sabato 20 febbraio 2016

20 febbraio - Da M. Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 19/02/16



INDICE

OTTANA: SI CHIEDE ALL’INAIL DI RISPETTARE LE VITTIME DELL’AMIANTO

Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
ROSARNO: 6 ANNI DOPO

Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
LE TRAGICHE CONSEGUENZE DELL’AUSTERITA’

PRESENTATA LA SECONDA EDIZIONE DI "AMBIENTE DELITTO PERFETTO"

DEPENALIZZAZIONE CON LA LEGGE DI STABILITA’

PONTE FERROVIARIO CROLLATO FRA ALTOPASCIO E LUCCA

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
MOSTRA “INCANCELLABILE” E SOCIETA’ SPORTIVE

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
PRESIDIO AL TRIBUNALE DI LIVORNO PER RICCARDO ANTONINI

Muglia la Furia fmuglia@tin.it
EDIZIONE STRAORDINARIA: PIU’ RARA CHE UNICA


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From: Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
To:
Sent: Monday, February 08, 2016 7:15 PM
Subject: OTTANA: SI CHIEDE ALL’INAIL DI RISPETTARE LE VITTIME DELL’AMIANTO

Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto chiedono di fare una grande operazione di verità e di giustizia: di riconoscere che molti, a tutti i livelli e in varia misura hanno prodotto, in nome dell’occupazione (o del profitto?) condizioni peggiori di salute e di ambiente.
Confidiamo che la Magistratura vada fino in fondo. Per questo siamo impegnati a sollecitare tutti i soggetti interessati a fare la loro parte. 
Per primo vogliamo raggiungere l’obiettivo di eliminare l’amianto dalla Regione Sardegna.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario da subito che:
-         i lavoratori ex esposti vengano inseriti nel Registro degli esposti e avviati di conseguenza alla sorveglianza sanitaria nelle forme e nei modi concordati fra la Regione e le associazioni degli ex esposti prevedendo l’emissione della richiesta di malattia professionale per i casi interessati a tutte le lesioni asbesto correlate compresi oltre i mesoteliomi e le asbestosi anche i carcinomi polmonari le placche pleuriche;
-         che il Registro dei Mesoteliomi venga allargato a tutti i tumori asbesto correlati e in particolare vengano iscritti anche coloro cui è stato diagnosticato un carcinoma polmonare;
-         che vengano riconosciute le malattie professionali gabellate;
-         che venga eliminata la prescrizione per le rendite al superstite;
-         che anche ai/alle vedovi/e degli ex esposti venga concessa la possibilità di chiedere la rivalutazione contributiva ai sensi della legge 257/92;
-         che venga riconosciuto il diritto ai risarcimenti INPS “iure ereditatis” derivanti dalla ricostituzione della pensione in seguito all’acquisizione della rivalutazione contributiva;
-         che venga approvato il Disegno di Legge n. 1645 comunicato alla Presidenza del Senato il 22/10/14 riguardante “Misure sostanziali, processuali e previdenziali a tutela delle vittime, a qualsiasi titolo, dell’amianto”.

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COMUNICATO STAMPA
Durante la Conferenza convocata ieri dalla Direzione regionale INAIL, in via Nuoro a Cagliari, i responsabili INAIL hanno dichiarato che “Le concentrazioni erano troppo basse per ottenere la certificazione dei benefici previdenziali. L’accertamento effettuato dall’ente tecnico CONTARP INAIL nel 2003 sul sito industriale di Ottana, ha rilevato una concentrazione venti volte più bassa per cui solo 12 persone su 1.441 richiedenti hanno ricevuto l’attestato di esposizione, e solo 6 casi su 77 denunce di malattie professionali sono state accolte”.
Nella valutazione del rischio amianto fatta nel 2003 dalla CONTARP INAIL, infatti si dichiara quanto segue:
“Valutati gli elementi a disposizione, per quanto di competenza, si ritiene di poter affermare che i dipendenti dello stabilimento Enichem di Ottana non hanno mai svolto mansioni imputabili di un’esposizione a concentrazioni medie annuali di fibre di amianto aerodisperse superiori a 0,1 ff/cm3 (lo stesso dicasi per i lavoratori di Chimica del Tirso). Pertanto, per nessuno dei dipendenti, o ex dipendenti, della INCA SpA esistono i presupposti per la concessione dei benefici previdenziali di cui all’oggetto”.
Conclusione che è stata ribadita dal responsabile della CONTARP INAIL, durante la conferenza stampa, sostenendo, fra l’altro che Luigi Chessa, uno dei soli tre casi di mesotelioma pleurico, “riconosciuti” tra i lavoratori di Ottana, avesse contratto tale gravissima patologia, conseguente alla esposizione alle fibre di amianto, in altra realtà industriale.
E’ mio dovere morale ineludibile smentire quanto dichiarato dall’INAIL: su precisa autorizzazione della vedova, signora Paola, ho deciso di rendere pubbliche le memorie del suo caro marito Luigi Chessa, il primo caso di decesso per mesotelioma pleurico di un lavoratore dell’industria chimica di Ottana, uno dei tre soli tre casi riconosciuti dall’INAIL per quel sito.
Si tratta di un doveroso atto di giustizia e di verità: ci auguriamo che questa dolorosa, ma lucida testimonianza possa aiutare tante altre vittime o loro familiari, che stanno subendo un’ingiustizia per valutazioni che riteniamo non corrispondano alla realtà.
Il Promemoria, è stato redatto, infatti, di proprio pugno dal Gino Chessa, nato a Lula nel 1943, dipendente dell’EniChem e responsabile della manutenzione meccanica dell’area poliestere dello stabilimento di Ottana: Luigi Chessa è deceduto il 1997 per mesotelioma pleurico, accertato nel settembre del 1993, mentre era ancora in servizio. Occorre ricordare che il mesotelioma pleurico è una patologia maligna sempre infausta, che può essere contratta soltanto con esposizione alle polveri e fibre di amianto.
Nel suo percorso lavorativo Luigi Chessa è stato in addestramento per un lasso di tempo limitato presso lo stabilimento tessile di Vercelli: ultimati i montaggi strutturali dell’impianto poliestere è stato trasferito ad Ottana per seguire il montaggio delle apparecchiature, la messa in produzione dell’impianto e successivamente ha operato nell’ambito della gestione produttiva come responsabile di manutenzione meccanica fino alla sua morte prematura.
Il manoscritto è stato redatto nel periodo in cui il nostro collega e amico stava combattendo contro il “tumore”, con le devastanti chemio, interventi chirurgici e la ancor peggior “burocrazia” dell’ente assistenziale e delle società in cui aveva lavorato, che non volevano riconoscergli l’esposizione all’amianto e di conseguenza l’invalidità per causa di servizio.
Oltre alla tragedia e alle sofferenze della malattia, accertata e certificata da tutti i medici, sia dell’Ospedale Specialistico Zonchello di Nuoro e sia che del Binaghi di Cagliari, Luigi Chessa ha dovuto lottare fino alla fine per ottenere il riconoscimento della malattia contratta sul lavoro e una dignitosa pensione che permettesse alla propria famiglia di andare avanti economicamente anche dopo la sua prematura dipartita.

