Le nuove norme approvate in parlamento prevedono:
l'obbligatorietà dell'arresto in caso di flagranza di reato; la confisca del
prodotto o del profitto del reato; l'introduzione nel codice penale del reato
di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra i reati per cui si procede
alla confisca; prossimo inserimento di un indennizzo per le vittime che vengono
equiparate a coloro che hanno subito la tratta.
Viene introdotto nel codice penale il reato di
"grave sfruttamento dell'attività lavorativa". E si punisce con la
reclusione da tre ad otto anni e con una multa di 9.000 euro per ogni
lavoratore impiegato chi sottopone i lavoratori a grave sfruttamento mediante
violenza, minaccia o intimidazioni, e li obbliga a condizioni lavorative
caratterizzate da gravi violazioni di norme contrattuali o di legge ovvero a un
trattamento personale degradante.
La pena aumenta se tra le persone occupate ci sono minori o stranieri irregolarmente soggiornanti. E' infine prevista la possibilità di avvalersi del sequestro preventivo dei luoghi di lavoro dove risultino occupati uno o più lavoratori stranieri, oggetto di intermediazione abusiva di manodopera.
La pena aumenta se tra le persone occupate ci sono minori o stranieri irregolarmente soggiornanti. E' infine prevista la possibilità di avvalersi del sequestro preventivo dei luoghi di lavoro dove risultino occupati uno o più lavoratori stranieri, oggetto di intermediazione abusiva di manodopera.
Alla condanna seguono sanzioni accessorie come
l'incapacità a contrarre patti con la pubblica amministrazione, la perdita di
agevolazioni e finanziamenti nazionali e comunitari e la sospensione
dell'attività produttiva.
Incide in maniera indiretta anche sull'articolo18 del
Testo unico sull'immigrazione, consentendo alla vittima straniera, a
determinate condizioni, di ottenere un permesso di soggiorno.
Queste le
parti principali delle nuove norme.
Ma è
significativo come esse vengono presentate dai rappresentanti del Governo.
"Un voto importante contro una patologia del sistema -
dichiara il sottosegretario all'Interno Marcella
Lucidi, rappresentante del Governo nell'esame del disegno di legge - che
crea economie illegali, ostacola la concorrenza e falsa gli equilibri di
mercato, recando danno anche alle nostre imprese che invece operano
nella regolarità, significa lavorare per garantire la sicurezza del
Paese".
"Quello di oggi è un passo avanti cruciale" ha dichiarato il Min.
Martina: "Si tratta di un provvedimento organico che ci permette di
rafforzare gli strumenti contro il caporalato e il lavoro nero".
Commenti che si ritrovano anche da parte di altri esponenti del parlamento,
del PD, in cui viene fatta una divisione artificiosa e falsa tra imprese buone
e cattive. Nascondendo: Primo, le grandi aziende "legali" si
avvalgono delle aziende "illegali", e su questo incamerano profitti
"puliti", sul lavoro sporco e necessario delle aziende che
direttamente portano avanti sfruttamento, salari da miseria, condizioni di
lavoro disumane, e per cui l'ultimo anello della catena è il caporalato.
Sagnet, il bracciante immigrato che capeggiò la
rivolta di Nardò e che, purtroppo, ora fa il funzionario nella Cgil, dice: "Perché
non parla della grande distribuzione e dei grossisti che impongono alle aziende
agricole di vendere i pomodori a otto centesimi per chilo? Con questi prezzi
nessun imprenditore può pagare degnamente un bracciante... Colpire unicamente i
caporali e le imprese non risolverà il problema in un settore, quello agricolo,
che gode comunque di ottima salute. La gestione dei prezzi nella filiera
agro-alimentare è totalmente sbagliata, poiché consegna tutto il profitto
all'industria della trasformazione e alle catene di supermercati lasciando
pochissimi margini ai produttori".
Secondo, alcuni dei braccianti morti quest'estate, una tra tutte, Paola di
San Giorgio, non erano braccianti "a nero", ma assunti e formalmente
con un contratto (salvo tagliare poi sulle ore e sulla paga) - quindi parlare
come fa il Min. dell'Agricoltura di strumenti contro il "lavoro nero"
nasconde la gran parte delle aziende. Infine, vi è la questione dei controlli.
E' paradossale che si parli di rafforzamento dei controlli, quando il governo
Renzi sta approvando una riorganizzazione degli organi ispettivi che
centralizzando gli Enti ne riduce sui territori, e che è guidata dalla logica
di "non disturbare troppo le aziende".
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