Il caso
alla Pigna Envelopes di Tolmezzo. Il sindacato annuncia ricorso. Il
dipendente aveva lasciato un precedente incarico per avvicinarsi alla
famiglia di Elena Del Giudice
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13
novembre 2015
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UDINE. Il Jobs act ha mostrato ieri l’altra faccia
della medaglia: da un lato la concretizzazione del sogno, il posto fisso,
dall’altra l’estrema facilità con cui questo può svanire. «Stiamo assistendo -
dichiara Massimo Albanesi, segretario regionale della Fistel Cisl, il sindacato
di riferimento per il settore dei cartai - al primo licenziamento targato Jobs
act». Con una lettera di poche righe, 11 per le precisione, il presidente e
amministratore delegato della Pigna Envelopes srl di Tolmezzo, ha comunicato ad
un proprio dipendente la risoluzione, praticamente immediata, del rapporto di
lavoro. Invocando la «riorganizzazione della turnistica dovuta ad un
persistente calo di lavoro», l’ad informa il lavoratore che con decorrenza dal
ricevimento della lettera (datata 11 novembre, e quindi a far data dal 13
novembre), il “posto fisso” agguantato grazie al contratto a tutele crescenti
previsto dal Jobs act, scompare. Bontà della legge, il lavoratore è stato
«dispensato dall’effettuazione del periodo di preavviso» di cui gli verrà
corrisposta la relativa indennità sostitutiva. «Le modalità con cui questo sta
avvenendo - prosegue Massimo Albanesi - conferma i dubbi e le critiche che,
come sindacato, avevamo avanzato al Jobs act e alle nuove norme intervenute
sull’articolo 18. Ed è anche la dimostrazione - sottolinea il sindacalista -
che i lavoratori “a tutele crescenti” vengono trattati allo stesso modo dei
precari. Anzi - rincara - direi che vengono trattati peggio dei lavoratori a
termine perché nei contratti a tempo determinato le regole sono chiare: il
lavoro c’è ed è a tempo, condizionato all’attività dell’impresa. Non ci sono
illusioni, nè si alimentano. Qui invece assistiamo ad un licenziamento che
lascia a casa un lavoratore che, per essere assunto alla Pigna ed avvicinarsi
alla famiglia, una moglie e due figli piccoli, aveva lasciato un’altra
occupazione, faticosa, certamente, che gli lasciava poco tempo per la famiglia,
ma che gli consentiva di mantenere moglie e figli.
Oggi quest’uomo è a casa,
senza lavoro e in prospettiva, senza reddito. Dall’altra parte - ricorda
Albanesi - abbiamo un’azienda che ha beneficiato della decontribuzione prevista
dalla legge per aver assunto un lavoratore a tempo indeterminato (e non sarà nemmeno
costretta a restituire il vantaggio contributivo incamerato per i mesi di
assunzione), e che oggi scarica sulla collettività lo stesso lavoratore che
dovrà fare domanda per accedere agli ammortizzatori sociali. Per l’azienda
nessun conto da pagare; per il sistema Paese un doppio costo sociale». Il
licenziamento su due piedi preoccupa il sindacato non solo per il caso in sè,
ma anche per il timore «che altre persone assunte con le medesime modalità
nella stessa azienda, possano subire la medesima delusione», conclude Albanesi.
Timore non peregrino perché la Pigna Envelopes - una novantina di dipendenti -
è controllata dalle Cartiere Paolo Pigna spa di Alzano Lombardo, in provincia
di Bergamo, 130 dipendenti, cartiera storica le cui origini risalgono agli
inizi dell’800, che a settembre ha ottenuto di essere ammessa al concordato in
continuità aziendale, dal quale dovrebbe uscire ristrutturata per approdare in
nuove mani (forse tedesche). «Doppia preoccupazione dunque - aggiunge Franco
Colautti, segretario della Cisl Alto Friuli -, di cui una legata all’impresa e
alle vicende che la coinvolgono con quel che ciò potrebbe significare per la
tenuta dell’occupazione, e l’altra attiene agli effetti di questa norma di
legge. Non vorremmo che, esauriti i vantaggi economici, le imprese possano
liberarsi dei lavoratori senza troppi patemi. E non dimenticherei - conclude
Colautti - che questo territorio sta già patendo le conseguenze di crisi
pesanti, basta pensare alla Coopca, e ha anche altri settori in sofferenza.
All’alto Friuli non serve un altro fronte». Ovviamente il licenziamento sarà
impugnato perché benchè la legge dia ampi margini di manovra alle imprese,
impone anche di agire secondo criteri che, nel caso specifico, secondo i
sindacati, non sarebbero stati rispettati.
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