A Bergamo
tra i lavoratori della logistica da un lato c'è una resistenza, una fase che
potremmo chiamare di "difensiva strategica" nei settori che hanno
avviato da anni la lotta e l'organizzazione nello Slai cobas per il sindacato
di classe, come a Brignano; dall'altra ci sono nuove realtà. A Opera
avevamo avviato una trattativa e un accordo disatteso dalla cooperativa, che ha
applicato solo la parte economica, mentre ha disatteso la parte di
riconoscimento e delle condizioni di lavoro e sicurezza.
Abbiamo fatto
un presidio alla confindustria, per riunificare la battaglia delle cooperative,
parzialmente riuscito.
Ma è sempre
più complicato muoversi nella logistica. La questione repressione è la causa
centrale. Nei processi sui licenziamenti il fronte è ancora aperto, ma qui c’è
una tendenza dei giudici a dare ragione alle cooperative: pochi lavoratori
vengono reintegrati, altri licenziamenti, pur considerati illegittimi, non
portano al rientro al lavoro.
A Mondello,
dove vi è una buona tenuta delle lavoratrici e delegati slai cobas sc, appena i
lavoratori si muovono parte la repressione, lettere di contestazioni, ecc. Qui
la parte centrale sono le operaie immigrate, e cerchiamo a tutti i costi di
difendere la loro presenza.
Siamo
obbligati a fare i conti con il cambiamento del settore della logistica. I
padroni stanno portando avanti un processo di automazione. Ma le condizioni di
lavoro sono sempre peggiori (un operaio
Qui,
dobbiamo dire, che il Si.cobas che ha avuto un grosso merito nel sollevare una
pietra, ora è responsabile di averla fatta cadere sui piedi, anche nostri. La
loro linea non ha tenuto conto dei rapporti di forza continuativi. Prendersi le
cose può essere facile, mantenerli è difficile, i padroni si sono attrezzati.
La massa che ha avuto un peso nello spingere questo movimento non ha più questo
ruolo trainante e i compagni, come i nostri, cercano di mantenere l’attività
necessaria, ma pagano gli effetti di questa perdita di rapporto di forza, in
una perdita che è generale.
Stare dentro
questo settore non è per niente semplice, richiede uno sforzo ed elaborazione
che di sicuro non è completato, perché non abbiamo ancora letto fino in fondo
cosa è successo nelle lotte più importanti. A Brignano, per esempio, un gruppo
di lavoratori sta tenendo duro, ma non vogliono muoversi per altri che non si
muovono. E noi non abbiamo ancora trovato la chiave per mobilitare i lavoratori
che sono dentro e anche quelli che sono fuori.
Stiamo
modificando l’intervento nelle realtà in cui siamo ma non è facile.
Vi sono
nuove realtà interessanti, affrontate da un punto di vista diverso. Per
esempio, lavoratori pakistani che hanno subito un ricatto e non hanno
accettato; sono un gruppo compatto, sul fronte padronal-sindacale tentano
di cambiare la cosa ma finora non ci riescono. Stiamo indirizzando la
mobilitazione contro la committente che decentra il lavoro di produzione nelle
cooperative in maniera illegittima. Stiamo dando spessore alla denuncia
sulle false cooperative come sistema funzionale allo sfruttamento.
Stiamo
indirizzando la nuove realtà in questo senso, compreso gli sviluppi
processuali, in cui comunque sta venendo fuori che l’azione della cooperativa è
stato illegale. Ma non ci interessano i giudizi legali sulle questioni singole,
la realtà è che, pur considerando la situazione illegale, le cooperative
possono licenziare. Non si può organizzare la lotta se non attacchiamo
l’arbitrarietà con cui le cooperative procedono alla repressione.
SLAI COBAS per il sindacato di classe - Bergamo
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