Poste: il de profundis del
sindacato e il trionfo dell’incompetenza
Nota di D.Fratucelli e S.Barocci, rsu SLC
Carissime compagne e compagni dipendenti di Poste
Italiane:
non si può più tacere di fronte alle dichiarazioni
sulla privatizzazione di Poste rilasciate dalla segreteria nazionale SLC-CGIL
nel raffazzonato documento inviato il 21 ottobre alla Presidente Todino e
all’A.D. Caio. (comunicato su IPO)
Dopo mesi di assordante silenzio è davvero
imbarazzante constatare come il nostro gruppo dirigente sindacale si stia
arrampicando sugli specchi per cercare di restare in qualche modo agganciato
alle nuove dinamiche aziendali vaticinando, con demagogiche e strampalate
posizioni, i taumaturgici effetti di una immaginaria privatizzazione dal volto
umano (sic!) … singolare visione che alberga unicamente nelle loro menti a
dispetto delle drammatiche testimonianze di un epoca devastata da un capitalismo
selvaggio che ci restituisce quotidianamente macerie economiche, ingiustizie e
discriminazioni a tutte le latitudini. Se è vero che le parole hanno ancora un
significato la lettera del 21 ottobre a firma del segretario nazionale
Cestaro, suggella una presa di posizione che rivela e formalizza una
concezione ormai irrimediabilmente supina alle dottrine economiche dominanti
del peggior stampo neoliberista, che snatura definitivamente la nativa
vocazione distintiva e alternativa della nostra organizzazione sindacale, che
non rappresenta affatto la vasta platea di iscritti e militanti… e che ci
condanna per il futuro ad uno scellerato suicidio politico e di rappresentanza.
Abbiamo bisogno di un sindacato che difende gli interessi della Collettività, delle Lavoratrici e dei Lavoratori e non di un sindacato che ci viene a spiegare (male) la finanza e i presunti benèfici effetti dei collocamenti azionari diffusi, compiendo tra l’altro grossolani quanto grotteschi errori di valutazione e analisi. Si vorrebbe sapere da quale pozzo di incompetenti è stata attinta l’acqua che ha portato la segreteria nazionale a stigmatizzare la presunta negata possibilità a molti dipendenti di poter acquistare le azioni a loro riservate, inibiti nelle loro intenzioni dalla cosiddetta “profilatura di rischio” inadeguata. Questa affermazione è davvero incredibile: abbiamo messo sotto accusa proprio l’unico aspetto positivo di tutta la vicenda, l’unico che ha funzionato perché si è eretto a concreta difesa dei risparmi dei Lavoratori. Ci si ostina a non voler capire che qui si parla di investimenti nel mercato azionario e non di collocare risparmi in buoni postali o sul libretto Smart da nascondere nel primo cassetto del comò. Il blocco derivato dalla cosiddetta inadeguata “profilatura di rischio” è un filtro fondamentale a protezione di ogni cittadino-consumatore, ma soprattutto è un obbligo di legge derivante da una delle rare Direttive Europee (la MIFID), di cui dovremmo esser tutti contenti poiché si pongono a tutela dei clienti-investitori e agiscono contro il rischio di conflitto di interessi delle banche e istituzioni finanziarie; una Direttiva pensata ed emanata non a caso dopo i crack economici degli anni 90 (Argentina, Giappone e sud-est asiatico) che hanno fatto piangere un intera generazione di piccoli investitori azionisti.
Se la segreteria nazionale SLC CGIL fosse stata meno distratta avrebbe dovuto invece stigmatizzare la vicenda della multa che la CONSOB ha comminato a Poste Italiane lo scorso 1° settembre per le gravi irregolarità rilevate dagli Ispettori in ambito MIFID e per il reiterato conflitto di interessi scaturito in seno all’azienda da almeno 4 anni (dal 2011 al 2014 compresi) quando pianificava budget e incentivi commerciali orientando arbitrariamente sui prodotti a campagna gli investimenti azionari, obbligazionari e fondiari della clientela, così da poter elargire premi incentivanti ai Responsabili di vari livelli e strutture … il tutto nella catarsi di un trionfale conflitto di interessi e nella palese irregolarità degli obblighi di legge tra cui, guarda caso, anche il mancato rispetto della famigerata adeguatezza del “profilo di rischio” del cliente. Intossicati dalla parossistica convinzione di incitare e agevolare i Lavoratori all’acquisto delle azioni si è arrivati persino a scrivere … “è necessario che vengano rimossi questi curiosi e inspiegabili limiti posti ai dipendenti”. Un affermazione incredibile e disarmante: , ci siamo lamentati con l’azienda perché stavolta ha rispettato le regole e gli obblighi di legge … davvero non ci resta che piangere.
Comunque, come auspicato dai poteri forti e dai loro gregari, oggi Poste Italiane è “finalmente” privatizzata. I piccoli azionisti e i dipendenti che “ce l’hanno fatta” potranno godersi la compagnia di prestigiosi investitori istituzionali, tra cui il China Investment Corporation, lo State Administration of Foreign Exchange (Safe) controllato dalla Banca centrale cinese, la Kuwait Investment Authority, il fondo pensione governativo norvegese Norges Bank, la società americana Blackrock, il finanziare George Soros e tanti altri investitori internazionali e italiani, con la specifica peculiarità che agli investitori esteri è andato il 94% delle azioni in vendita a loro dedicate.
Alcuni di essi per la verità non hanno una buona “reputazione”, come la società Blackrock accusata da numerosi osservatori finanziari di aver fatto scoppiare in Italia la crisi dello spread nel 2011 costringendo il Paese a svendere i gioielli di famiglia che ora, guarda caso, si sta ricomprando a prezzi stracciati, oppure finanzieri come George Soros che nel lontano 1992 avviò una clamorosa azione speculativa contro la Banca d’Italia in conseguenza della quale la Lira subì all’epoca una svalutazione del 30% e la conseguente uscita dal Sistema Monetario Europeo.
In questo contesto, l’evocato diffuso azionariato popolare è una lacerata foglia di fico che rende ancor più amara tutta la vicenda, poiché le azioni dei dipendenti e dei cittadini sono un ulteriore favore ai grandi investitori, i quali potranno controllare la società senza neppure fare lo sforzo di mettere soldi per acquistarla. Inoltre suona ridicolo augurarsi ed aspettarsi da Padoan, una gestione di “buon senso”, delle risorse ottenute con la capitalizzazione di Poste Italiane (comunicato collocamento azionario). Ma aldilà di queste considerazioni sarà presto a tutti evidente il drastico mutamento che travolgerà l’azienda, con la scomparsa in primis dell’universalità del servizio, con il taglio dei rami economicamente non più convenienti, con la drastica riduzione degli sportelli nelle aree poco popolate e con il conseguente drammatico impatto in termini occupazionali che si profilerà sul mondo del lavoro, già quantificato da numerosi analisti economici in circa 15.000 posti in meno e con ritmi sovraccaricati per coloro che avranno la fortuna di sfuggire alla mannaia.
Di fronte a questo futuro scenario, la condiscendenza dei sindacati è grave; quello dell’SLC-CGIL è gravissimo e inaccettabile. Si ritiene pertanto non più procrastinabile richiamare il gruppo dirigente nazionale dell’SLC alle loro dirette responsabilità affinché ne traggano le debite conseguenze.
Saluti
Sergio Barocci RSU SLC/CGIL Marche
Delia Fratucelli RSU SLC/CGIL Piemonte
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