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From: Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, February 10, 2016 3:41 PM
Subject: ROSARNO: 6 ANNI DOPO

Sei anni fa i braccianti di Rosarno insorsero contro le frequenti violenze subite da mafiosetti e guappi locali, svolte nella completa indifferenza dei “tutori dell’ordine”. Si accesero, in quei giorni, i riflettori sulle condizioni di sfruttamento e di vita a cui i lavoratori migranti erano sottoposti. Si accesero per spegnersi subito dopo.
Da allora niente è cambiato. Oggi la raccolta degli agrumi si svolge esattamente nello stesso modo, come dimostra questo rapporto di MEDU (Medici per i Diritti Umani) sulle condizioni sanitarie, di lavoro e di vita dei braccianti della piana di Gioia Tauro.

Nonostante l’impegno più volte proclamato dal Governo di sconfiggere il caporalato e rilanciare il settore agricolo, la totale assenza di misure concrete implementate nella Piana di Gioia Tauro sta determinando anche quest’anno disastrose condizioni di vita e di lavoro per i braccianti stranieri impiegati in agricoltura.
Dai primi dati raccolti dalla clinica mobile di Medici per i Diritti Umani (MEDU), che da metà novembre 2015 è tornata ad operare nella Piana di Gioia Tauro prestando assistenza sanitaria ai lavoratori stranieri stagionali, emerge un quadro per alcuni versi simile alla stagione precedente.
Dei 109 pazienti visitati (126 visite tra primi e secondi accessi), l’89% ha meno di 35 anni. Si tratta, quindi, di una popolazione giovane i cui principali paesi di provenienza sono Mali (41%), Senegal (17%), Burkina Faso (10%), Costa d’Avorio (10%) e Gambia (9%).
La maggior parte dei pazienti (92%) è dotata di regolare permesso di soggiorno. Di questi, più della metà (57%) è titolare di un permesso per protezione internazionale o per motivi umanitari e il 29% (la maggior parte dei quali del Mali) è in fase di ricorso contro il diniego della Commissione per il diritto d’asilo. Un dato, questo, in forte aumento rispetto alla stagione precedente e determinato dall’incremento del numero di braccianti giunti in Italia da poco tempo: il 33% dei pazienti di MEDU ha dichiarato, infatti, di essere nel paese da meno di un anno; il 27% da uno a due anni. Questa presenza recente nel territorio, unita all’allarmante livello di analfabetismo (il 40% dei pazienti ha dichiarato di non saper leggere e scrivere), non fa che aumentare la vulnerabilità dei lavoratori.
Per quanto concerne l’integrazione sanitaria, il 43% dei pazienti regolarmente soggiornanti non ha la tessera sanitaria. Le patologie più frequentemente riscontrate sono direttamente collegate alle critiche condizioni di vita e di lavoro: sindromi delle vie respiratorie (28%), disturbi gastro-intestinali (22%), patologie muscolo-scheletriche (13%), traumatismi (9%), patologie della cute (9%).
Come negli anni precedenti, la regolarità del soggiorno si scontra con una quasi totale irregolarità delle posizioni lavorative dei braccianti. L’86% dei lavoratori agricoli, infatti, non ha un contratto di lavoro. Un dato costante negli anni, a dimostrazione che poco o nulla si è fatto per sconfiggere il lavoro nero che dilaga nel territorio. La maggior parte dei lavoratori, impiegati per circa 8 ore al giorno, è retribuita a giornata con una paga che oscilla in media tra i 25 euro per la raccolta degli agrumi e i 30 euro per kiwi e olive.
Oltre a non fruire di alcuna copertura assicurativa né del versamento dei contributi, i braccianti ricevono quindi dal 30 al 50% in meno di quanto stabilito dai contratti provinciali del lavoro. Tra i pochi lavoratori che hanno un contratto (11%), la metà non sa se riceverà una busta paga, né se gli saranno versate le giornate contributive corrispondenti al lavoro svolto. Nella totale mancanza di operatività dei centri per l’impiego che dovrebbero garantire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, i braccianti riescono a trovare lavoro nei campi attraverso la “piazza” (52%), cioè l’attesa dei datori di lavoro nelle piazze e nei principali snodi stradali della Piana, o il ricorso al caporale (24%). In tale caso, il lavoratore dovrà farsi carico del costo del trasporto che varia dai 3 ai 5 euro.
Per quanto concerne le condizioni di vita, si riscontrano anche quest’anno situazioni di estremo degrado. Il 45% dei braccianti incontrati da MEDU dorme su un materasso a terra, il 18% direttamente sul pavimento in strutture prive di acqua, luce e servizi igienici. Sono già più di 300 i migranti che trovano rifugio nella fabbrica sita nella zona industriale di San Ferdinando, oggi sovraffollata e in condizioni igienico-sanitarie allarmanti. Stessa sorte per le centinaia di lavoratori che vivono nei casolari abbandonati nelle campagne dei Comuni di Rizziconi, Taurianova e Rosarno, edifici fatiscenti, privi di elettricità (nei casi più fortunati alcuni migranti dispongono di generatori a benzina), di servizi igienici e acqua.
