Bologna, Saeco licenzia metà
dei suoi dipendenti. Fiom: “Inaccettabile”
Decisi 243
esuberi. Philips, proprietaria dell'azienda che produce macchine da caffè,
avrebbe deciso di intervenire in Italia per via dei costi di produzione troppo
alti. Fim Cisl: "Così si manda a morire un'intera vallata". Il 27
novembre mobilitazione congiunta di lavoratori e sindacati
243 esuberi su 558 dipendenti. In
pratica, la metà dei lavoratori della Saeco, storica azienda del
bolognese che dagli anni ’80 produce macchine per il caffè, verrà lasciata a
casa. Ad annunciarlo è stata la multinazionale olandese Philips,
proprietaria del marchio dal 2009. Una decisione calata sulle spalle degli
operai Saeco “come un fulmine a ciel sereno”, dicono concordi i
sindacati confederali Cisl e Cgil, tanto che a Gaggio Montano,
sede dello stabilimento, è scattato lo sciopero immediato di tutti i
dipendenti. “Siamo sgomenti – racconta Stefano Zoli della Fiom –
un’operazione del genere è inaccettabile. Parliamo di una realtà storica
italiana, che in questo modo rischia di morire. Con ripercussioni
gravissime per tutta la vallata”. Che Saeco non navigasse in buone acque
era noto già da tempo, anche se nel 2009, quando Philips l’aveva
comprata, c’era chi aveva guardato all’operazione con ottimismo. Già da qualche
settimana, infatti, i lavoratori, i 558 operai su cui pende la richiesta
di dimezzamento, più altri 350 addetti alla produzione delle macchine
per uffici, erano in sciopero a singhiozzo per chiedere conto alla proprietà
circa le voci relative a un possibile e drastico calo della produzione
nel 2016. Philips, però, non aveva mai confermato, finché, almeno, non è
arrivato l’annuncio shock del 26 novembre. L’unica strada, secondo l’azienda,
per rilanciare la Saeco.........
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