martedì 9 febbraio 2016

9 febbraio - Effetti della "buona scuola" di Renzi/Giannini: a rischio chiusura Ingegneria Navale a Genova e La Spezia



Mancano i professori, Ingegneria Navale rischia di chiudere a Genova e La Spezia
Mille studenti, di cui 200 matricole ma i docenti sono soltanto 15. A fronte dei pensionamenti non ci sono nuove assunzioni
di MICHELA BOMPANI
09 febbraio 2016
Docenti e studenti di Ingegneria Nautica a La Spezia, a rischio come Navale a Genova  Quindici docenti per 1000 studenti. E così nel 2018, quando tre, dei quindici, andranno in pensione, «Ingegneria navale" a Genova e Ingegneria nautica a Spezia, chiuderanno», lancia l'allarme Carlo Podenzana Bonvino, decano dei professori a Ingegneria navale a Genova e uno dei tre docenti che tra due anni si congederanno dalla Scuola Politecnica, cui Ingegneria navale appartiene.

Un'eccellenza a livello internazionale, quella rappresentata dall'Università di Genova, dove i laureati non hanno neppure il tempo di festeggiare la fine degli studi che già si trovano a lavorare per Fincantieri, richiestissimi in tutta Europa per il tipo di impostazione teorica, tanto che la Gran Bretagna ha anche deciso di modificare i propri corsi per fare assomigliare i "suoi" ingegneri navali ai nostri, agli italiani, a quelli prodotti da Genova, ossia meno specializzati ma al tempo stesso più poliedrici.
Eppure. «Chiudiamo», ribadisce Anna Maria Galli, professore associato, che pure andrà in pensione tra due anni. «Non ci sono più professori, il turn over è inesistente, ci stiamo estinguendo - dice Galli - se, in tutto il resto di Ingegneria, il rapporto studenti-professori è 12 a 1, a Ingegneria navale il rapporto è vertiginoso: 80 studenti per ogni docente». Anzi, come hanno scritto tutti i docenti del corso in un dossier consegnato al rettore la scorsa settimana, “i problemi di tenuta potrebbero verificarsi prima, con la scadenza di cinque contratti di ricercatori a tempo determinato”, e la dead line di Ingegneria navale e nautica potrebbe essere già nel prossimo anno, a ottobre 2017. “Dal 1 novembre 2018 l’organico si ridurrà a 9 persone”, si legge nel documento. Per sopravvivere, Ingegneria navale e nautica, insieme, avrebbero bisogno di 28 unità, 16 professori e 12 ricercatori.
Oltre mille studenti, duecento matricole nell’anno accademico in corso, Ingegneria navale, a Genova, e Ingegneria nautica, a Spezia, non solo offrono sbocchi occupazionali certi, ma giustamente godono di ottima salute a livello di iscritti. In più, come indica il professor Podenzana Bonvino, «Ingegneria navale in Italia esiste soltanto a Genova, Napoli e Trieste. Mentre Ingegneria nautica, alla Spezia, è l’unica in tutta l’Europa continentale, l’altro centro si trova a Southampton, in Gran Bretagna». E infatti anche Trieste e Napoli sono messe male, «chiuderanno anche prima di noi, ma hanno meno matricole», aggiunge Galli. Altro elemento che dovrebbe indicare la vitalità di un corso di studi che è la culla dell’Ingegneria a Genova - l’ex facoltà nacque infatti negli anni Trenta, eredità della Regia scuola navale fondata nel 1870 - è la percentuale di iscritti fuori sede. Se per Navale, che si occupa di formare gli ingegneri delle grandi navi passeggeri o militari, il 50% degli allievi arriva da altre regioni, per ingegneria Nautica, che invece forma i progettisti dei mega-yacht, la percentuale sale al 60%. «Chiediamo un intervento deciso dei ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture sul Miur, affinché vari un piano straordinario di assunzioni - dicono Carlo Podenzana Bonvino e Anna Maria Galli - che salvino un patrimonio di competenze e professionalità, una scuola internazionale di saper fare, di cui, per di più, il mercato ha assoluto bisogno».
Il mare è l’orizzonte naturale di Villa Cambiaso, sede di Ingegneria navale, a Genova: “Qui ci sentiamo come il Wwf, una riserva protetta di professori in via d’estinzione. Ma non ci possono aiutare né il preside della Scuola Politecnica, né il rettore, perché le regole che ci condannano alla chiusura certa sono scritte nelle leggi nazionali del reclutamento. E ogni volta che ci sono risorse per finanziare nuovi docenti, vincono i dipartimenti più forti, e noi siamo finiti così», sorride amara Galli. «Tengo addirittura quatto corsi, purché non vengano cancellati, mancando il personale - dice Podenzana Bonvino - ne dovrei tenere due». Uno di questi, peraltro, racconta un’altra eccellenza di Ingegneria navale: si tratta di un corso fondamentale per l’Accademia navale che si appoggia proprio ai tre dipartimenti italiani, Genova, Napoli, Trieste, per i corsi. «In effetti nel conteggio degli allievi dovremmo includere, oltre agli studenti dell’Università di Genova anche quelli dell’Accademia», si guardano Galli e Podenzana Bonvino. E guardano, là fuori, il mare.

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