Per quanto concerne le strutture di accoglienza istituzionali, sono già più di mille i migranti che trovano alloggio nella tendopoli di San Ferdinando, a fronte dei 450 posti disponibili. In assenza di un piano di accoglienza chiaro e strutturato sono sorte in questi mesi, accanto alle tende blu approntate dal Ministero dell’Interno, decine di baracche di plastica e cartone. Nel campo continua ad essere parziale l’erogazione di energia elettrica, nonostante la recente manutenzione dell’impianto d’illuminazione. Stessa sorte per i servizi igienici, sistemati quest’anno attraverso lo stanziamento di fondi regionali per 15.000 euro, ma di numero insufficiente rispetto alle reali esigenze del campo ove continua peraltro a mancare l’acqua calda, a cui si provvede attraverso dei bidoni scaldati sul fuoco.
In condizioni igienico-sanitarie precarie versa anche il campo container di Rosarno di contrada Testa dell’Acqua, quest’anno privo di un ente gestore. Il campo sorge in un’area di competenza regionale ma, in assenza di risorse, lo stesso appare sovraffollato e invaso da cumuli di spazzatura che il Comune ha dichiarato di non essere autorizzato a ritirare. Nuovamente rinviata, inoltre, l’apertura del “Villaggio della Solidarietà”, costato quasi due milioni di euro e i cui lavori sono fermi per un’interdittiva antimafia. Unico presidio di accoglienza pare essere il progetto promosso dalla Caritas di Drosi che, ogni anno e senza lo stanziamento di alcuna risorsa, riesce a fornire un alloggio dignitoso a prezzi calmierati a più di 100 lavoratori stranieri facendosi da garante con i proprietari delle abitazioni sfitte.
In assenza di una declinazione territoriale delle misure che il Governo sta predisponendo a livello centrale contro il caporalato, né di politiche che incidano concretamente sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli, la situazione nella Piana di Gioia Tauro pare peggiorare di anno in anno.
Medici per i Diritti Umani si appella pertanto alle istituzioni nazionali e regionali affinché venga promosso quanto prima un tavolo operativo che sia in grado di mettere in atto misure immediate in tema di lavoro e accoglienza, elementi inscindibili se si vogliono costruire azioni a lungo termine e risollevare le sorti di una Piana che pare, di anno in anno, affondare sempre più nell’illegalità e nel degrado.

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From: Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
To:
Sent: Thursday, February 11, 2016 10:02 AM
Subject: LE TRAGICHE CONSEGUENZE DELL’AUSTERITA’

Nei primi 9 mesi del 2015 il numero di morti nel nostro Paese è salito di oltre il 10%. Su base annua sono circa 61 mila decessi in più rispetto al 2014. Un aumento abnorme, che il governo renziano dell’Italia “che riparte” non chiarisce. Tace su una catastrofe nazionale.
Per trovare un’analoga impennata della mortalità, si deve tornare agli anni della I e della II guerra mondiale.
Ma in epoca di “pace” come si spiega un aumento della mortalità di queste dimensioni? Il dato non è giustificabile con l’invecchiamento della popolazione, che spiega soltanto una parte dei decessi in più.
Il “mistero” può essere spiegato solo in un modo: lo spaventoso aumento dei decessi è la diretta conseguenza dei tagli alle spese sanitarie e sociali, ai salari e alle pensioni, dell’impoverimento crescente delle grandi masse.
Nella sanità pubblica a forza di tagli lineari in 10 anni sono stati cancellati negli ospedali circa 60.000 posti letto e 25.000 posti di lavoro.
Ciò ha prodotto l’allungamento delle liste d’attesa, il sovraffollamento dei Pronto Soccorso, la mancanza dei mezzi e degli strumenti necessari (nemmeno i bisturi tagliano più!), l’aumento dei ticket sanitari, la riduzione dei controlli nei posti di lavoro.
A ciò va aggiunto che in Italia ci sono 10 milioni di persone escluse per motivi economici dalle cure sanitarie, che dovrebbero essere garantite e gratuite. Il numero è destinato a salire a causa delle politiche criminali dell’UE, dell’aumento della disoccupazione e della miseria. Tutto ciò si traduce in più morti nelle classi inferiori.
I dati ci dicono che le conseguenze della crisi capitalistica e della politica di austerità sono paragonabili a quelle di una guerra.
Una guerra non dichiarata, ma combattuta ogni giorno dalla borghesia imperialista contro il proletariato e le masse popolari. Una guerra che lascia sul terreno decine di migliaia di vittime e che è l’altra faccia delle guerre di rapina condotte all’estero.
“Dovete morire” è lo slogan  attuato dalla classe dominante e dai suoi governi nei confronti di milioni di proletari. Le aride statistiche ne registrano gli effetti.
Bisogna che gli operai comprendano che è il capitalismo a dover morire affinché essi vivano.
Se c’è una guerra da fare è quella degli sfruttati contro gli sfruttatori, per instaurare la dittatura proletaria e conquistare il socialismo e il comunismo.
Per condurla ci vuole un forte Partito comunista marxixta-leninista, che sia lo stratega e la guida della lotta!

