PERCHE'
QUESTO LIBRO
Dalla
presentazione alla libr. Mondadori di Taranto
(da
Gianmario Leone giornalista, dell'ex quotidiano locale 'TarantoOggi', e da
quattro anni collaboratore de Il Manifesto, e scrive sul sito Corriere di
Taranto e Siderweb):
"….
Questo libro, a differenza di tantissimi altri che sono stati scritti dal 27
luglio 2012 in poi, è un libro che prima di tutto è fatto dal basso, un libro,
quindi, accessibile a tutti. Dopo di chè ho apprezzato il taglio che viene
dato, perchè è un libro fatto per gli operai. E' inevitabile che in questo
ginepraio che è l'Ilva di Taranto, spesso i lavoratori dell'Ilva sono stati
inseriti in un “tritacarne”, per cui, nonostante che siano stati da sempre i
primi esposti all'inquinamento e sono stati quelli che hanno pagato il prezzo
più alto in termini di salute e lo continuano a pagare, alla fine spesso sono
passati anche come complici e, quindi, inevitabilmente come “assassini”. Il
che, credo, sia una definizione molto debole e superficiale... L'Ilva di
Taranto racchiude una serie di problematiche che, come dice il libro, sono
problematiche di livello nazionale se non internazionale..."
(Da Giancarlo
Gerarsi ex lavoratore Italsider/Ilva):
"...Il
libro riprende quel ruolo della classe operaia, che liberando sé stessa libera
tutta l'umanità...
...La città
rivendica il diritto alla sopravvivenza, ma questo diritto dove essere prima di
tutto della classe operaia...
....Io
quando entrai in fabbrica nei primi anni '70 dopo 12 giorni di prova, fui messo
nella commissione ambiente e sicurezza che allora era in grado di intervenire,
aveva il potere di farlo. Non c'è riuscita? SI, non c'è riuscita, ma ci abbiamo
tentato....
...La classe
non può maturare da sé. Nel libro si scrive che ci vuole il partito della
classe operaia e il sindacato di classe. E' vero. Però la classe operaia non è
determinata dai numeri... dobbiamo capire che c'è una classe che bisogna
ricostruire e ricostruire la coscienza attraverso una concreta azione di
lotta..."
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