Novara perde un secolo di storia
È l’azienda
che da inizio Novecento ha stampato libri, atlanti e le mappe appese nelle aule
delle scuole italiane. La proprietà l’aveva ceduta nel 2013 puntando su altri
settori
13/02/2016
elisabetta
fagnola
novara
Il presidio dei lavoratori davanti ai cancelli non si
è mai interrotto, anche se da quando all’interno della fabbrica i macchinari
non ci sono più, è chiaro a tutti il destino delle storiche Officine Grafiche
di Novara: in questi giorni sarà il Tribunale di Novara a mettere la parola
fine a una fetta importante della storia della città e dell’editoria italiana,
durata oltre un secolo.
Era da questa fabbrica che, fin da inizio Novecento,
uscivano i best seller della De Agostini: le carte geografiche appese nelle
aule delle scuole, i grandi atlanti, i libri, perfino il Corano più grande del
mondo, 2 metri e 28 centimetri d’altezza, l’ultima fatica degli operai novaresi
nel 2012. Un tutt’uno con la casa editrice, raccontano gli operai, che si è
interrotto definitivamente nel 2013, quando la famiglia Boroli decise di
tagliare l’ultimo cordone ombelicale cedendo le Officine di stampa a un’altra
società. Una questione finanziaria, ma non logistica: le Officine Grafiche non
hanno mai lasciato il palazzone di corso della Vittoria a Novara dove hanno
sede gli uffici De Agostini.
UN SECOLO DI CARTE GEOGRAFICHE
La storia delle Officine Grafiche va di pari passo con
quella della De Agostini, cresce insieme alla casa editrice nel cuore operativo
dell’azienda, sfrutta e risente delle innovazioni tecnologiche, si adatta al
mondo che cambia velocemente, ai nuovi materiali. E deve fare i conti con
l’arrivo del digitale, con le mappe di Google e la realtà aumentata, con
l’esigenza di tradurre le indicazioni di carta su altri supporti, con gli
inevitabili cambiamenti dell’editoria. Era il 1901 quando Giovanni De Agostini
fondò la casa editrice a Roma, il 1908 quando si trasferì a Novara e le carte
dello storico Istituto Geografico venivano prima incise a mano su lastre di
pietra, poi stampate su carta a formare i primi grandi atlanti. Nella sede di
viale della Vittoria l’azienda grafica, guidata dai fratelli Boroli, si spostò negli
Anni Cinquanta e qui rimase, continuando a stampare in proprio.
«ERA IL CUORE DELLA DE AGOSTINI»
«Erano centinaia le ore necessarie solo per fare
l’idrografia di una mappa, venivano disegnate a mano, e poi messe in bella
incidendo le lastre di pietra, per cui serviva molto personale, quando sono
entrato io erano praticamente tutti novaresi» racconta Giuseppe Motta, che
dagli anni Sessanta alla pensione ha diretto il settore cartografia
dell’Istituto Geografico De Agostini. Il settore stampa era il cuore
dell’azienda: negli anni Settanta viene formalmente separato dalla casa
editrice ma continua a stampare al 90% prodotti De Agostini, dà lavoro a un
migliaio di persone, più altri 600 della Legatoria del Verbano, a Gravellona
Toce, dove i prodotti vengono assemblati. «Adolfo Boroli visitava spesso i
reparti di stampa, vedeva subito se c’erano errori, i lavoratori sapevano che
il loro lavoro era capito, non c’era il distacco di oggi tra chi conduce
un’azienda e chi ci lavora». Dopo la morte dei fratelli Adolfo e Achille
Boroli, l’azienda passa ai discendenti: il gruppo Boroli-Drago decide a fine
2012 di cedere il 100% delle quote delle Officine Grafiche a Tim Management,
una società che si occupa di ristrutturazione aziendale. L’attività di stampa
verrà affidata ad altre aziende. E nel 2014 le macchine si fermano: «Il
settore della libraria ha perso importanza col tempo - commenta Motta -,
l'azienda ha scelto di investire nella finanza e sicuramente si rimane
addolorati ora a passare davanti alle Officine grafiche ormai chiuse. Tutto
quello che si è fatto nel passato, cioè esportare i prodotti novaresi nel mondo
attraverso gli atlanti, è stato perso di vista e c’è un certo rincrescimento
per questa scelta». Anche l’Istituto Geografico, nel palazzo di corso della
Vittoria, non c’è più: gli ex cartografi e geografi si sono messi in proprio
senza lasciare Novara, hanno fondato Geo4Map e continuano a fare il loro
lavoro, puntando sul digitale.
LA PROTESTA DEI DIPENDENTI
Ai cancelli delle Officine Grafiche ormai chiuse ci
sono ancora gli striscioni, ultimo ricordo della protesta sindacale. Un operaio
indica il fast food dall’altra parte della strada: «Lo vede? Là fino a poco
tempo fa c’era la nostra mensa, mi pare indicativo delle intenzioni della
proprietà». Nei mesi scorsi erano comparsi altri cartelli che chiedevano
l’intervento della famiglia Boroli: «E’ vero che formalmente dal 2013 non sono
più proprietari di Officine Grafiche, ma i muri in cui ha sede l’azienda sono
loro, era qui che facevamo la stampa per la De Agostini, e dall’oggi al domani
i proprietari hanno deciso di vendere tutto, ma questa azienda era nata e
cresciuta con la De Agostini».
Officine,
gli operai ai cancelli: “Ci hanno abbandonati”
Ora i dipendenti in cassa a zero ore sono 143:
«Hanno venuto tutti i macchinari, i muri sono rimasti della famiglia hanno
ottenuto dal comune di poter trasformare da zona industriale e commerciale,
hanno 50mila metri quadri di superficie per costruire e noi siamo in mezzo a
una strada. I loro genitori sono partiti da qua a costruire l’impero insieme ai
nostri genitori, e poi lasciano dietro 150 famiglie». Il lavoro c’era, dicono
gli operai: «Abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno facendo straordinari, il
lavoro che potevamo fare noi ora è stato affidato ad altre aziende».
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