Da: Scintilla, n. 66 – febbraio 2016
Organo di Piattaforma Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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To:
Sent: Sunday, February 14, 2016 6:50 PM
Subject: PRESENTATA LA SECONDA EDIZIONE DI “AMBIENTE DELITTO PERFETTO”

E’ stata presentata la seconda edizione del libro “Ambiente Delitto Perfetto” ampliato a 530 pagine con la splendida prefazione di Giorgio Nebbia e le “conclusioni” (del libro e non della storia).
Le conclusioni riguardano anche il ruolo della nostra Associazione...Medicina democratica, che non è un’associazione di medici.
Anche Medicina Democratica Movimento di lotta per la salute vive nel suddetto contesto storico, che non è più quello dei tempi di Giulio Maccacaro, ed è consapevole della propria irrinunciabile impronta genetica: conflitto, non neutralità della scienza, sapere operaio, non delega, gruppo omogeneo, soggettività collettiva, rischio zero, consapevole di volere non rischiare la perdita della propria singolare peculiarità, del suo essere “movimento di lotta”, non arretrare anch’essa nella difensiva: dalla lotta per la salute alla lotta per la sanità, dalle battaglie popolari per la prevenzione primaria dentro le fabbriche e sul territorio, limitarsi cioè alla pur sacrosanta difesa della sanità pubblica e a una attività prevalente in campo risarcitorio legale.
Giorgio Nebbia, nella prefazione, ci ricorda “l’importanza della diffusione di una ecologia di fabbrica e di un libro come questo, che porti un contributo a tale ecologia”.
Dunque l’importanza di ricostruire la storia delle lotte operaie che si intrecciano con altre battaglie civili per i diritti delle popolazioni in difesa della salute e dell’ambiente delle loro terre e valli.
A sua volta, l’amministrazione della Giustizia non poteva, come sempre è stato, non risentire del mutato clima sociale e soprattutto politico: la legislazione resta carente, nella prefazione anticipa Nebbia, e alcune sentenze in materia ambientale fanno ancora gridare allo scandalo pur con le leggi esistenti.
Però il rischio prossimo, dentro e fuori i tribunali, è di andare verso la progressiva passiva accettazione delle passate priorità: del reddito a scapito della salute, dello sviluppo che non si può fermare, dei posti di lavoro innanzitutto da salvare, dei sacrifici inevitabili, insomma del meglio morire con la pancia piena.
Volendo ignorare, lo dica Marx o papa Francesco, che sono sempre i deboli a pagare i prezzi più alti.
Si è sempre dichiarato difensore dei deboli Raffaele Guariniello e, nel suo commiato ai 48 anni di magistratura, appunto ha parlato senza mezzi termini di Giustizia in crisi, in particolare nella tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Non funziona la pubblica amministrazione nei controlli e non funzionano i processi penali che vanno in prescrizione. Mancano cioè le deterrenze al delitto: non c’è la prevenzione e non c’è la repressione.
Non è un caso che Guariniello si sia battuto (e sconfitto) per affermare il reato di “dolo” cosciente, mentre abbiamo visto in questo libro che nel migliore dei casi i tribunali condannino per “colpa” incosciente (traducibile in prescrizioni...), anche se le leggi che puniscono il dolo sono previste dal codice. Il processo e la sentenza Solvay, lungamente trattati, sono emblematici.
Non si tratta di errori tecnici bensì dell’affermazione dell’attuale sistema di potere, di cui la Magistratura fa parte.
Non c’è da meravigliarsi. Piuttosto sarà allarmante se i Movimenti accetteranno ancora supinamente queste sentenze o, addirittura, se di esse si mostreranno soddisfatte “quale male minore”.
Se i Movimenti, in primo luogo Medicina Democratica, non denunceranno pubblicamente l’ingiustizia, non solo le sentenze ma peggioreranno perfino le leggi.
Bisogna gridare alto allo scandalo. Come ha tentato questo libro....

Messaggio di pace e salute inviato ai destinatari da Lino Balza
via Dante, 86
15121 Alessandria
cellulare: 347 01 82 679

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From: Carlo Marzio carlo.marzio@libero.it
To:
Sent: Monday, February 15, 2016 5:08 PM
Subject: DEPENALIZZAZIONE CON LA LEGGE DI STABILITA’

La deregolamentazione e la promessa dell’impunità diffusa come salvacondotto politico del governo che si appresta a chiedere consensi alla parte peggiore del paese.
Provvedimento all’interno della legge di stabilità nascosto e celato, ma di una gravità inaudita...meditate gente.

