno dello stabilimento modenese, dove lavorano quasi
mille operai.
la seconda volta ad ottobre 2011, dopo che la prima epurazione era stata rigettata con iter giudiziario con 4 processi vinti (fine 1997-inizio 2002). il 28 luglio 2011 FIAT licenzia di nuovo Francesco con motivazione “disciplinare” ma c’è sentenza di reintegro 4 mesi dopo, il 21 gennaio 2012. A questo punto FIAT fa orecchie da mercante ricorrendo al processo ordinario e tentando contemporaneamente di comprare il silenzio di Francesco. Che non ci sta e prosegue tenacemente. Dopo circa tre anni di processo che hanno visto sfilare diversi operai e saldatori in testimonianze a suo favore per le infami condizioni in cui lavorano, e naturalmente uomini aziendali a favore di Fiat, A dicembre 2014, mentre nel Paese si diffonde il puzzo del Jobs Act, il giudice ribalta le carte stabilendo la “legittimità” del licenziamento cioè dell’epurazione politica di Fiat e condannando la lotta operaia in fabbrica. Ciò non può che passare come una vera e propria sentenza politica. La ventennale lotta all’interno della FIAT-CNH di Modena non è né soggettiva, né tanto meno autoreferenziale. In sostanza quella di Francesco è una battaglia d’avanguardia, condotta per di più all’interno della maggiore multinazionale italiana, undicesima al mondo nel settore automotive (dati 2014, FocusOnMove e R&S-Mediobanca). Il padronato non può permettere che il pensiero di emancipazione operaia strenuamente sostenuto per due decadi da Francesco continui ad albergare ed essere diffuso all’interno dello stabilimento modenese, dove lavorano quasi
mille operai.
Dal momento della timbratura all’ingresso
gli operai Fiat devono vivere solo sudore, profitto e plusvalore, protetti in
ogni settore ed in ogni istante dalla guardianìa del kapòralato che dispone di
un’ampia serie di strumenti per reprimere sul nascere ogni ribellione del corpo
operaio.
La stessa motivazione del licenziamento di Francesco, ovvero l’avere apostrofato con l’oggettivo epiteto di “crumira” chi continua a lavorare senza le minime condizioni di sicurezza, è eufemisticamente pretestuosa. Dove non sono arrivate le numerose multe e sospensioni e gli innumerevoli richiami, arriva la denuncia davanti al magistrato di turno, in atti processuali, secondo cui Francesco è distruttore delle “regole”, contro la “convivenza” tra interessi diversi, quindi
sobillatore, sovversivo.
Colpirne uno per educarne un migliaio. la
lotta di Francesco e dei suoi compagni in fabbrica naturalmente non è certo
passata inosservata nelle altre fabbriche del gruppo, arrivando anche fuori dal
mondo FIAT; una lotta che ha mostrato il senso collettivo dello scontro di
classe. Gli operai politicamente organizzati in maniera autonoma arrivano dove
le strutture del sistema borghese, partiti e sindacati, non vogliono né possono
arrivare.
Ciò che dimostra la vicenda di Francesco è
lampante: non una lotta per amenità quali “diritti” o “democrazia del lavoro”
ma una cosciente e formata posizione d’avanguardia che contesta materialmente
il sistema dello sfruttamento capitalista, mettendone in luce le
contraddizioni, e propugna la liberazione dal lavoro salariato e
l’emancipazione dell’intero proletariato. Bene hanno fatto alcuni compagni
durante il dibattito a consolidare questa chiave di lettura, ribadendo che la
resistenza operaia avviene ogni giorno passato in fabbrica, luogo simbolo della violenza della divisione in classi dove si feriscono o muoiono migliaia di operai, oggi più che mai sottoposti
all’iper-sfruttamento a basso costo imposto dalla crisi sistemica e dalla rincorsa dei padroni ad un profitto quotidianamente macchiato disangue e sudore. il Nostro.
resistenza operaia avviene ogni giorno passato in fabbrica, luogo simbolo della violenza della divisione in classi dove si feriscono o muoiono migliaia di operai, oggi più che mai sottoposti
all’iper-sfruttamento a basso costo imposto dalla crisi sistemica e dalla rincorsa dei padroni ad un profitto quotidianamente macchiato disangue e sudore. il Nostro.
Alla miopia delle strutture borghesi che
vedono gli operai in trincea solo in occasione di scioperi e presidi, l’esempio
di Francesco ed il dibattito conseguente all’iniziativa di Bologna hanno
risposto che l’organizzazione indipendente degli operai è l’unica strada oggettivamente
praticabile per l’abbattimento della barbarie capitalista, pronta a rispedire
di nuovo il proletariato in trincea
facendone carne da cannone per le proprie guerre di potere e conquista. A tale inevitabile scenario
non è umanamente possibile rassegnarsi, dotandosi di tutti gli strumenti di studio ed analisi dei fenomeni sistemici e schierandosi frontalmente all’unico nostro nemico: quello di classe.
facendone carne da cannone per le proprie guerre di potere e conquista. A tale inevitabile scenario
non è umanamente possibile rassegnarsi, dotandosi di tutti gli strumenti di studio ed analisi dei fenomeni sistemici e schierandosi frontalmente all’unico nostro nemico: quello di classe.
Sono state raccolte risorse economiche per
il proseguio della battaglia politica e legale dentro il quadro della lotta
degli operai per la loroliberazione dal lavoro salariato. Un sentito
ringraziamento va al collettivo del Circolo Iqbal Masih di Bologna per la
disponibilità ed il lavoro svolto; a Nonoska97 per il supporto organizzativo e
la forte e simbolica cartolina creata per l’evento; ad Antonella, Mirko, Alexis
e Francesco per la generosa e potente performance del loro gruppo rock IL VASO
DI PANDORA.
Un operaio presente e partecipe
all’iniziativa a Bologna 10 aprile 2015 presso Circolo Iqbal Masih
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