Braccianti
in nero reclutati ad Alessandria per lavorare nelle vigne
dell'astigiano
Una
cooperativa alessandrina impiegava manodopera irregolare in lavori
nel settore agricolo. Una cinquantina di persone, di cui solo una
decina regolarmente assunta, veniva accompagnata tutte le mattine
nelle vigne tra Asti e Cuneo
CRONACA
- Su cinquantadue
lavoratori, ben quarantadue erano irregolari,
impiegati per lavori nelle vigne dell'astigiano senza nessun tipo di
contratto. E' stata denunciata
dai carabinieri di Alessandria una donna di 48 anni, titolare di una
cooperativa alessandrina,
che forniva lavoro ad aziende agricole. I lavoratori di diverse
nazionalità,
tunisini, pachistani, senegalesi, macedoni ed anche italiani, si
davano appuntamento alle 6 del mattino in via Campi, in zona Cristo.
Venivano “prelevati” dai mezzi della cooperativa ed accompagnati nei luoghi di lavoro o in altre piazze dove salivano su altri pulmini, fino a destinazione. Cinque euro era la paga oraria riconosciuta ai braccianti, ai quali era anche richiesto di acquistare, a spese proprie, anche gli attrezzi da lavoro, guanti, stivali e forbici per la potatura. Al termine del servizio venivano riaccompagnati in via Campi.
A destare i primi sospetti sono stati
gli assembramenti mattutini in zona Cristo. La zona era diventata una
sorta di ufficio di collocamento all'aperto: tramite il passaparola,
chi aveva necessità di lavorare si presentava sul posto e veniva
caricato per essere accompagnato ai campi. Sono state avviate
le indagini da parte dei carabinieri e del nucleo Ispettorato del
lavoro
dell'arma che hanno verificato il modus operandi della cooperativa.
L'altra mattina è scattato il blizt che ha visto impiegati circa
settanta militari. I braccianti sono stati identificati e
rifocillati. Nei loro confronti non è stato necessario nessun
provvedimento. Solo due sono risultati senza permesso di soggiorno
(ne è seguita denuncia). La denuncia è invece scattata per la donna
per
intermediazione e sfruttamento della manodopera.
L'inchiesta, denominata “Caporalato black and white” non è
ancora chiusa. I controlli saranno allargati anche alle aziende
committenti. Si ipotizza tuttavia che queste non fossero a conoscenza
dell'irregolarità lavorativa dei braccianti e che corrispondessero
alla cooperativa un corrispettivo di almeno il doppio di quanto poi
veniva riconosciuto ai lavoratori. La cooperativa, che ha sede legale
presso un professionista alessandrino, ha provveduto
nell'immediatezza a regolarizzare le posizioni, con regolare
contratto fino a novembre. Le sono state però contestate sanzioni
per circa 120 mila euro per tasse e contributi previdenziali non
versati. I mezzi con i quali i braccianti venivano trasportati sono
stati messi sotto sequestro.Venivano “prelevati” dai mezzi della cooperativa ed accompagnati nei luoghi di lavoro o in altre piazze dove salivano su altri pulmini, fino a destinazione. Cinque euro era la paga oraria riconosciuta ai braccianti, ai quali era anche richiesto di acquistare, a spese proprie, anche gli attrezzi da lavoro, guanti, stivali e forbici per la potatura. Al termine del servizio venivano riaccompagnati in via Campi.
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