RIFORME: L’ELENCO DEI REATI TRASFORMATI IN ILLECITI AMMINISTRATIVI
Dal 6 febbraio in vigore le nuove norme. Per una vasta serie di illeciti, d’ora in poi, previste solo sanzioni amministrative o civili.
L’ordinamento penale cede opportunamente il passo al diritto amministrativo ed alla giurisdizione civile, attribuendo nuove competenze ai prefetti ed alla Pubblica Amministrazione.
I Decreti Legislativi 7 e 8 del 2016 introducono nel nostro sistema giuridico rilevanti novità che andranno a incidere profondamente nei diversi contesti giurisdizionali. Non sono certo pochi, infatti, i reati a far data dal 6 febbraio 2016 si trasformano “ipso iure” in illeciti amministrativi, puniti esclusivamente con sanzioni pecuniarie che saranno comminate dalle autorità amministrative preposte.
Parimenti significative saranno le fattispecie (come l’ingiuria) che perdono, da un giorno all’altro, la propria storica connotazione penale per conservare una valenza meramente civilistica da cui si fa discendere, oltre all’obbligo del risarcimento del danno, una sanzione economica civile, sulla base dell’esperienza del cosiddetto “punitive damages” tipici dei modelli di common law.
La riforma fissa anzitutto una fondamentale norma di “depenalizzazione generalizzata”, in forza della quale “non costituiscono reato e sono soggette alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro tutte le violazioni per le quali è prevista la sola pena della multa o dell’ammenda” (articolo 1, comma 1, D.Lgs. 8/16). Il principio prevede, però, importanti eccezioni che vanno debitamente evidenziate, in quanto è tutt’altro che agevole distinguere i nuovi illeciti amministrativi dalle ipotesi che conservano la loro rilevanza penale. 
La “depenalizzazione generalizzata” si applica ai soli reati previsti da leggi speciali; le condotte sanzionate nel Codice Penale con pena pecuniaria (fra cui, ad esempio, il vilipendio della bandiera ex articolo 292) rimangono così, a tutti gli effetti, “illeciti penali”.
Fra le numerose violazioni di leggi speciali che divengono punibili solo in via amministrativa si segnalano:
-         la guida senza patente, ex art. 116, comma 15, del Codice della Strada, sempre che non vi sia recidiva nel biennio, nel qual caso sarà comunque configurabile l’illecito penale;
-         l’inosservanza delle disposizioni antiriciclaggio concernenti l’obbligo di adeguata verifica della clientela e di conseguente registrazione dei dati acquisiti, nonché alle comunicazioni obbligatorie da parte degli organi di controllo (art. 55, commi 1, 4, 5, d.lgs. n. 231/2007);
-         l’aborto clandestino, limitatamente alla condotta della donna che cagioni l’interruzione della propria gravidanza (art. 19, comma 2, legge n. 194/1978); alcuni delitti di contrabbando, di cui al D.P.R. n. 43/1973;
-         l’emissione di assegno da parte di istituto non autorizzato o con autorizzazione revocata (art. 117 R.D. n. 1736/1933).
L’unica fattispecie richiamata nel Codice Penale per cui si prevede esplicitamente ex novo la sola sanzione amministrativa pecuniaria (da euro 5.000 ad euro 10.000) è, per una singolare scelta del legislatore, quella configurata dall’articolo 726 “atti contrari alla pubblica decenza”.
Conservano in pieno la loro valenza penale, invece, tutti quei reati, pur puniti con la sola pena pecuniaria, contemplati nel testo unico dell’immigrazione e nei provvedimenti normativi pedissequamente richiamati nell’allegato del D.Lgs. 8/16, vertenti in materia di edilizia e urbanistica, ambiente, territorio e paesaggio; alimenti e bevande; salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; sicurezza pubblica; giochi d’azzardo e scommesse; armi ed esplosivi; elezioni e finanziamento dei partiti; proprietà intellettuale ed industriale.
Il dettato legislativo opera, inoltre, una puntuale “depenalizzazione nominativa” che riguarda diverse ipotesi di reato, previste dal codice penale o da leggi speciali, specificamente indicate ad hoc. Fra questa varietà di illeciti che, d’ora in avanti, saranno perseguiti solo con sanzione amministrativa, spiccano:
-         gli atti osceni ex articolo 527, comma 1 del Codice Penale (il fatto, già depenalizzato nel 1999 se commesso con colpa, conserva ora rilevanza penale solo nell’ipotesi prevista dal comma 2: se cioè viene commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori);
-         pubblicazioni e spettacoli osceni ex articolo 528, commi 1 e 2 del Codice Penale (conserva rilevanza penale l’ipotesi contemplata dal comma 3);
-         rifiuto di prestare la propria opera in occasione di un tumulto (articolo 652 del Codice Penale);
-         abuso della credulità popolare (ex articolo 661 del Codice Penale);
-         rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive (ex articolo 668 del Codice Penale);
-         l’omesso versamento delle ritenute previdenziali per importi inferiori a 10.000 euro (articolo 2, comma 1-bis del Decreto Legge 463/83).
La depenalizzazione opera anche per i reati che, nelle ipotesi aggravate, sono puniti con la pena detentiva, sola, alternativa o congiunta a quella pecuniaria. In tal caso, le ipotesi aggravate vanno a configurare fattispecie autonome di reato (articolo 1, comma 2). Viene dunque ponderatamente considerato dal legislatore il caso in cui l’attuale reato-base sia punito con la sola pena pecuniaria, ma per la fattispecie aggravata siano previste anche pene detentive (congiunte o alternative alla pena pecuniaria, ovvero la sola pena detentiva). In una simile circostanza, è stabilita la depenalizzazione dell’ipotesi base (punita con la sola pena pecuniaria e rientrante nelle fattispecie depenalizzate), mentre l’ipotesi aggravata conserva piena valenza penale, trasformandosi per l’appunto in una fattispecie autonoma di reato.
Dal punto di vista procedurale, è stabilito che per l’applicazione delle sanzioni amministrative derivanti dall’intervenuta “depenalizzazione”, si osservino, in quanto applicabili, le disposizioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689 (articolo 3 D.Lgs. 8/16).
L’articolo 7 del D.Lgs. 8/16 individua l’autorità amministrativa competente per l’accertamento della violazione e per l’irrogazione della sanzione amministrativa.
Di notevole portata è anche la disposizione di cui all’articolo 8 del D.Lgs. 8/2016 che definisce le questioni di diritto intertemporale, stabilendo che la riforma ha efficacia retroattiva su tutti i procedimenti conseguenti a violazioni commesse anche anteriormente alla data della sua entrata in vigore (6 febbraio 2016), sempre che il giudizio penale non si sia già concluso con sentenza o decreto irrevocabili. In quest’ultimo caso, alla stregua del principio del “favor rei” che regola la successione delle leggi penali nel tempo, spetterà al giudice dell’esecuzione la revoca delle sentenze definitive di condanna già emesse per fatti che, in ragione della sopraggiunta depenalizzazione, non sono più previsti dalla legge come reati.
Il D.Lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 prescrive altresì l’abrogazione di una serie di reati sin qui configurati come tali dal nostro codice penale, quali:
-         le falsità in scrittura privata e in fogli firmati in bianco (articoli 485 e 486 del Codice Penale);
-         l’ingiuria (articolo 594 del Codice Penale);
-         la sottrazione di cose comuni (articolo 627 del Codice Penale);
-         l’appropriazione di cose smarrite, del tesoro e di altre cose avute per errore o per caso fortuito (articolo 647 del Codice Penale);
Tutti i delitti così abrogati vengono trasformati in illeciti civili “tipizzati”. 
In sostanza, le fattispecie dapprima perseguite (anche) penalmente, assumono ora rilevanza solo in ambito civilistico per cui tali condotte, se commesse dolosamente, obbligano il responsabile, oltre che alle restituzioni e al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, anche al pagamento di un’apposita sanzione pecuniaria stabilita dalla legge.
Sarà, in questo caso, il giudice civile a dover pronunciare la sentenza di condanna al risarcimento del danno ed al versamento della sanzione pecuniaria, in accoglimento della domanda di colui che intenderà agire in giudizio, secondo le disposizioni del codice di procedura civile.
Di grande rilievo è anche l’intervenuta abrogazione del reato di danneggiamento non aggravato, di cui all’articolo 635, comma 1 del Codice Penale. Per fare un esempio: “chi offende l’onore o il decoro di una persona presente ovvero mediante comunicazione telegrafica, telefonica, informatica o telematica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa”, integrando in tal modo l’illecito tipico dell’ingiuria, soggiace d’ora in poi a “una sanzione pecuniaria civile da euro cento ad euro ottomila” (articolo 4, comma 1 del D.Lgs. 7/16).
La riforma avrà, come auspicato, un positivo effetto di alleggerimento del gravame penale, liberato dal peso ipertrofico di contenziosi connessi a vicende obiettivamente bagatellari, a favore (si spera) di una più celere ed incisiva risposta del giudice civile o dell’autorità amministrativa alle esigenze di giustizia e tutela dei cittadini.

