Carrefour abbatte ogni tabù:
aperto a Capodanno e Santo Stefano
Carrefour non si arresta, il colosso della grande
distribuzione organizzata, come un rullo compressore, continua ad abbattere le
nostre tradizioni e la nostra cultura e, dopo
il lavoro notturno, viola le feste di Capodanno e Santo Stefano.
Dapprima fu il lavoro
domenicale e festivo, poi la
nuova frontiera è stata la notte. Ora siamo arrivati al 26 dicembre e al
primo dell’anno, con un popolo da traghettare in questa orrenda nuova piazza:
la piazza del consumo.
Siamo a Portogruaro e l’’ipermercato del centro commerciale Adriatico2 ha
comunicato ufficialmente che rimarrà aperto a Santo Stefano e a Capodanno.
Una scelta che apre un precedente molto pericoloso per tutti i lavoratori del
commercio, già stremati dai ritmi e i carichi di lavoro impossibili che
restituiscono bassi salari. La scusa è sempre quella, migliorare il servizio ai
clienti. E allora il progetto è chiaro: il consumo sta per essere trasformato
in servizio pubblico essenziale, anche se tale non è!! Sono certo che in
quei giorni di festa troveremo pochi lavoratori tutti diversi:
voucheristi, soci di cooperative di facchinaggio, interinali, ‘diretti’
Carrefour e guardie giurate. Questo è quello che ci attende ai piedi
dell’altare dello shopping. Sono altrettanto certo che in Francia la
multinazionale se lo sogna di rimanere aperta in quei giorni. Perché non
ce lo chiede l’Europa, ma il Belpaese è divenuto terra di conquista e di
sfruttamento delle multinazionali straniere, in tutti i campi.
Mentre scrivo sono amareggiato. Questo non è un modello di consumo
virtuoso, rispettoso delle persone e non apporta alcun valore aggiunto neanche
ai profitti. Perché i consumi si misurano dal reddito dei cittadini e quello
dei lavoratori italiani è tra i più bassi d’Europa. Questo sistema serve
soltanto a garantire il monopolio delle multinazionali. Insomma, il prossimo
anno ci aspetta una nuova stagione di lotta. Perché non mi voglio di certo
arrendere a questa brutalizzazione del lavoro e a queste vere e proprie
prepotenze. E’ triste pensare a quei lavoratori che, mentre vagano tra
gli scaffali o registrano in cassa le spese di qualche sparuto avventore, con
nostalgia terranno l’orecchio ai suadenti altoparlanti della filodiffusione… “And so this is Christmas. And what have we done. Another year over. And a new one
just begun…”.
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