venerdì 24 febbraio 2017

23 febbraio - per il dibattito, dal blog proletari comunisti: DALMINE: L'OPERAIO E IL PADRONE



Riportiamo un intervento di un operaio della Dalmine dello Slai cobas per il sindacato di classe e la risposta dei vertici aziendali, fatte il 20 febbraio all'incontro di padron Rocca con i dipendenti.
L'operaio mette in evidenza le contraddizioni in cui si dibatte lo stesso capitale che da un lato cerca quote di mercato per superare la crisi di sovrapproduzione, addebitandone le cause all'esterno, la Cina, in primis; dall'altro è esso stesso, sono i capitalisti occidentali più grandi che producono questa sovrapproduzione; e la maniera in cui vogliono uscire dalla crisi e difendere e aumentare i loro profitti, l'aumento della produttività ed efficienza, la "velocità e flessibilità" - di cui parla anche padron Rocca in questo incontro, mentre glissa sulla risposta all'operaio - sono false soluzioni che fanno ricadere in una nuova crisi; mentre fa peggiorare sempre più la condizione degli operai, in termini di massima flessibilità allo sfruttamento, ma anche attaccare la lotta salariale, sostituendo al salario l'elemosina dei "buoni" del padrone. 


Per comprendere queste irrisolvibili contraddizioni, le loro ragioni che hanno le radici nello stesso modo di produzione capitalistico, e che quindi possono risolversi solo nell'abolizione di un sistema fondato sulla contraddizione più stridente: produzione sociale di milioni e milioni di proletari e appropriazione privata di un pugno di capitalisti, invitiamo gli operai, e non solo, a leggere un buon dossier "La crisi mondiale della siderurgia" e a richiedercelo: pcro.red@gmail.com

L'INTERVENTO DELL'OPERAIO DALMINE
Sono un operaio della Dalmine di Sabio. Sulle fette/quote di mercato non riusciamo a capire quali sono i dati. L'acciaio dal 2015 è interessata ad una sovrapproduzione a livello mondiale e dal 2015, cosa che non si verificava dal 2009, c'è una caduta di almeno il 3,3% della produzione.
Questo problema non penso che si possa risolvere con le misure anti dumping verso la Cina; anche perchè dal 2009, nel momento in cui la Cina è entrata a far parte del cosiddetto “mercato”, è stata comunque un volano per la ripresa dei prezzi delle materie prime, e della maggioranza delle esportazioni di nuove tecnologie per le grandi acciaierie; tecnologie che sono in mano ai produttori occidentali, i quali hanno trovato in questo caso nella Cina uno sbocco delle loro merci, cosa che ha provocato un'espansione continua della produzione di acciaio in questi paesi, tant'è che anche la Tenaris ha installato in Cina una azienda che ha 10 anni di esistenza. Non riusciamo a capire quali possono essere le prospettive per “ritagliarsi fette di mercato”, visto che la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio è nello stesso tempo subita e provocata dall'azione stessa dei maggiori produttori occidentali.
LA RISPOSTA DELL'AZIENDA
Quando parliamo della Tenaris, non dobbiamo guardare alla produzione dell'acciaio, dobbiamo guardare ad una società di servizi. Quando parliamo con le società petrolifere noi siamo percepiti come una società che produce materiali e servizi associati. Questa identificazione ci differenzia dall'acciaio e ha problemi diversi. Noi viviamo i cicli dell'energia. Quando noi siamo entrati in Dalmine aveva un orientamento tutto sulla meccanica, sull'acciaio, ma si è spostata verso l'energia con investimenti fatti. Io sono convinto che questo è il luogo in cui noi abbiamo più importanti risultati e difendiamo questa realtà industriale e anche le realtà industriali associate, perchè per una ragione o per l'altra riusciamo ad agganciarci meglio. L'energia ha una dinamica diversa dall'acciaio. L'acciaio può essere delocalizzato in Cina, la Cina può fornire moltissimi prodotti che servono per la manifattura; però l'energia è un problema strategico. Per es negli Usa, dipendere esclusivamente per i servizi e i prodotti per l'energia dalle importazioni sarebbe impensabile, ricordiamo le parole di Trump. Noi siamo lì e su questo dobbiamo costruire il futuro, non lavorare meno ma lavorare sul prodotto, sulla qualità e sull'efficienza, in un sistema integrato a livello mondiale. Se riusciamo a fare questo non ci ferma nessuno, siamo la società che riesce a difendere i suoi risultati. Se ci muoviamo rapidamente, guadagniamo quote di mercato e non le perdiamo più. L'energia è così. Richiede velocità e flessibilità...
Non ho dubbi. Noi siamo dove dovremmo essere...  


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