avvocato Luca Petrucci
avvocato Giulio Vasaturo
Osservatorio Penale GARI

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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, February 16, 2016 12:54 AM
Subject: PONTE FERROVIARIO CROLLATO FRA ALTOPASCIO E LUCCA

Solo per fortuna non è accaduto un disastro. Come potete leggere sotto, sapevano tutto, non hanno fatto nulla...
Negli anni passati, come testimoniano i ferrovieri della manutenzione infrastruttura di RFI, venivano continuamente effettuati i controlli sulla linea, le cosiddette visite-linea e gli operai controllavano tutto, comprese le condizioni di ponti, ponticelli, spallette dei ponti, terrapieni...
Poi parlano spudoratamente di “fatalità”...

FRANA IL TERRENO SOTTO I BINARI: TRENI FERMI
Sospese le corse che attraversano il tratto Lucca-Altopascio: istituito il servizio di bus navetta tra le due stazioni.
di Gianni Parrini
13 febbraio 2016
ALTOPASCIO. Frana il terreno sotto la ferrovia: i binari restano sospesi nel vuoto e tutti i treni in circolazione tra Lucca e Altopascio vengono sospesi. Giornata da tregenda per i pendolari.
A partire dalle 15:50 tutti i convogli in transito sulla linea Firenze-Prato-Viareggio (il famigerato binario unico), sono stati costretti a uno stop imprevisto. Colpa di una frana che si è verificata nei pressi di un ponticello che attraversa un piccolo corso d’acqua, in località La Fattoria, a Badia Pozzeveri, all’altezza della zona industriale del Turchetto, tra Porcari e Altopascio.
Le piogge abbondanti di questi giorni hanno allentato il terreno, causando un piccolo smottamento proprio a ridosso della strada ferrata. E’ venuta giù anche parte del muro di sostegno. Per fortuna non ci sono stati incidenti ai convogli in transito: sarebbe potuto succedere un disastro.
Se così non è stato è merito del tempestivo intervento del personale di Rete Ferrovie dello Stato che, avvertito della pericolosità della situazione, è arrivato sul posto e ha deciso di interrompere la circolazione dei convogli. Nel punto in cui c’è stata la frana è intervenuta anche la polizia municipale di Altopascio, che ha presidiato la zona in attesa della messa in sicurezza.
Nel frattempo il personale di RFI ha provveduto a organizzare un servizio di bus navetta tra Lucca e Altopascio: i pendolari che dovevano attraversare in treno il tratto franato sono stati fatti scendere dai convogli, caricati sul pullman e portati alla stazione successiva per riprendere il viaggio in treno verso la loro destinazione. Gli altoparlanti delle stazioni di Firenze, Pistoia, Prato e Viareggio hanno informato i cittadini del disagio. Per chi era diretto a Firenze da Viareggio e Lucca, il personale di Trenitalia ha suggerito di seguire la tratta Lucca-Pisa-Firenze (e viceversa). Per chi invece era diretto a Prato e Pistoia è stato inevitabile lo stop a Lucca, il trasferimento in pullman alla stazione di Altopascio e poi di nuovo in treno. Stesso discorso (con stop ad Altopascio) per chi viaggiava sulla stessa direttrice ma in senso contrario.
In serata il personale di Trenitalia ha fatto sapere che i disagi proseguiranno anche nella giornata di oggi: “Le squadre tecniche di RFI e della ditta esterna di manutenzione sono al lavoro per ripristinare l’infrastruttura ferroviaria” – spiega la nota – “In funzione delle condizioni atmosferiche i lavori saranno completati entro la giornata di domani. Per garantire la mobilità è stato attivato un servizio di autobus sostitutivo fra le stazioni di Altopascio e Lucca. Lucca può essere anche raggiunta da Firenze, via Pisa S. Rossore, con i treni che collegano questa stazione ad Aulla Lunigiana”.
L’evento di ieri riporta in primo piano la necessità del raddoppio ferroviario sulla linea Lucca-Firenze e la necessità della messa in sicurezza dell’intero tratto.

LINEA FERROVIARIA INTERROTTA, PROTESTA MARCHETTI
sabato, 13 febbraio 2016
Il comune di Altopascio aveva dettagliatamente segnalato la frana che ha creato tanti problemi all’ente competente, ovvero le Ferrovie dello Stato. Lo ha fatto con una mail del 21 settembre 2015, alle ore 12:33. I due funzionari cui è stata inviata la comunicazione hanno letto il messaggio, dimostrando quindi di averlo ricevuto, nello stesso pomeriggio, rispettivamente alle 15:56 e alle 18:11. Perchè allora non si è fatto nulla, aspettando che questo movimento di terra diventasse frana e impedisse la circolazione dei treni?”. Esordisce a modo suo, il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti.
“Siamo di fronte all’ennesimo esempio di come si amministra questo paese e anche, se permettete, all’ennesimo fallimento delle politiche regionali sulla mobilità” dice il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti intervenendo sulla frana che ha determinato la sospensione della percorrenza dei treni sulla tratta della Pistoia-Lucca-Viareggio, nella giornata di venerdì.
“Se è vero che si tratta di situazioni, mi riferisco alla frana, che in generale possono capitare, è altrettanto vero che questo ennesimo episodio certifica lo stato veramente disastroso in cui versano le ferrovie toscane e il tratto da Pistoia a Viareggio in particolare. Stavolta, poi, la frana era stata ampiamente prevista”.
“Nonostante” - aggiunge il sindaco di Altopascio - “anni di proclami da parte della sinistra che etichettava come progressista la rotaia e negativa la gomma, la gestione regionale delle ferrovie, in concorso con l’azienda di trasporto, ha creato solo problemi. Difficoltà e disagi ai pendolari e a tutti quelli che vorrebbero utilizzare i treni per spostarsi ma non possono farlo perchè i convogli non sono sicuri, sono sporchi, con la stragrande maggioranza di stazioni chiuse a parte Altopascio, dove l’amministrazione comunale ha investito molti soldi e si è impegnata per avere un bar e una sala d’attesa degne dei viaggiatori che le usano. Che dire poi del fatto accaduto alla Lucart, che dopo avere speso ingenti cifre per trasportare con i treni la loro produzione si è trovata di fronte a aumenti dei costi insopportabili? Da anni viene promesso il raddoppio della ferrovia, ma niente si verifica a parte rinnovare promesse in campagna elettorale che servono a prendere consensi, salvo poi offrire un servizio nel modo in cui è stata gestita la segnalazione del 21 settembre scorso. Una vergogna lo stato delle ferrovie toscane, rimaste, almeno nella nostra zona, alla situazione della seconda guerra mondiale, nonostante i proclami di Rossi e compagnia”.
Questo il testo inviato per mail dall’ufficio tecnico ai riferimenti delle Ferrovie dello Stato il 21 settembre 2015:
“Oggetto: cedimento fondazione ponte ferroviario su linea Lucca-Pistoia. Buongiorno, su disposizione del funzionario Lavori Pubblici Puccetti (che si è recato personalmente sul posto), sono a segnalare l’erosione del basamento delle fondazioni del ponte ferroviario ubicato sulla linea ferroviaria Lucca-Pistoia, da parte del rio di Rapecchio, in prossimità dell’ex Chiesa di Badia Pozzeveri. L’erosione in atto può minacciare gravemente la stabilità del ponte stesso, anche in considerazione dell’imminente stagione invernale. In attesa di vostra disposizione, si rende disponibile per un eventuale sopralluogo e porge distinti saluti. Geom. Peluso, Comune di Altopascio”.

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, February 16, 2016 2:15 PM
Subject: MOSTRA “INCANCELLABILE” E SOCIETA’ SPORTIVE

NO ALLA PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO!
Ieri, lunedì 15 febbraio, è avvenuto l’incontro con le società sportive nell’attuale sede della mostra “Incancellabile”. Presenti giovani e meno giovani. Dirigenti e atleti delle società che sulle maglie da gioco hanno il logo dell’Associazione dei familiari delle 32 Vittime “Il Mondo che vorrei”. Dall’hockey al calcio, dal basket alla pallavolo, al tennis tavolo, ecc. .
Un incontro importante e significativo che accomuna il dolore dei familiari al piacere di esercitare la propria disciplina sportiva, come hanno sottolineato Marco e Daniela, presidente e vice-presidente dell’Associazione, nei loro interventi di presentazione dell’iniziativa.
La visita della mostra in via San Martino 166 (zona mercato) a Viareggio prosegue con la presenza di decine di persone che ogni giorno si fermano, leggono, discutono, acquistano e sottoscrivono.
La mostra continua...PER la sicurezza, la verità e la giustizia!
Postscriptum: chi è disponibile per i turni alla mostra può comunicarlo quanto prima.

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, February 17, 2016 10:00 PM
Subject: PRESIDIO AL TRIBUNALE DI LIVORNO PER RICCARDO ANTONINI

NO ALLA “SENTENZA-REATO” CONTRO RICCARDO ANTONINI!
L’UNICA LOTTA PERSA È QUELLA CHE SI ABBANDONA
32 ore di presidio di fronte al Tribunale di Livorno, via De Larderel 88, dalle ore 08.00 del 22 febbraio alle ore 17.00 del 23 febbraio
Riccardo Antonini è il ferroviere licenziato il 7 novembre 2011 per essersi schierato a fianco dei familiari delle 32 Vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009. Secondo il Codice etico dell’azienda, Riccardo è stato licenziato per “essersi posto in un evidente conflitto d’interessi con la Società”. Esercitare il diritto di cronaca e di critica su un’immane tragedia come quella di Viareggio è “conflitto d’interessi”.
Il cavalier Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie, è l’autore di questa “bella impresa” e principale imputato al processo per la strage ferroviaria.
I giudici del lavoro, Luigi Nannipieri di Lucca, trasferito poi a Livorno, Giovanni Bronzini (presidente), Gaetano Schiavone e Simonetta Liscio di Firenze, si sono piegati alla “bella impresa” del cavalier Moretti, promosso a Finmeccanica con oltre il doppio di “compenso” (2 milioni e 300.000 euro l’anno), sentenziando che Riccardo ha “violato il dovere di fedeltà”.
L’accusa di aver partecipato gratuitamente all’incidente probatorio per familiari e per il sindacato è un volgare pretesto. I giudici hanno emesso una sentenza politica di fronte a un licenziamento politico, quindi discriminatorio. Il giudice Nannipieri, nell’udienza del 5 luglio 2012, propose la conciliazione (sottoscritta da Riccardo, ma respinta dagli avvocati di ferrovie), sottolineando che non vi era alcuna proporzione tra quanto contestato a Riccardo ed il licenziamento. Perché il giudice Nannipieri si è rimangiato questa ovvietà? Questi giudici sanno bene che in un incontro alla Regione tenuto il 14 settembre 2009, il cavalier Moretti disse: “Quel ferroviere di Viareggio lo licenziò”, riferendosi a Riccardo. Il fatto è stato confermato da testimoni.
Perché i giudici hanno preferito genuflettersi a poteri forti, confermando il licenziamento di Riccardo dipendente infedele a Moretti, a Elia, a Soprano...(anch’essi rinviati a giudizio con accuse pesantissime per la strage di Viareggio)? Sentenze come questa sono un ostacolo ai ferrovieri “infedeli” per l’impegno e le iniziative sulla sicurezza e la salute in ferrovia. Non dimentichiamo che nella gestione Moretti di Amministratore Delegato di FS (2006-2014) sui binari hanno perso la vita 56 lavoratori. Ogni commento è superfluo...
Con questa sentenza, i giudici hanno mostrato sudditanza nei confronti di poteri forti e disprezzo per le 32 Vittime; hanno emesso una sentenza che incoraggia ed istiga datori di lavoro, presidenti, manager, funzionari e dirigenti, a perseverare nella politica di abbandono della sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’incremento dei morti sul lavoro dello scorso anno (in Toscana del 140% in più rispetto al 2014) è anche la nefasta conseguenza di simili sentenze.

17 febbraio 2016
NO ALLA PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO!
Assemblea 29 giugno e-mail: assemblea29giugno@gmail.com
Associazione ‘Il Mondo che vorrei’ e-mail: info@ilmondochevorreiviareggio.it

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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Thursday, February 18, 2016 10:19 AM
Subject: EDIZIONE STRAORDINARIA: PIU’ RARA CHE UNICA

Niente paura. Non ho intenzione di riprendere con l’invio delle mail di Muglia La Furia ma ho deciso di fare uno strappo alla regola per informare tutti di una cosa che spero vi farà piacere: la pubblicazione della seconda serie delle slide “Senza Parole” alla luce del gradimento ottenuto dalla prima serie di slide.
Tutte le informazioni per scaricare le slide le trovate nel blog all’indirizzo:

Già che ci sono vi informo di aver dato il via al primo concorso nazionale “Aggiungi al Carrello” per il PEGGIOR prodotto per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Partecipate segnalando i prodotti che meritano di partecipare alla gara, manifestando le vostre opinioni e preferenze.

Spero sarete in molti a condividere i miei post in ogni dove e sarò oltremodo felice di vedervi tra i lettori fissi.
I vostri commenti, le vostre critiche e le segnalazioni saranno la linfa vitale. 
Grazie a tutti quelli che fino ad oggi mi hanno seguito e ancor più a quelli che continueranno a farlo anche in futuro. 

Franco Mugliari alias Muglia La Furia
web: http://muglialafuria.blogspot.com

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